Il successo di un talento del Sud. Intervista a Vincenzo Capezzuto

Vincenzo Capezzuto nasce nel 1979 a Salerno e si diploma brillantemente presso la Scuola del Teatro di San Carlo di Napoli diretta da Anna Razzi. All’età di diciotto anni è già scritturato dal Massimo partenopeo come Solista e Primo ballerino per numerose produzioni classiche, neoclassiche e contemporanee. Dopo la stagione 1998/1999 con l’English –National Ballet di Londra e il Teatro alla Scala di Milano. Per la stagione 2002/2003 è nel Ballet Argentino diretto da Julio Bocca, danzando ancora come Primo ballerino in tutto il mondo. Ospite di numerosi gala internazionali, è inoltre pluripremiato dalla critica (ricordiamo il Premio “Leonide Massine” Positano 2000 come danzatore emergente e il premio Roscigno Danza come miglior ballerino dell’anno 2005). Dal 2005 entra a far parte della prestigiosa compagnia Aterballetto diretta da Mauro Bigonzetti, in qualità di solista. Direttore artistico, insieme a Michele Merola, del Gala internazionale di Danza “Città di Salerno”, ormai alla VII edizione, riesce a convogliare ogni anno sul palco del Teatro Verdi danzatori e coreografi di fama mondiale. Dal 1999 coltiva l’amore per il canto, facendo da subito bella mostra di una voce straordinariamente particolare che, accompagnata dall’indiscutibile dono di una mimica e una presenza scenica di forte impatto sul pubblico, articola i suoi acuti straordinari in virtuosismi canori caldi ed eleganti. Il suo repertorio spazia dalle canzoni di Kurt Weill, cantate in lingua inglese, tedesca, francese e spagnola, dalle più note canzoni italiane (soprattutto brani storicamente interpretati da Mina) alle canzoni napoletane classiche. Numerosi i premi e i riconoscimenti anche in ambito canoro per questo poliedrico giovane artista, che nei suoi spettacoli fonde sapientemente arti visive, musica, danza e storia.
Come ti sei avvicinato alla danza e quali sono state le tappe salienti del tuo percorso formativo e artistico.
Ho avuto fin da piccolo una spiccata predisposizione per la danza e la musica. L’interesse è cresciuto a tal punto da indurre i miei genitori a capire che poteva essere il mio avvenire. Fu così che mi iscrissero alla Scuola di ballo del Teatro di San Carlo, dove mi sono diplomato con il massimo dei voti e dove poi sono entrato nella Compagnia di danza, interpretando ruoli di Primo ballerino.
Come definiresti il tuo carattere? Un pregio e un difetto su tutti. 
È difficile definirsi. Credo di essere una persona solare, altruista e sensibile. Per quanto riguarda i difetti, sono testardo e permaloso.
Il balletto classico e la danza contemporanea: la tua idea come danzatore sulla percezione di entrambi gli stili da parte del pubblico profano.
Il pubblico profano è molto ricettivo, più di quanto si pensi. Il messaggio che percepiscono è puro e diretto, non ha nessuna costruzione mentale o preconcetto. Di conseguenza, se un corpo di un danzatore riesce ad esprimersi attraverso il movimento, la bellezza, l’armonia, la musicalità e l’emozione, la percezione di tutto ciò produce uno stato di benessere, che può condurli ad approfondire l’argomento e ad avvicinarsi alla danza sia classica sia contemporanea.
Le tue capacità canore: come le hai scoperte e quando hai pensato di utilizzarle  insieme alla danza?
Musica e canto hanno accompagnato la mia evoluzione e crescita artistica di danzatore. Non ho mai creduto di avere una voce “particolare”. Non mi rendevo conto che cantare, ad esempio, le canzoni di Mina nella loro tonalità originale, fosse una cosa rara o inusuale per un uomo. Poi ne ho preso coscienza e ho cominciato ad investigare e a capire che avrei potuto anche sviluppare questo dono. Ed è quello che ho fatto.
Quale musica ascolti nel tuo tempo libero?
Mi piace moltissimo la musica barocca del 1600, la musica tradizionale, la musica pop, qualsiasi musica riesca a darmi degli stimoli e a condurmi in un’altra dimensione.

Qual è stata la tua più bella esperienza professionale?
Ci sono state numerose esperienze meravigliose… Sicuramente, come cantante, la performance recentissima al Carnegie Hall di New York e al teatro Chatelet di Parigi con l’ensemble L’Arpeggiata di Christina Pluhar. Per quanto riguarda la danza, non saprei cosa scegliere. Una tra tante, aver condiviso il palcoscenico con Manuel Legris e Alessandra Ferri, oltre ad aver ricevuto i premi “TOYP” e “Giuliana Penzi 2012” per la divulgazione dell’arte nel mondo.
E la più brutta?
Non c’è un’esperienza brutta. Mi dispiace moltissimo, a volte, di trovarmi in situazioni lavorative in cui le persone hanno un atteggiamento superficiale e approssimativo rispetto al lavoro. Questo degrada ed umilia la professionalità e l’amore per l’arte.
Qual è il coreografo che ami di più?
Ho amato moltissimo lo stile di Mauro Bigonzetti e di William Forsythe. Ho una stima spropositata per Jiry Kilian e amo moltissimo il coreografo Michele Merola direttore della MMcompany, compagnia nella quale attualmente danzo.
Il danzatore che stimi di più?
Fin da piccolo, i miei punti di riferimento erano Rudolf Nureyev e Julio Bocca, con cui poi ho lavorato per tre anni come Primo Ballerino nella sua compagnia Il Ballet Argentino.
Un danzatore che non ti piace? 
Non mi piacciono i danzatori poco espressivi e soltanto tecnici, o quelli troppo presi dal loro narcisismo ed egocentrismo. Ci sono tantissimi danzatori poco conosciuti che sono dei veri artisti.
Danza e vita: cosa ti dona e cosa ti toglie.
Credo che la danza non mi abbia mai tolto niente…Anzi, mi ha solo dato e continua a dare. La danza, come qualsiasi altra cosa, se viene fatta con vera passione e dedizione, non può che rendere la nostra esistenza più felice e completa. Chi riesce a fare quello che ama fare è già l’uomo più fortunato al mondo.
Il pubblico: la diffusione di tante scuole di danza dovrebbe riempire le platee delle manifestazioni coreutiche, ma non sempre è così. Cosa c’è di sbagliato, a parer tuo, nella divulgazione della danza fatta dai media? Troppa danza di bassa qualità in Tv?
Credo che molto dipenda dalla cattiva e scarsa divulgazione ed investimento della danza e dell’arte e poco coinvolgimento dei giovani. I giovani hanno bisogno di essere incuriositi, stimolati. Molte insegnanti, o per poca esperienza professionale alle spalle o per frustrazione personale, non permettono ai giovani di poter scoprire quello che loro non hanno scoperto. Io sono spesso a contatto con i giovanissimi, essendo insegnante presso il corso di perfezionamento per danzatori “Agora Coaching Project” di Michele Merola e mi rendo conto che sono molto vulnerabili e insicuri Andrebbero spinti ad essere più grintosi e tenaci, a credere fermamente in quello che desiderano fare. Bisogna sapere quello che si vuole e lottare affinché il proprio sogno si realizzi.
Cosa faresti per migliorare la percezione della danza da parte dei “non addetti ai lavori”?
Con L’associazione Futuro Danza organizzo da più di 11 anni un Galà Internazionale di danza e un Concorso Nazionale di Danza nella Città di Salerno. Abbiamo voluto fortemente fare un lavoro sul territorio, cercando di avvicinare anche il pubblico non settoriale. Direi che i risultati sono stati ottimi. Abbiamo avuto sempre una risposta entusiasmante da parte del pubblico, portando grandi danzatori, coreografie nuove, la musica dal vivo, attori. Abbiamo pensato di voler offrire l’arte a 360 gradi ed è per questo che ho fondato insieme al regista Claudio Borgianni “Soqquadro Italiano”.
Il successo alla prestigiosa Carnegie Hall di New York: gli spettacoli con l’ensemble Soqquadro Italiano e l’Arpeggiata di Christina Pluhar coniugano danza, declamazione, mito, storia, cantate tradizionali e musica barocca (nelle quali eccelli con la tua voce). Un tipo di spettacolo di tono elevato che sembrerebbe di difficile approccio per un pubblico giovanile, ma che invece incanta tutti con la verità del suo contenuto. Raccontaci l’impresa di esportare uno spettacolo di qualità in un momento – almeno in Italia – di vera e propria decadenza culturale, nella speranza di avvicinare i giovani al mondo dell’Arte.  
Con Soqquadro Italiano il nostro intento è quello di dare una lettura di freschezza e di novità al mondo barocco, non solo attraverso la musica ma anche attraverso l’arte visuale, la danza ed il teatro. Gli spettacoli di Soqquadro Italiano si ispirano moltissimo ai famosi “Intermezzi” seicenteschi, dove tutto era una continua sorpresa e dove lo spettatore veniva catapultato in una dimensione fantastica e surreale. La musica che eseguiamo ha un approccio fresco e più vicino al mondo dei giovani, in quanto pur rimanendo nella pratica musicale dell’improvvisazione del primo barocco, con gli strumenti antichi, viene arricchita dando voce a strumenti come il sax ed il contrabbasso per esaltarne la bellezza melodica e renderla alla portata di tutti.Sei superstizioso? Hai un rituale che esegui prima di ogni spettacolo?  

Direi che il segno della croce non manca mai..
Cosa senti di dire ai giovanissimi che si avvicinano per la prima volta alla Danza, con l’entusiasmo della passione spesso smorzato fin dal principio dalla terribile situazione che vive l’arte nel nostro Paese?
Di non avere un atteggiamento di superficialità verso la danza, ma di approfondirla e di conoscerla bene, perché la danza stessa lo esige. Consiglierei loro di andare a teatro, di vedere spettacoli dal vivo, concerti, prosa e di capire inoltre che in fondo la danza non è tutto nella vita. I rapporti umani, le passioni e gli hobbies non devono essere mai persi di vista, anzi, devono essere ben curati, affinché possano darci forza e sostenerci nel bene e nel male ed arricchirci come persone e come artisti.

Vincenzo Capezzuto sarà il 5 maggio prossimo alla Chiesa di San Marcellino per il  “Festival Monteverdi” con l’ Ensemble  “l’Arpeggiata” di  Christina Pluhar. Nel prossimo futuro sarà l’interprete di un nuovo album dedicato alle “Barcarole Veneziane” del XVIII° sec.con l’ensemble ” Il Pomo d’oro” diretto da Riccardo Minasi. Alla registrazione seguirà una  tournée di concerti.
Qui potere vedere altri video di Vincenzo e scoprire l’arte musicale di  Soqquadro italiano, mentre per altre  notizie vi rimandiamo al suo sito ufficiale.
Foto di Antonio Bergamino, Elio Fedele, Michele Mari e Sergio Perini