Genova, Teatro Carlo Felice: “Die Zauberflöte”

Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione Lirica 2011/2012
“DIE ZAUBERFLÖTE”
Opera in due atti di Emanuel Schikaneder
Musica di  Wolfgang Amadeus Mozart
Pamina EVA MEI
Tamino MICHAEL HEIM
Papageno MATTHIAS LUDWIG
Papagena SOPHIE GORDELADZE
Königin der Nacht SILVIA VAZQUEZ
Sarastro ANDREA MASTRONI
Monostatos ENRICO SALSI
Sprecher und Erster Priester VALDIS JANSONS
Zweiter Priester und Erster geharnischter Mann NAOYUKI OKADA
Erste Dame SONIA CIANI
Zweite Dame PAOLA SANTUCCI
Dritte Dame CLAUDIA NICOLE BANDERA
Zweiter geharnischter Mann MARCO INNAMORATI
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Direttore Johannes Wildner
Maestro del Coro Patrizia Priarone
Regia Daniele Abbado
Ripresa da Boris Stetka
Scene Emanuele Luzzati
Costumi Santuzza Calì
Luci Luciano Novelli
Movimenti mimici Giovanni Di Cicco
Genova, 20 ottobre 2011
Die Zauberflöte di Wolgang Amadeus Mozart, ha dato il via giovedì 20 ottobre 2011 alla nuova Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Carlo Felice di Genova: una data molto importante in cui si ricorda l’inaugurazione del ricostruito Teatro, che proprio il 20 ottobre del 1991 aprì al pubblico con l’opera Il trovatore di Giuseppe Verdi. L’opera è tornata per la terza volta al Carlo Felice, dopo le rappresentazioni del 2002 e del 2006. Anche in quest’occasione, come per le due precedenti, si è trattato dello storico allestimento di Lele Luzzati con i costumi di Santuzza Calì, regia di Daniele Abbado ripresa in questa edizione da Boris Stetka. Le scene di Luzzati sono coloratissime e riescono a riportare l’ultimo capolavoro mozartiano, pur pieno di riferimenti massonici, allo spirito della favola: una visione rispettosa della partitura del compositore austriaco pur nella propria modernità. La scena si riempie a poco a poco e viene animata da strane creature, da oggetti che vengono spinti in scena, da mimi in divisa o da comparse, quasi si trattasse di addetti al lavoro di un circo, da scatole magiche che si aprono e ruotano creando spazi a seconda delle diverse situazioni. Le luci sono state usate in maniera abile, con un forte impatto visivo, specialmente nella scena del secondo atto in cui Pamina e Tamino affrontano insieme le prove dell’acqua e del fuoco.
La direzione d’orchestra era affidata al Maestro austriaco Johannes Wildner, specialista del repertorio mozartiano, ha dato della partitura  una lettura limpida e teatralmente vivace. Veniamo ora al cast vocale. Eva Mei, è stata una Pamina semplicemente impeccabile per  grazia e dolcezza in persona. Un vero esempio  per i giovani colleghi dell’Ensemble Opera Studio che componevano la maggior parte del cast . Il Tamino di Michael Heim, pur essendo dotato di bella voce, ha  destato qualche perplessità, soprattutto nel primo atto, dove mostrato una intonazione tutt’altro che adamantina e un’azione scenica alquanto impacciata. Il vero mattatore della serata è stato il Papageno di Matthias Ludwig. Attore consumato, si è attirato le simpatie di buona parte del pubblico genovese, mentre non sono mancate le riprovazione per  la profanazione al grande Maestro Mozart, quando il cantante ha intonato  “Ma se ghe pensu” un celebre motivo popolare genovese, nel corso di un dialogo, la “scena del silenzio” del secondo atto, è lasciato libero dal compositore di intonare un motivo a sua scelta che si adatta al luogo dove viene rappresentata l’opera. Vocalmente Ludwig, pur con qualche iniziale incertezza, è stato un Papageno altrettanto apprezzabile. Silvia Vazquez, chiamata all’ultimo minuto per interpretare il difficilissimo e acrobatico ruolo della Regina della Notte, ha sfoggiato una voce molto bella e piena che sicuramente maturerà con il tempo, sia sul piano espressivo che della personalità, allo stato attuale piuttosto debole. Se nella prima aria ha incontrato le difficoltà non essendo perfettamente a tempo con l’orchestra, mostrando inoltre suoni decisamente duri; nella seconda, che sappiamo essere assai più ardua, ha cantato in modo più fluido e omogeneo, anche nelle agilità, ben sostenuta dall’orchestra. Il Sarastro di Andrea Mastroni, è dotato di un bel timbro vocale e una bella linea di canto. Ci sembra però che il suono non sia sempre ben appoggiato, dando vita a suoni afflitti da  un “vibrato” poco gradevole all’ascolto. Valido il Monostatos di Enrico Salsi, membro del Coro del Teatro, sia sul piano musicale che da quello interpretativo. Sophie Gordeladze, Papagena, ottima attrice si è anche  rivelata una gradevolissima sorpresa anche come cantante. Appena corrette, ma alquanto sfasate e disordinate  negli assiemi, le Le tre dame interpretate da  Sonia Ciani, Paola Santucci, Claudia Nicole Bandera. Lo stesso giudizio vale anche  per i tre geni provenienti dal Coro di voci bianche diretti da Gino Tanasini. Il resto del cast faceva parte del vivaio dell’Ensemble Opera Studio, selezionato tra oltre 700 voci da tutto il mondo.  Valido l’apporto del Coro, in quest’occasione, ben preparato da Patrizia Priarone. Successo cordiale da parte di una sala che  risultava gremita nella platea, ma cono troppi vuoti nelle balconate e in galleria. Foto Marcello Orselli