Modena, Teatro Comunale: “La Bohème”

Modena, Teatro Comunale, Stagione d’Opera 2011/2012
“LA BOHÈME”
Scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Mimì  MARIA AGRESTA
Musetta MARIA RADOEVA
Rodolfo MARCO FRUSONI
Marcello DANIEL STEFANOV
Schaunard MATTEO FERRARA
Colline ALEXANDER NOSSIKOFF
Parpignol EVTIM BOYANOV
Benoît STOIL GEORGIEV
Alcindoro STOIL GEORGIEV
Sergente dei doganieri ALEXANDER GEORGIEV
Doganiere VANYO DIMITROV
Orchestra e Coro del Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del coro Violetta Dimitrova
Regia Boyko Bogdanov
ripresa da Vera Petrova
Scene Svetoslav Kokalov
Costumi Petya Stoykova
Produzione del Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia in collaborazione con Nuova Università Bulgara, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Raina Kabaivanska
Modena, 27 gennaio 2012

Quasi in concomitanza con le temperature polari che stanno imperversando su tutta l’Italia, è arrivata a farci sperare in un repentino sgelo una nuova Bohème: una coproduzione col Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia che il Teatro Comunale di Modena ha proposto al proprio pubblico come terzo titolo della corrente stagione operistica. Indubbio che l’interesse principale di questa produzione fosse soprattutto rivolto al cast vocale, costituito da allievi di Raina Kabiavanska formatisi sotto la guida del celebre soprano bulgaro presso l’Istituto Musicale Vecchi Tonelli di Modena, l’Accademia Chigiana di Siena e la Nuova Università Bulgara di Sofia. Pur comparendo fra il “novero degli studenti”, Maria Agresta è oggi una delle primedonne più promettenti e richieste sulla scena lirica nazionale, fresca di debutto scaligero e prossima a riprendere il personaggio di Mimì al Teatro Regio di Torino e nuovamente sul palco del Piermarini. Il giovane soprano cilentano ci è piaciuto moltissimo per un motivo molto semplice: aver saputo rendere la celebre fanciulla pucciniana per quello che è, una ragazza alla soglia di un amore che si consuma troppo presto. È riuscita ad essere sempre espressiva e, soprattutto, eloquente nel canto di conversazione, spiegato attraverso una dizione scandita ed un bel legato. La voce non è voluminosa, né molto estesa ma l’essere sempre in maschera le consente di fraseggiare con accortezza e musicalità. Ci ha convinto anche la prova di Maria Radoeva, Musetta di bella presenza, dotata di corpo vocale piuttosto consistente anziché filiforme come il più delle volte accade benché di timbro non gradevolissimo: le avrebbe giovato una regia meno prevaricante -che la vede come una sorta di Carmen in trasferta a Parigi- a favore di un fraseggio più naturale. Meno convincente il reparto maschile. Le vocalità di Marco Frusoni e Daniel Stefanov, rispettivamente Rodolfo e Marcello, ci sono sembrate accomunate per il loro essere “voci a piramide”, ossia  non essere perfettamente sfogate. Questo ci è parso il difetto principale cui dovrebbero lavorare questi giovani artisti, perché le qualità in fieri sembrerebbero anche accattivanti, soprattutto per quanto riguarda Frusoni che dalla propria vanta padronanza scenica molto disinvolta e bel modo di porgere la parola cantata. Matteo Ferrara è stato uno Schaunard dalla vocalità piuttosto opaca, mentre il Colline di Alexander Nossikoff si è fatto valere soprattutto per la pienezza del timbro. Stoil Georgiev ha discretamente caratterizzato Benoît e Alcindoro, mentre insufficienti sono state le rimanenti parti di fianco. Piuttosto modeste la prove di Coro e Orchestra del Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia, cui Aldo Sisillo non è riuscito a infondere vera vis e la cui lettura non ha convinto per mancanza di colori e fraseggi.
Lo spettacolo di Boyko Bogdanov, pur modesto nelle scene ideate da Svetoslav Kokalov, ci era stato presentato come “tradizionale”: così non è stato, a meno che il concetto di tradizionale vada di pari passo con “caricaturale”. Nel corso della rappresentazione non ci si sente mai sollevati da un che di eccessivamente canzonatorio che finisce inevitabilmente per stemperare il lirismo pucciniano, passando da una Musetta sciantosa e isterica che sembra avere come hobby principale quello di spaccare suppellettili, studenti impegnati in improbabili pantomime e per finire con una Mimì con trucco agli occhi a simulare occhiaie talmente pronunciato da ricordare più un b-movie anni ‘70 che una ragazza prossima a spirare. Successo al calor bianco per tutti. Le ovazioni più sentite sono però state indirizzate a Raina Kabaivanska: la grande cantante ringrazia,  si complimenta e abbraccia commossa i suoi ragazzi.
Foto Rolando Paolo Guerzoni – Teatro Comunale di Modena.