Il “Rigoletto” e la censura (seconda parte)

Se Le roi s’amuse, tuttavia, era per Verdi il piú gran sogetto, dello stesso avviso non era la censura che, consapevole di quanto era successo in Francia dopo la prima rappresentazione, nel dicembre dello stesso anno, fece sentire con forza le sue ragioni, accusando l’argomento dell’opera scelto dal maestro di Busseto di ributtante immoralità ed oscena trivialità.
A questo punto per Le roi s’amuse, ribattezzato già La maledizione di Saint-Vallier proprio per venire incontro alla censura, sembrava che non ci fosse più niente da fare, a meno che non si ponesse mano al libretto per modificarlo sostanzialmente. Il risultato, un Duc di Vendôme, che Piave aveva approntato, non soddisfece il maestro che reagì con maggiore veemenza di quanto non aveva fatto, quando gli era stato comunicato che la censura non avrebbe permesso l’opera; in una lettera indirizzata al presidente de La Fenice, Marzari, il Nostro scrisse:
...ho visto però abbastanza per capire che ridotto in questo modo manca di carattere, d’importanza ed infine i punti di scena sono divenuti freddissimi. S’era necessario cambiare i nomi, dovevasi cambiare anche la località, e farne un Duca, un Principe d’altro luogo, per esempio un Pier Luigi Farnese od altro, oppure portare l’azione indietro prima di Luigi XI quando la Francia non era regno unito, e farne o un Duca di Borgogna o di Normandia ecc. ecc., in ogni modo un padrone assoluto. – Nella  scena quinta del 1°Atto tutta l’ira de’ cortigiani contro Triboletto non ha senso. – La maledizione del vecchio, così terribile e sublime nell’originale, qui diventa ridicola perché il motivo che lo spinge a maledire non ha più quell’importanza e perché non è più il suddito che parla così arditamente al suo re. Senza questa maledizione quale scopo, quale significato ha il Dramma? Il Duca è un carattere nullo: il Duca deve essere assolutamente un libertino; senza di ciò non è giustificato il timore di Triboletto che sua figlia sorta dal suo nascondiglio: impossibile il Dramma. Come mai nell’ultimo Atto il Duca va in una taverna remota solo, senza un invito, senza un appuntamento? – Non  capisco perché siasi tolto il sacco! Cosa importava del sacco alla polizia? Temono dell’effetto? Ma mi si permetta dire: perché ne vogliono sapere in questo più di me? Chi può fare da Maestro? Chi può dire questo farà effetto, e quello no? Una difficoltà di questo genere c’era pel corno d’Ernani: ebbene chi ha riso al suono di quel corno? Tolto quel sacco non è probabile che Triboletto parli una mezza ora a cadavere prima che un lampo venga a scoprirlo per quello di sua figlia. – Osservo  in fine che s’è evitato di fare Triboletto brutto e gobbo!! Un gobbo che canta? Perché no!… Farà effetto? non lo so; ma se non lo so io non lo sa, ripeto, neppure chi ha proposto questa modificazione. lo trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio estremamente deforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore. Scelsi appunto questo sogetto per tutte queste qualità, e questi tratti originali, se si tolgono, io non posso più farvi musica. Se mi si dirà che le mie note possono stare anche con questo dramma, io rispondo che non comprendo queste ragioni, e dico francamente che le mie note o belle o brutte che siano non le scrivo mai a caso e che procuro sempre di darvi un carattere. Insomma di un dramma originale, potente, se ne è fatto una cosa comunissima e fredda. Sono dolentissimo che la Presidenza non abbia risposto alla ultima mia. Non posso che ripetere e pregare di fare quanto dicevo in quella, perché in coscienza d’artista io non posso mettere in musica questo libretto.
La risentita reazione di Verdi, che aveva già iniziato a lavorare a La maledizione e non gradiva che il lavoro fin qui fatto, rappresentato dalla composizione in abbozzo del primo atto, fosse vanificato, se non sortì l’effetto sperato, cioè quello di aver un libretto il più possibile fedele all’originale, portò, tuttavia, ad una soluzione di compromesso che si materializzò il 30 dicembre in un accordo costituito da 6 clausole:
1.L’azione si trasporterà dalla Corte di Francia a quella d’uno dei Duchi indipendenti di Borgogna, di Normandia, o di tal uno dei piccoli Principi assoluti degli Stati Italiani, e probabilmente alla Corte di Pier Luigi Farnese ed all’epoca che converrà meglio di assegnarvi pel decoro e la riuscita della scena.
2. Si conserveranno i tipi originali dei caratteri di Victor Hugo del dramma Le Roi s’amuse, cangiando i nomi dei personaggi a seconda della situazione ed epoca che verrà prescelta.
3. Si eviterà affatto la scena in cui Francesco si dichiarava risoluto di profittare della chiave di cui era in possesso per introdursi nella stanza della rapita Bianca. E ciò sostituendovi altra scena, che conservi la necessaria decenza, senza togliere l’interesse del dramma.
4. Al rendez-vous amoroso nella taverna di Magellona, il Re o Duca andrà invitato da un inganno del personaggio che sostituirà Triboletto.
5. Alla apparizione del sacco contenente il corpo della figlia di Triboletto, si riserva il Maestro Verdi all’atto pratico quelle modificazioni che saranno reputate necessarie.
6. I cangiamenti di cui sopra, esigendo tempo oltre a quello fin ora trascorso, dichiara il Maestro Verdi di non poter andar in scena colla nuova sua opera prima del 28 febbraio o primo marzo.

Questo compromesso rappresentava, per Verdi, una vittoria su tutti i campi, in quanto il Nostro, in cambio del mutamento dei nomi dell’originale, un’inezia rispetto a tutte quelle modifiche che la censura aveva chiesto e che erano state realizzate nel libretto del Duc di Vendôme, aveva ottenuto che l’azione si svolgesse in una corte di un principe assoluto, come il Francesco I del modello, ma, soprattutto che venissero conservati i caratteri dei personaggi e l’uso del sacco, dove si rinverrà il corpo della figlia e che, quindi, non fosse intaccata la riuscita drammatica dell’opera. Restava ancora da definire il titolo dell’opera che non poteva essere la traduzione del modello francese e nemmeno La maledizione; questo, tuttavia, non era certo un problema insormontabile ed un mese dopo, il titolo Rigoletto, traduzione italiana del francese Tribolet, fu approvato dalla censura insieme alla definitiva versione del libretto.
(Fine seconda parte)