Bologna, Teatro Comunale, Stagione Lirica 2011/2012
“L’ITALIANA IN ALGERI”
Dramma giocoso per musica in due atti. Libretto di Angelo Anelli.
Musica di Gioachino Rossini
Mustafà MICHELE PERTUSI
Elvira ANNA MARIA SARRA
Zulma GIUSEPPINA BRIDELLI
Haly CLEMENTE ANTONIO DALIOTTI
Isabella MARIANNA PIZZOLATO
Lindoro YIJIE SHI
Taddeo PAOLO BORDOGNA
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Paolo Olmi
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Regia e Costumi Francesco Esposito
Scene Nicola Rubertelli
Luci Andrea Oliva
Allestimento Teatro San Carlo di Napoli
Bologna, 10 maggio 2012
A volte, scuotendosi da un rassegnato torpore, può capitare di pensare: “Eccomi qui in un teatro meraviglioso, concepito apposta per meravigliose opere italiane quali questa; i cantanti sono eccellenti e cantano nella mia lingua; l’orchestra e il coro sono di primo livello… Perché allora io mi sto annoiando a morte?” Probabilmente perché, come al solito, la direzione artistica non si è ricordata di chiamare un regista. Alcuni di questi meravigliosi capisaldi del repertorio possono avere comunque una loro efficacia anche in allestimenti sciatti e di routine (Il barbiere di Siviglia, ad esempio). Ma, purtroppo, L’italiana in Algeri non è tra questi. La musica è ricca di grazia ed inventiva ma il libretto, se da un lato offre spunti notevolissimi (scontro fra i sessi, scontro fra culture diverse), dall’altro manca di un irresistibile, autoevidente, mordente drammatico. Avrebbe proprio bisogno di una interpretazione teatrale. Un po’ come ogni opera, d’altronde… Ma in Italia i direttori artistici dei teatri lirici per lo più non sembrano intendersi o interessarsi di teatro. Invece di questi tediosi e scolastici concerti in costume (comunque costumi carini, in questo caso) non sarebbe allora meglio organizzare opere in forma di concerto? Se il pubblico è disposto a sorbirsi un allestimento inerte e privo di idee come questo, sarà tanto più ben disposto verso una soluzione che risparmi il denaro pubblico, non costringa l’immaginazione dello spettatore ai soliti cliché e lasci i cantanti liberi da tante inutili sciocchezze. Naturalmente, se ci si potesse invece convincere anche in Italia che l’opera è una forma di teatro sarebbe meglio…
Peccato perché la compagnia di canto annoverava quanto di meglio si può trovare nel fertile mondo del canto rossiniano di oggi: il Taddeo simpaticissimo e ben cantato di Paolo Bordogna, il Mustafà “per antonomasia” di Michele Pertusi e l’eccellente Marianna Pizzolato, che con la sua pronuncia franca e simpatica e il suo sontuoso (talvolta prepotente) registro di petto è una Isabella perfetta. A tutti quei melomani o registi stitici che si lamentano per le sue forme generose vorrei dire che a me pare deliziosa e che, se mi è consentita la citazione, “she makes the rockin’ world go round”. L’unica cosa veramente giusta e divertente di questa produzione è stata anzi il fatto che questa temibile diavolessa avesse una stazza esattamente doppia rispetto al suo tenero e debole amante, interpretato dal cinesino mingherlino Yijie Shi (già una presenza regolare del festival di Pesaro), grande incognita e grande sorpresa di questo allestimento. A dispetto della dimensione tascabile, si tratta infatti di un tenore lirico leggero più sonoro del consueto e con una vocalità ed una pronuncia decisamente italiana, in virtù della quale il pubblico gli ha perdonato volentieri due o tre note ingolate emesse ad inizio serata. È incredibile notare come un uso corretto della voce porti a risultati simili cantanti le cui lingue madre sono tanto diverse quanto lo spagnolo, il russo e il cinese… Buono l’Haly del baritono Clemente Antonio Daliotti e deliziosa l’Elvira del soprano lirico leggero Anna Maria Sarra. P.V.Montanari