Intervista a Nello Santi: un Maestro con il sorriso tra le mani.

«La Lucia di Lammermoor è già un’Opera perfetta». Sono intense le prime parole del Maestro Nello Santi quando entro nel suo camerino al Teatro San Carlo di Napoli per un’intervista prima della prima della nuova produzione del capolavoro donizettiano andato recentemente in scena al teatro partenopeo. Il Maestro indossa già il suo frac e così mi appare ancora più possente, più solenne. Quando si è di fronte ad un Grande, ad un Conductor che la storia della musica l’ha scritta oltre che diretta, si diventa piccoli come per magia e senza scampo. Ma bastano pochi secondi e un suo sorriso affabile e gioioso per mettermi a mio agio…
Lei è noto per la sua simpatia oltre che per la bravura…
Già il fatto di piacere a tutti è un minus, se uno piace a tutti vuol dire che qualcosa non è. Non si può piacere a tutti.
Comunque a cosa si deve questo suo senso dell’ironia?
Alle mie origini venete, alla mia razza rodigina. I Santi sono di Rovigo.
Cosa le piace d più e cosa di meno di questa Lucia?
Della Lucia mi piace tutto. Se lei adesso mi domanda qual’è il più grande compositore del mondo le dico Donizetti, perchè quando si lavora e quando si interpreta qualcosa, ecco quello deve essere il migliore che esiste, altrimenti non c’è possibilità di interpretare. A parte il fatto che la Lucia è il più grande dramma romantico dell’ ‘800. Di questa edizione non cambierei niente, perché ho trovato un vero regista di lirica che rispetta tutti i punti di come si deve fare un allestimento d’opera. E poi gli artisti, gli interpreti sono vestiti con dei bellissimi costumi.

Rispetto ai tanti teatri dove ha diretto, qual’è l’identità peculiare del San Carlo di Napoli?
E’ il teatro storico dal 1737, il più antico. E’ spaventoso pensare a tutti i compositori che sono passati da qui. Adesso è un po’ diverso, ma c’è stato un periodo in cui il Teatro San Carlo era in grande concorrenza con La Scala di Milano, quando questa era un teatro con la S maiuscola.
Qual è il più grande errore che può commettere un direttore d’orchestra?
Se parla di opera è quello di far cantare un artista che sta male. «Ma deve cantare assolutamente, guarda ci salva la situazione». Non salva un bel niente, rovina tutto e basta. Quando un cantante è malato, è malato. Insistere non fa bene a nessuno. «Dobbiamo andare a casa». Esatto, meglio andare a casa. Se non si può sostituire bisogna andare a casa tutti.
Il suo maggior pregio e maggior difetto?
Ah, quello di dire ciò che penso. Tanto sono talmente già avanti con i miei anni, senza essere ultra… Ho fatto 80 anni in settembre, dunque sono autorizzato e ho il lasciapassare per dire sinceramente quello che penso. Io esprimo la verità e mi guardo allo specchio: se ho fatto bene o male, ma naturalmente non posso dire che quello dello specchio ha torto!
Dove andrà la musica?
La musica non muore! La musica rimane dove è. Sono altri che la vorrebbero far andare a destra o a sinistra. Verdi ha detto che la nota deve andare dove vuole il compositore, non dove vuole lei. Perciò la musica resterà sempre. La razza umana non può rimanere senza musica, neanche per idea.
Cosa pensa di questa nuova tendenza di fare uscire la lirica fuori dai luoghi convenzionali, nei quali è nata?
Diventa sempre un caso culturale, di rispetto nei confronti di un capolavoro. Ecco, non bisogna svillaneggiare un capolavoro. Per me cantare La donna è mobile per far la réclame degli spaghetti è già insultare un’opera d’arte. La Donna è mobile è un magnifico pezzo scritto da Verdi. Usare la voce di Caruso per una pubblicità è offensivo.
Qual è il suo insegnamento per i giovani?
Ci sono tante cose da fare e da dire… L’umiltà (lo scandisce). Schumann ha detto: «Non pensate mai quando fate un’interpretazione di essere i primi perché prima di voi almeno altri dieci hanno fatto la stessa cosa, da quando esiste il mondo».
E sempre a proposito di giovani, chi è secondo lei la promessa tra i direttori d’orchestra e tra i cantanti?
Non lo so perché non sono totalmente al corrente. E poi giudicare un direttore d’orchestra è così difficile…delle volte lei legge sui giornali «L’orchestra ha suonato benissimo, ma il maestro era niente» o al contrario «Il maestro era un capolavoro, ma l’orchestra ha fatto schifo». Insomma come si può dividere il maestro dall’orchestra che è il suo strumento?
Dire «questo qui diventerà…» Diventerà niente o diventerà un grande, dipende da come si comporta: innanzitutto se si comporta con arroganza dimostra di avere un complesso di inferiorità, perchè la presunzione è quella di mettere avanti le mani prima che gli altri possano invadere il tuo campo di pensiero. Quello che pensa di fare il meglio di tutti, il bravissimo è molto relativo e sicuramente non arriverà a nulla.
Cosa è per lei la volgarità?
La volgarità è fare diventare villane delle cose, offendere.
Se dovesse rinascere, cosa vorrebbe fare?
Quello che faccio. Assolutamente.
E se dovesse scegliere un’epoca storica?
Rimango dove sono. Guardi la mia epoca è stata la migliore musicalmente parlando, sia nell’opera che nel sinfonico. Se i grandi compositori sono stati eseguiti bene nell’ ‘800, nel ‘900 sono stati eseguiti meravigliosamente bene. Sono nato nel 1931 e perciò in quegli anni ho potuto ascoltare, conoscere dei magnifici cantanti, solisti, assistere a concerti di Cortot, di Rubinstein, tutti i miti. Inoltre i buoni dischi hanno dato un grande aiuto. Io stesso possiedo molte versioni originali di quell’epoca a 78 giri: tutti i dischi di Caruso, di Toscanini, naturalmente.
Quale è la colonna sonora della sua vita?
Questo non lo so dire. Ho un compositore preferito che si chiama Giuseppe Verdi. Lui è stato il riassunto di tutto il valore musicale dell’ ‘800 in Italia, da Rossini, Donizetti, Bellini. Si è attaccato a loro prima, poi suo malgrado è rimasto solo e si è divertito a superarsi. Verdi ha potuto farlo…è bello quando faceva le revisioni, quando cambiava le opere che aveva scritto, le correggeva…è una cosa meravigliosa, è stato un genio completissimo. E’ anche sorprendente la maniera di vivere di Verdi: viveva con la logica, la trasparenza dei suoi personaggi. Quando componeva e scriveva sulla sua pagina “recitativo”, poi componeva la musica come se fosse accompagnata, mettendo la divisione musicale proprio come dovesse essere recitata. Per cui uno adesso dice «il recitativo è libero». No, non è libero per niente.
Quale pagina musicale può rappresentare il simbolo della Rinascita della nostra Italia?
Credo che Va Pensiero sia sempre attuale.
Quale è lo strumento d’orchestra che la emoziona di più?
Ho cominciato a 7 anni a studiare il pianoforte, che ho suonato sempre male. Poi ho suonato il violino anche in orchestra, la viola, i piatti, i timpani, tutto il possibile.
Ma quale preferisce?
Sono per la tromba, possiedo 8 strumenti. Ho suonato in orchestra, tipo Don Pasquale. Questo è il mio hobby.
Improvvisamente entra  la Lucia di quella sera. Ha bisogno degli ultimi consigli ed anche di essere rassicurata. Lui le prende dolcemente la mano e con qualche battuta le restituisce il sorriso. I grandi Maestri si riconoscono anche dai piccoli gesti.