Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali – Musical & Grandi Eventi
“ELISABETH”
Musical su liriche di Michael Kunze, versione italiana a cura di Franco Travaglio.
Musica di Sylvester Levay
Con:Annemieke Van Dam, Mark Seibert, Kurosch Abbasi, Oliver Arno, Mathias Edenborn, Betty Vermeulen, Elissa Huber, Elissa Huber, Dennis Kozeluh, Ann Christin Elverum, Sophie Blümel, Sanne Mieloo, Alice Macura, Angela Hunkeler, Linda Konrad, Kira Primke, Marthe Römer, Thorsten Tinney, Martin Markert, Lars Rindelaub, Martin Pasching, Jan Altenbockum, Sven Fliege, Gernot Romic, Claudia Wendrinsky, Lieselot Meurisse, Martin Planz, Sascha Kurth, Johan Vandamme.Scene: Hans Schavernoch
Regia Harry Kupfer
Scene Hans Schavernoch
Costumi Yan Tax
coreografie Dennis Callahan
Trieste, 27 aprile 2012
Magnifico spettacolo che conquista lentamente e inesorabilmente. Così possiamo sintetizzare il musical “Elisabeth” che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ci presenta quasi a chiusura di stagione. Una stagione difficile che ha spesso visto la sala teatrale poco piena, a dimostrare il difficile momento economico che le famiglie italiane stanno vivendo.
Ma torniamo alle note allegre. Questo musical inizia come tale ma lentamente si trasforma in un’opera lirica contemporanea, tale è l’altezza delle liriche e la bellezza di molte melodie. Poche le parti recitate (e per fortuna, visto che lo spettacolo viene dato in tedesco con sopratitoli in italiano!) mentre molto viene narrato in musica come nel mondo della lirica. Il raffinato libretto di Michael Kunze, magistralmente tradotto in italiano da Franco Travaglio, è sottolineato dalle belle musiche di Sylvester Levay, che alterna momenti pop commerciali ad altri di grande levatura melodica. Scritto nel 1992 ha avuto diversi allestimenti, tra i quali questo pensato per le tournée nei palcoscenici più grandi: vent’anni e non dimostrarli affatto!
Dello spettacolo dicevamo, decolla lentamente: alla salita del sipario veniamo bombardati da troppi simboli, troppo acciaio, troppi specchi, troppo barocco/rococò/biedermeier, battere di tacchi e rigidità tipica delle aree germaniche anche se la musica ci cattura da subito. Lentamente l’occhio si abitua, la scena si asciuga e ci troviamo in alta montagna dove una giovanissima Sissi dialoga con il padre. Il duetto è dolce e introduce il personaggio che poi, a causa della severità della corte degli Asburgo, si indurirà sino a diventare l’affascinante ma algida imperatrice che tutti conosciamo. La storia è arcinota ma, rispetto alla stucchevole versione cinematografica con protagonista Romy Schneider, qui l’attenzione al risvolto psicologico e introspettivo (dovuto nella patria di Sigmund Freud) è dominante. Ed è un bene perché ci racconta molto dei turbamenti e dei traumi vissuti da Sissi e ne motiva le successive scelte. Così usciamo da teatro come dopo aver letto una delle biografie ufficiali, contenti di aver imparato qualcosa di più e di essere stati travolti dalla musica.
Alcune canzoni sono già celebri, per averle già sentite nei vari galà o per averle già viste su YouTube, e non possiamo non citare “Der Letze Tanze” cantata da Der Tod e “Ich gehor nur mir” cantata da Elisabeth. Assieme all’omicida Lucheni, interprete di una trascinante “Kitsch” , sono i tre protagonisti dello spettacolo: l’infelice imperatrice, la morte che la insegue e l’uomo che gliela regala. Sin dall’inizio è chiaro che il rapporto di Sissi con la morte è fortemente desiderato e incipiente: sembra quasi strano che abbia resistito così a lungo, soprattutto sopravvivendo alla morte di molti suoi più giovani congiunti, incluso suo figlio Rodolfo, morto suicida.
Annemieke van Dam è una Elisabeth ineguagliabile: voce strepitosa, presenza scenica travolgente, bellezza disarmante che riesce a spegnere nel corso di 3 ore di spettacolo e non solo per merito del trucco; è affiancata, sedotta, condotta, travolta da Mark Seibert che è Der Tod, La Morte: grande voce, presenza scenica e fascino da regalare; chiude il trio l’esuberante e carismatico Lucheni interpretato da Kurosch Abbasi, dotato di bella voce, bella presenza e ottime doti attoriali. Il regista Harry Kupfer costruisce uno spettacolo molto ricco, variegato anche grazie alle soluzioni innovative e brillanti dello scenografo Hans Schavernoch, come l’uso delle pedane girevoli che movimentano continuamente lo spazio scenico. Indubbiamente è uno spettacolo complesso e rodato al millesimo di secondo, che richiede la concentrazione e la professionalità di uno staff di tecnici disciplinati come solo i teutonici possono e sanno essere. Bellissimi i costumi di Yan Tax anche se alcuni di gusto veramente troppo, troppo “lucido/scintillante”. Stupendo l’ensemble di attori/cantanti/ballerini tra i più convinti e convincenti di tutte le troupe che abbiamo visto in scena negli ultimi anni: interpretano le coreografie di Dennis Callahan come un corpo di ballo sovietico pre-glasnost. Resta ancora da citare la perfida Arciduchessa Sofia, Betty Vermeulen dalla forte presenza e dalla voce ben timbrata, il Franz Joseph di Martin Plank, vocalmente forse il più fragile e il delizioso Pietro Borghesi nel ruolo di Rudolf bambino. Teatro stracolmo in ogni ordine, pubblico delirante soprattutto per i tre protagonisti. Elisabeth replica al Politeama Rossetti fino al 6 maggio.