Marseille, Opéra, Stagione Lirica 2011/2012
“LA CHARTREUSE DE PARME” (La Certosa di Parma)
Opera in quattro atti, libretto di Armand Lunel, dal romanzo omonimo di Stendhal.
Musica di Henri Sauguet
Clélia Conti NATHALIE MANFRINO
Gina, duchesse de Sanseverina MARIE-ANGE TODOROVITCH
Théodolinde SOPHIE PONDJICLIS
Une voix ANAÏS CONSTANS
Fabrice del Dongo SEBASTIEN GUÈZE
Comte Mosca della Rovere NICOLAS CAVALLIER
Général Fabio Conti JEAN-PHILIPPE LAFONT
Ludovic / une voix de ténor ÉRIC HUCHET
Barbone JACQUES CALATAYUD
Le Maréchal des logis / Un gendarme ANTOINE GARCIN
Un gendarme / une voix de ténor BRUNO COMPARETTI
Un geôlier / une voix FRÉDÉRIC LEROY
Orchestra e Coro dell’Opéra de Marseille
Coro Anguelos de l’École de Chevreuil
Direttore: Lawrence Foster
Maestri dei Cori Pierre Iodice, Patrick Benoit
Regia Renée Auphan
Scene Bruno De Lavenère
Costumi Katia Duflot
Luci Laurent Castaingt
Nuovo allestimento
Marsiglia, 8 febbraio 2012
La “Chartreuse de Parme”dal romanzo di Stendhal venne eseguita per la prima volta a l’opera di Parigi nel 1939. Accolta freddamente dalla critica presente alla prova generale,l’opera incontra un vivo successo di pubblico. Sfortunatamente gli eventi e la guerra faranno dimenticare l’opera fino al 1968, quando sarà ripresa a Grenoble e, oggi a Marsiglia.
Henri Sauguet nato a Bordeaux nel 1901, esordì come compositore d’opera nel 1924, con Le Plumet du Colonel, un’opera buffa in un atto. La produzione di Sauget da quel momento prosegue ininterrotta in vari campi. Sul piano teatrale rimase pressochè legato a titoli “leggeri” fino alla Chartreuse de Parme appunto, che viene considerata la sua opera più importante. Sauguet non ha mai soggiaciuto a clichés o leziosaggini; la sua opera ha sempre conservato una sua indipendenza di idee e di stile e scritture. Egli stesso si è definito “tradizionalista e tuttavia fortemente antiaccademico”. La sua musica è prima di tutto non pretenziosa e spontanea. Sauguet non ha cercato di esserere profondo ma di essere piuttosto piacevole, ciò che ha ottienuto grazie alla sua pulizia di scrittura, alla melodiosità, mai sdolcinata ed alla semplicità dell’espressione. L’influenza di Koechlin e Satie è evidente in Sauguet anzi, è messa in evidenza con l’intelligenza ed ingenuità tanto quanto una certa piacevole scorrevolezza, qualità che il musicista ha diviso con il suo contemporaneo Poulenc. Ne La Chartreus de Parme, poesia e melodia si ritrovano e si fondono mirabilmente per raggiungere un felice trasposizione in musica di un testo letterario sicuramente complesso.
Bisogna ringraziare la regia di Renée Auphan che ha saputo ricreare una una atmosfera Stendhelliana senza grandi artifici ma con delle idee squisite per bellezza e buon gusto. Scene, costumi e luci tutto ha concorso ad affascinare il pubblico. L’orchestra, in gran forma, si è trovata tra le mani precise e sicure, attente alle sfumature di Lawrence Foster.
Il cast degli interpreti è perfettamente adeguato ai ruoli. Nathalie Manfrino ha incarnato una giovane e seducente Clélia. La voce, benchè afflitta da un vibrato poco gradevole, si è fatta apprezzare per sicurezza e omogeneità nei vari registri. Marie Ange Todoravitch nel ruolo della duchessa, è stata autenticamente maestosa. La sua voce ha mostrato qualche debolezza, ma è ricca di sfumature ed emotivamente molto partecipe. Sophie Pondjiclis ha impersonato una Théolinde dalla voce calda. Il Fabrizio del Dongo di Sebastien Guèze ha una voce chiara anche nelle mezzevoci, più a suo agio negli acuti, più debole il registro medio e grave. Scenicamente manca di brio ma forse è il personaggio stesso non particolarmente vitale. Nicolas Cavallier, dizione perfetta e una bella voce corposa ha disegnato un Conte Mosca molto elegante. Jean-Philippe Lafont, il generale Conti e padre di Clélia, è perfettamente caratterizzato come descritto da Stendhal. Ossia un uomo quasi grottesco nel suo essere autoritario, ma solo di facciata. Lafont è stato perfetto, compensando così i limiti di una voce ormai non più fresca. Citiamo infine Eric Huchet (Ludovic) e Jacques Catalayud (Barbone) che hanno sfoggiato voci importanti e una dizione perfetta. Dobbiamo comunque aggiungere che anche nei ruoli minori abbiamo ascoltato interpreti qualitativamente importanti.
Foto Bruno de Lavenère – Opéra de Marseille