Deutsche Oper Berlin:”Die Walküre”

Berlino, Deutsche Oper, Stagione Lirica 2011/12
“DIE WALKÜRE”
Prima giornata in tre atti.
Libretto e musica di Richard Wagner
Siegmund TORSTEN KERL
Hunding  ATTILA JUN
Wotan BRYN TERFEL
Sieglinde HEIDI MELTON
Brünnhilde CATHERINE FOSTER
Fricka DANIELA SINDRAM
Gerhilde REBECCA TEEM
Ortlinde MARTINA WELSCHENBACH
Waltraute  ULRIKE HELZEL
Schwertleite NICOLE PICCOLOMINI
Helmwige ELAINE MCKRILL
Siegrune ROSWITHA C.MULLER
Gringerde CLEMENTINE MARGAINE
Rossweisse JULIA BENZINGER
Orchestra della Deutsche Oper di Berlino
Direttore Donald Runnicles
Regia Gotz Friedrich
Scene e costumi Peter Sykora
Luci Etienne Boucher
Allestimento del 1984
Berlino, 28 maggio 2012

Grande abbondanza di  Valchirie a Berlino! Nell’arco di circa un mese, la prima giornata del Ring wagneriano è stata proposta alla Staatsoper (con la direzione di Barenboim), con Simon Rattle e i Berliner Philharmoniker, in forma di concerto,  il 24 maggio e il giorno dopo questa riproposta di una messa in scena che potremmo definire storica, firmata da Götz Friedrich.  Anche i  fans di Wagner più accaniti, ne seno usciti provati, tant’è, che le rappresentazioni del 25 e 28 maggio non sono certo andate esaurite. Ma i più devoti o almeno il pubblico presente è stato  ampiamente ricompensato da una esecuzione di alto livello. Ancora una volta questo allestimento si mostra ancora assai vivo nel rappresentare la commovente ed evocativa epica wagneriana con una tale eleganza di equilibrio fra tutti gli elementi tale da incorporare l’idea wagneriana di  Gesamtkunstwerk non come concept, ma come un’affascinante forma teatrale. In queste due recite abbiamo visto emergere una giovane cantante di grande impatto (Heidi Melton nel ruolo di Sieglinde) e  un Wotan di altissimo rango per qualità vocali e interpretative (Greer Grimsley). Ancora dopo 28 anni, la “galleria del tempo” che compone la scenografia di Peter Sykora ci trasporta, “in una galassia molto, molto lontana, di un’epoca imprecisata,  per raccontarci di forze immense che interagiscono con uomini e dei. Un gioco di luci suggestivo e un’ampia prospettiva servono ad accentuare le azioni dei personaggi.
L’orchestra della Deutsche Oper diretta da Donald Runnicles ha creato un ricco ed uniforme tappeto sonoro per l’azione drammatica, non producendo suoni o suonando Leitmotiv privi del loro reale senso drammatico. Un suono mirabilmente equilibrato e ben strutturato,  senza dinamiche o scelta di dinamiche compiaciute. Proprio come l’orchestra, anche i cantanti sono stati notevoli, sia singolarmente, che nel rapporto di gruppo. Di Greer Grimsley, abbiamo già fatto cenno. Ha impersonato con imponenza fisica e vocale la potenza e il pathos di Wotan, ha dimostrato di avere la voce, il fiato e la tecnica per eseguire la grande scena finale dell’opera. Il soprano Heidi Melton, che ha iniziato al Deutsche Oper Berlin diversi anni fa come tirocinante, ha cantato una straordinaria Sieglinde. Ha sfoggiato una voce ricca con un’impressionante registro acuto che si librava con  l’orchestra senza rimanere schiacciata dagli imponento fraseggi wagneriani. La stessa sicurezza la Melton l’ha dimostrata anche nelle zone centrali della voce. Si tratta di un’artista e di una cantante dall’enorme potenziale, già a suo agio con un repertorio arduo. Il suo partner, il tenore Torsten Kerl, è un cantante dotato di una non comune intelligenza ec_e8613e969ca2e1ec117541287dd8acc6musicale e vocale. Infallibilmente, ha scelto quando enfatizzare il testo o il colore vocale e ha fatto appello ad una sufficiente potenza vocale nei momenti cruciali. Benché in qualche modo oscurato dalla “sorella”, anche lui è stato un ottimo Siegmund.  Attila Jun  ha avuto la vocalità e la giusta  fisicità per  tratteggiare il ruolo del crudele Hundind. La voce mezzosopranile notevolmente costante e la presenza scenica di Daniela Sindram le hanno permesso di rappresentare una Fricka credibile in grado di affrontare Wotan fino a piegarlo al suo volere. Anche lei ha ottenuto un meritato successo personale. Catherine Foster, è stata una Brunnhilde dolorosa,  compassionevole. La voce è calda e omogenea, anche se qualche volta, si è avuta l’impressione che non s esprimesse pienamente. Nel suo confronto con Wotan nel terzo atto è stata intensa e intensamente coinvolta. Possiamo concludere dicendo che questa è stato, non solo un doveroso al nome e alla’rte registica di Götz Friedrich, ma al teatro stesso. Una ripresa questa che ha avuto il fondamentale supporto dell’aiuto regista Gerlinde Pelkowski che, con grande convinzione e determinazione, ha fatto sì che una produzione che rischiava di essere una pallida ripresentazione dell’originale di 28 anni fa, ritornasse in scena regalando la stessa emozione di una “prima”.
Foto © Bettina Stöß