Firenze, Teatro della Pergola, Amici della Musica, Stagione 2011-2012, Ciclo “Armonie barocche”
Ensemble “Accademia degli Astrusi”
Direttore Federico Ferri
Contralto Sara Mingardo
Padre Giovanni Battista Martini: Sinfonia a quattro strumenti in Re maggiore, HH.27 n. 8
Georg Friedrich Haendel: “Cara sposa, amato bene” ( Rinaldo); “Perfido! Dí a quell’empio tiranno” (“Radamisto”); Sinfonia da Orlando; “Ombra cara di mia sposa” ( “Radamisto”); Sinfonia da Amadigi ; “Tiranni miei pensieri”, Se un solo è quel core” (“Tolomeo”); Sinfonia atto III, da “Orlando”; “Inumano fratel – Stille amare” ( “Tolomeo”).
Baldassarre Galuppi: Concerto a quattro il Sol minore; “La scusa”, cantata per voce sola
Antonio Vivaldi: “Cessate, omai cessate”, cantata per contralto solo, archi e basso continuo, RV 684
Firenze, 21 gennaio 2012.
Il ciclo “Armonie barocche” degli Amici della Musica di Firenze segna il suo sesto appuntamento con uno dei concerti più attesi dell’intera stagione della prestigiosa istituzione musicale fiorentina e al quale ha preso parte un pubblico un po’ più numero del solito e decisamente più entusiasta.
Protagonisti sono i musicisti dell’ensemble bolognese dell’Accademia degli Astrusi, diretti da Federico Ferrari, una tra le orchestre barocche più accreditate grazie anche al lavoro di riscoperta dell’opera di Padre Giovanni Battista Martini.
Momenti unicamente strumentali del concerto sono stati quelli della Sinfonia a quattro di G. B. Martini, delle Sinfonie dall’Orlando e dall’ Amadigi di Haendel e del Concerto a quattro di Galuppi, pagine ammantate da una certa severa austerità musicali, ma costantemente eseguite con un bella ricerca coloristica e una perfetta sintonia tra gli strumentisti.
La vera protagonista della serata è stata Sara Mingardo, un nome assai noto agli appassionati di musica barocca. Il contralto veneziano ha confermato ancora una volta la sua autorevolezza vocale e stilistica. Nell’esecuzione della prima parte del concerto, nella quale ha affrontato il repertorio handeliano, il suo magistero tecnico e il timbro profondo della sua voce, hanno trovato una perfetta sintonia con il colore e l’espressività degli strumenti conferendo alle esecuzioni un particolare fascino. Da segnalare, in particolare, “Tiranni miei pensieri – Se un solo è quel core” dal Tolomeo che ha creato un’autentica atmosfera di pathos che ha catalizzato i presenti.
Nella seconda parte del programma le arie d’opera hanno fatto spazio al genere della “Cantata”. Ne “La Scusa” di Galuppi ha dominato una languida atmosfera patetica, mentre nella cantata “Cessate, omai cessate”, il vitalismo e l’energia vivaldiana toccano il vertice espressivo nell’allegro “Nell’orrido albergo” pienamente valorizzato dall’accento e dall’impeto espressivo della Mingardo. Il celebre “Lascia ch’io pianga” dal Rinaldo di Haendel è il bis che chiude una serata salutata un deciso e meritato successo.