Cremona, Teatro Ponchielli, XXIX Festival Monteverdi
“LA MAGIA DI ANTONIO VIVALDI”
Concerti per fagotto e altri strumenti
Orchestra “L’Aura Soave” Cremona
Fagotto e direttore Sergio Azzolini
Violino Nicholas Robinson
Violoncello Francesco Galligioni
Liuto Diego Cantalupi
Antonio Vivaldi: Concerto RV 470 per fagotto “Il capriccioso”; Concerto RV 419 per violoncello e fagotto; Concerto RV 93 per liuto; Concerto RV 495 per fagotto “I demoni”; Concerto RV 180 per violino “Il piacere”; Concerto RV 501 per violino e fagotto “La notte”
Cremona, 27 aprile 2012
“La musica è una delle vie per la quale l’anima ritorna al cielo”, con queste parole di Torquato Tasso si è aperta la XXIX edizione del Festival Monteverdi, dedicata alla memoria del suo direttore artistico, prematuramente scomparso il 4 febbraio scorso, Arnaldo Bassini.
Festival inaugurato dal cremonese Ensemble “L’Aura Soave” sotto la direzione del fagottista Sergio Azzolini. Un programma interamente vivaldiano nel quale il fagotto la fa da padrone. Strumento prediletto nella maturità del compositore veneziano capace di dedicargli qualcosa come una quarantina di concerti e da solista e accompagnato dal violino o dal violoncello.
Ed in questo programma, ormai ampiamente collaudato dall’Aura Soave, troviamo due concerti in cui il fagotto è solista padrone della scena: Il Capriccioso e I Demoni; e due in cui è accompagnato rispettivamente dal violino (La Notte) e dal violoncello. A contorno un concerto per violino solo, Il Piacere, e uno per liuto.
In un Teatro Ponchielli non troppo gremito in cui, fortunatamente, si nota una forte presenza giovanile si nota una disposizione fonica dell’orchestra lievemente inusuale nella compagine del basso continuo. Infatti al clavicembalo è sostituito un organo positivo posizionato sulla destra e rivolto verso i musicisti; cosa che non permette al pubblico di distinguerne chiaramente l’accompagnamento pur magistralmente eseguito da Davide Pozzi.
Si comincia quindi con il Concerto per fagotto Il Capriccioso in do maggiore, RV 470, in cui subito appare chiara una direzione molto incisiva ed originale da parte di Azzolini nelle molteplici vesti di concertatore, mattatore del palco e financo danzatore, accompagnando spesso la musica con movimenti coreutici di forte impatto visivo. Il sodalizio con quest’orchestra è ormai talmente stretto, viste anche le numerose incisioni discografiche insieme, che il gruppo guidato dal primo violino Nicholas Robinson si lascia volentieri condurre in quello che è un risultato magnifico dal punto di vista dell’impatto sonoro parco di qualsivoglia sbavatura.
Ma ahinoi, vi sono anche note dolenti da segnalare in questa serata. Anzitutto il concerto per liuto in re maggiore, RV 93. Il solista, Diego Cantalupi, è quantomeno inadatto a rapportarsi al fianco di un trascinatore come Sergio Azzolini; infatti propone un tempo troppo seduto nel primo movimento senza alcuna direzione che spesso fa pensare: ‘Ma quando termina?’. Inoltre il liuto si sente poco sebbene l’orchestra non suoni per niente forte e il solista posizionato davanti a tutti loro. Un secondo tempo senza capo ne coda ed un terzo fatto a circa la metà del tempo rispetto ad esecuzioni di altri gruppi. Insomma un liutista totalmente inadatto a vestire i panni del solista, tanto più di fianco ad un mostro del palcoscenico quale è il fagotto di Azzolini, con una quasi totale mancanza di qualsivoglia idea musicale. Un momento che fa calare palesemente l’attenzione (e la palpebra) del pubblico.
Anche il violoncello di Francesco Galligioni non è immune a qualche critica. Pur padroneggiando una tecnica ineccepibile il suo suono è opaco e molto spesso ai limiti dell’ascoltabile. Ma il doppio concerto di fagotto e violoncello in mi minore, RV 419, rimane comunque una perla vivaldiana molto ben eseguita.
Seconda parte del concerto da fuochi d’artificio che fa quasi totalmente dimenticare una prima un po’ in ombra. Infatti qui emergono i momenti musicali più interessanti dell’intera serata. Su tutti il concerto per violino e fagotto La Notte, RV 501, in si bemolle maggiore. E qui Robinson e Azzolini si ergono in tutta la loro bravura in un duetto poi replicato come bis di una perfezione assoluta. Un’orchestra che li segue magnificamente con l’organo di Davide Pozzi che emerge nelle note del Largo detto ‘il Sonno’.
Insomma, il primo concerto del Festival Monteverdi si conclude tra luci e ombre della musica di Antonio Vivaldi. Un Sergio Azzolini che si conferma come uno dei migliori virtuosi del fagotto barocco oggi sulla piazza nonché come maestro concertatore. Un’aspettativa pienamente soddisfatta, almeno per quanto concerne chi scrive.

Leggo con stupore e meraviglia, ma anche con un po’ di compassione, la recensione pubblicata qui sopra del concerto che ho eseguito con la mia orchestra qualche giorno fa a Cremona.
Premesso che una recensione di uno studentello di musicologia che tenta da due anni di strimpellare il cembalo non é in grado di muovermi più di tanto, ci tengo a fare alcune precisazioni. A partire dal nome del gruppo, e cioé ‘L’aura Soave Cremona’, dai forti connotati petrarcheschi, piuttosto che ‘aura soava’, che sembra un misto tra un vento tipico delle colline rumene o qualcosa di connesso al mago Otelma.
Capisco i gusti del nostro recensore, evidentemente non affini a musica che non sia non rumorosa, o non veloce. Si sà: ormai si suona o tutto presto, o tutto forte. D’altra parte sarebbe sufficiente suonare il liuto con tecnica chitarristica, come fanno molti colleghi, per snaturare lo strumento e accontentare qualcuno. É strano come il liuto si senta bene nella registrazione fatta dal Palco reale e come poco lo abbia sentito il nostro: evidentemente le lughe ore di studio sul cembalo lo devono avere parzialmente assordato. Sulle scelte dei tempi, non mi dilungo: sarebbe come dare perle ai porci. Non vedo perchè eseguire un allegro come un presto o un andante come un largo. Infine una nota sull’affluenza. Con una capienza di 1200 posti, e circa 700 biglietti staccati (a fronte di 400 posti di S. Marcellino) il teatro era per me sufficientemente pieno. Ma tant’é: evidentemente il nostro é abituato a frequentare i teatri di Nuova York, o i grandi festival europei. É comunque interessante come avessi preannunciato l’uscita di un articolo simile da parte di questo recensore, circa 10 giorni prima del concerto ad alcuni amici…
Il sig.Ferrari,
ha espresso un suo parere personale, forse opinabile. L’astio del sig. Cantalupi si commenta da solo e non abbisogna di ulteriori repliche. Il sig.Ferrari si è
comunque firmato con un NOME e COGNOME. Non accettiamo nessuna replica ANONIMA. La eliminiamo immediatamente.
Troppo comodo nascondersi dietro pseudo. Abbiate lo stesso coraggio di opinione.
Caro Sig. Ferrari: faccia una cosa (e chieda di fare lo stesso a tutti i critici che interverranno in futuro ad un concerto del Cantalupi). Scriva SOLO quanto è bravo e come suona bene, così lo fa contento! Evidentemente nella sua vita “il maestro” Cantalupi non ha altro….
Scrivere in tal modo di lui o di un suo concerto è evidentemente “lesa maestà” 😉