Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Gala Čajkovskij
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Diego Matheuz
Violino Nikolaj Znaider
Pëtr Il’ič Čajkovskij : Marcia Slava op. 31; Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35; Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64
Roma, 3 giugno 2012
Diego Matheuz torna all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con un programma dedicato interamente a Čajkovskij. Ad affiancarlo, Nikolaj Znaider, fra i violinisti più apprezzati del momento, che ha affrontato con disinvoltura uno dei concerti più complessi del repertorio per violino. Tranne alcuni momenti di impercettibile insicurezza nel secondo e terzo movimento, Znaider attacca di petto il suo ingresso in orchestra sin dalle prime battute ostentando un suono vigoroso ed infuocato. Lo accompagna la direzione “camminata” di Matheuz, da cui traspare un gesto leggermente costretto, poco morbido a cui l’orchestra risponde con un temperamento leggermente tagliato con l’accetta che, per quanto si adatti al carattere marziale della Marcia Slava op. 31, ben poco si addice, se si esclude il Finale. Allegro vivacissimo, al fraseggio onirico del Concerto per violino.
Nell’ultima sezione del primo movimento Znaider stupisce con una cadenza molto articolata, caratterizzata da passaggi in pianissimo “sul filo dell’archetto” e invenzioni ardite che vanno al di là della prassi della seconda metà dell’Ottocento, ma che attribuiscono quel pizzico di pepe che non guasta. Se il concerto esalta le doti virtuosistiche del violino, il bis bachiano accende un faro sulle capacità interpretative e sul gusto raffinato di Znaider, facendo comprendere quanto con l’orchestra il suo potenziale sia emerso solo in parte.
La Quinta Sinfonia ha in comune con il Concerto la storia della prima esecuzione assoluta, segnata da un’iniziale ricezione ostile da parte del pubblico e della critica a cui seguirà un successo strepitoso fino ad essere annoverate oggidì fra le opere maggiormente eseguite nelle sale da concerto di tutto mondo. La struttura imponente della sinfonia si adatta perfettamente all’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia che, soprattutto dopo l’esperienza dell’incisione con Pappano, ne padroneggia a pieno la maestosità. Il concerto viene dedicato alle vittime del terremoto in Emilia ed è alla loro memoria che Matheuz attacca un fuori programma, più efficace di qualsiasi minuto di silenzio, il commovente Nimrod dalle Enigma Variations di Elgar.