Roma, Festival Equilibrio: “Inter-mezzo” di Ko Morobushi

Roma, Auditorium Parco della Musica – Equilibrio, Festival della nuova danza
“INTER-MEZZO”
Di Ko Murobushi
Prima assoluta
Creazione originale pe la Fondazione Musica pe Roma
Roma, 25 Febbraio 2012
Nello splendido scenario dell’Auditorium Parco della Musica di Roma anche quest’anno è andato in scena il Festival della nuova danza “Equilibrio”. Diretto da Sidi Larbi Cherkaoui, egli stesso coreografo ormai di fama e presente al Festival con un suo lavoro, la rassegna si presenta come una grande finestra sul mondo che spazia sui vari scenari della danza contemporanea. Grazie alla presenza di artisti di grande spessore e valore assistiamo all’indagine sulla condizione dell’uomo del nostro tempo secondo la visione di uomini e donne che provengono dai quattro angoli del pianeta. Ed a giudicare dai tre spettacoli a cui abbiamo assistito le aspettative certo non sono andate deluse. Ci ripromettiamo il prossimo anno di essere assidui spettatori di un evento che per una città come Roma è una vera boccata d’aria fresca. Tra gli artisti di maggior rilievo, descritto come il principe del Bhuto, ha presentato il suo lavoro Ko Murobushi. Considerato l’erede di Tatsumi Hijikata, autore del primo spettacolo di danza Bhuto nel lontano 1959.  Già nel 2007 Murobushi fu presente al Festival con il solo “Quick Silver”. Non è quindi una novità per il pubblico di Equilibrio.
In “Inter-mezzo” è ancora solo in scena. Un uomo con un soprabito, pantaloni chiari, guanti ed un velo bianco che gli avvolge il viso si specchia su una lastra che sembra essere d’acciaio appesa in fondo alla scena. La fa girare su se stessa. La luce riflette, ombre, parte una musica incalzante. Sembra una mummia. l’inizio è inquietante. Murobushi si muove, attraversa la scena, con le sue miniature di movimento rapisce l’attenzione, la concentrazione in sala è al massimo.
Improvvisamente inizia a spogliarsi e si nota al centro del palco un quadrato delineato dalla luce che anch’esso riflette l’immagine. Murobushi vi entra dentro con premura, vi si specchia e parte un’altra performance. L’artista inizia il gioco delle trasformazioni, prima un insetto che cammina sull’acqua, poi un animale in gabbia, una scimmia forse poi un felino, un bambino, un uomo; a volte drammatico altre ironico come quando di schiena sdraiato nel quadrato-gabbia improvvisamente si vedono due mani che salutano il pubblico. Emette versi, parla anche, tutti i muscoli del corpo sono in movimento compresi quelli del viso. Un caleidoscopio di immagini e quindi di emozioni, fino a quando la luce si affievolisce sul quadrato evidenziando contorni rossi. L’immagine è sfocata, s’intravede proprio sul finale, prima che il buio avvolga tutto, qualcosa che sembra mummificato. Molto bello. Il pubblico attento e coinvolto avrebbe applaudito ancora ma l’artista sorridente ma ritroso ritroso non si ripresenterà più in scena.