Verona, Teatro Filarmonico:”Iris”

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2011/2012
“IRIS”
Opera in tre atti su libretto di Luigi Illica
Musica di Pietro Mascagni
Il Cieco MANRICO SIGNORINI
Iris RACHELE STANISCI
Osaka  SUNG-KYU PARK
Kyoto BRUNO DE SIMONE
Una geisha FRANCESCA MICARELLI
Il cenciaiolo  IORIO  ZENNARO
Un merciaiuolo SALVATORE SCHIANO DI COLA
Cenciaiuoli NICOLO’ RIGANO, ALEX MAGRI
Coro, orchestra e corpo di ballo dell’Arena di Verona
Direttore Gianluca Martinenghi
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia Federico Tiezzi
Scene Pier Paolo Bisleri
Costumi Giovanna Buzzi
Coreografia Virgilio Sieni
ripresa da Chelo Zoppi
Luci Gianni Pollini
Coproduzione della Fondazione Teatro della Città di Livorno “C. Goldoni”,
della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi “di Trieste
e della Fondazione Teatro Petruzzelli, Bari,
in coproduzione con i Teatri di Tradizione di Pisa, Lucca, Modena e Rovigo
Verona, 16 marzo 2012
Diciamolo pure, l’Iris di Mascagni è una di quelle opere che non colpiscono  o convincono fino in fondo il melomane. Il libretto di Illica, fitto di signifcati simbolici (il Sole, la fanciulla che diventa fiore, i rimorsi di coloro che le hanno fatto del male, la cecità del padre), più ricco di didascalie che di battute,  fa si che questi elementi assumano valore di protagonisti, mentre i personaggi e le loro storie permangono in una sorta di limbo, in una zona scarsamente caratterizzata. Mascagni interviene, cautamente, nel testo di Illica e ricrea di fantasia (un po’ come aveva fatto Bizet nella Carmen) il suo Giappone, intrecciando spunti autentici (come la melodia della geisha, accompagnata con il samisen, all’inizio del secondo atto) con vere invenzioni: ad esempio il ritmo di Bolero (in Giappone!) per la scena delle lavandaie dell’atto primo. Più che mai calzanti sono le parole di Aldo Nicastro che individuò nell’Iris: “ la storia di un compositore non intellettuale che vuol scrivere un’opera intelletualistica e imbelletta in vari modi la propria musica, qua e là cogliendo anche risultati di rilievo.”
Possiamo dire che l’allestimento di  Iris, in scena in questi giorni al Filarmonico, si avvicina in qualche modo a questa annotazione di Nicastro. Un’operazione intellettuale e moderna, senza stravolgimenti. Federico Tiezzi ci offre un Giappone stilizzato, minimalista, rappresentato dalle scene di Pier Paolo Bisleri, accanto e quello variopinto, eccessivo dei Manga, con i colori marcati, dei bei costumi tradzionali di Giovanna Buzzi. La regia, soprattutto per ciò che riguarda i personaggi, sembra non andare oltre le esigenze del testo. Sul versante musicale, la concertazione di Gianluca Martinenghi appare calda, sincera, affrontando la parte corale con un bel piglio, controllando i turgori orchestrali (solo nel finale dell’opera, l’Inno al Sole, è stato  piuttosto penalizzato dalle sonorità orchestrali). Nel ruolo della protagonista, il soprano Rachele Stanisci si sforza di fraseggiare con una certa varietà di accenti e di colori e sostiene con sicurezza la difficile tessitura. Manca alla sua voce il timbro innocente, ma possiamo comunque parlare di una prestazione complessivamente valida. L’Osaka di Sung-Yu Park è stato sicuramente penalizzato dal fatto di trovarsi a sostituire il previsto Francesco Anile. Il cantante era sicuramente stanco, ma questo non giustifica la tendenza a cantare quasi sempre a squarciagola e  in certi passi, (ad esempio nella Serenata) emette suoni tendenzialmente fissi e un’intonazione un po’ vacillante. Nel ruolo del Cieco, Manrico Signorini cerca, sopratutto nel primo atto di sfoggiare qualche fraseggio accurato, ma la voce manca di ampiezza e  si opacizza non appena viene sollecitata nelle zone di passaggio di registro. Bruno De Simone conferma la sua capacità di fraseggiare con eloquenza, con una emissione sempre timbratissima. Non emerge però  la sua capacità di essere interprete. Il suo Kyoto appare stranamente piuttosto anonimo. Francesca Micarelli è una Geisha nitida e dalla bella linea di canto. Nel resto del cast: Iorio Zennaro, eccellente nel ruolo del Cenciaiolo, Salvatore Schiano Di Cola, Nicolò Rigano e Alex Magri.  Ottimo il Coro preparato da Armando Tasso. Teatro non esaurito, ma successo caloroso. Foto Ennevi – Fondazione Arena di Verona