Opera di Firenze: Fabio Biondi dirige “Israel in Egypt”

Firenze, Nuovo Teatro dell’Opera, 75° Maggio Musicale Fiorentino
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore e violino Fabio Biondi
Maestro del coro Piero Monti
Soprani  Kirsten Blaise, Maria Costanza Nocentini
Contralto Sonia Prina
Tenore Marius Roth Christensen
Bassi Ugo Guagliardo,  Christian Senn
Georg Friedrich Händel: Israel in Egypt, oratorio biblico HWV 54 su libretto anonimo (Charles Jennens?) tratto da Testi Sacri per soli, coro e orchestra
Firenze, 10 giugno 2012
Si è concluso con l’apoteosi del barocco il 75° Festival del Maggio Musicale Fiorentino nell’ottima acustica del Nuovo Teatro dell’Opera con un concerto che finalmente vede protagonisti a pari peso l’orchestra e il coro del Maggio così come non avviene da ormai molto tempo. Fedele al tema festivaliero del viaggio, l’oratorio biblico “Israel in Egypt” HWV 54 di Händel, di rarissima esecuzione seppur di mirabile bellezza,  affidato alla direzione di  Fabio Biondi, fondatore dell’ensamble “Europa Galante”. La partitura dell’“Israel in Egypt”, fu originariamente concepita in tre parti la cui prima parte comprendeva il materiale musicale del “Funeral Anthem for Queen Caroline” HWV 264. L’oratorio venne quindi rielaborato dal compositore nel 1756 (dopo l’insuccesso della prima del 1739) con l’inserimento dell’ouverture dell’oratorio “Solomon” HWV 67 che viene sua volta sostituita in questo concerto dalla sinfonia avanti l’opera dell’ultimo melodramma händeliano, “Deidamia” HVW 42,  contemporanea all’“Israel in Egypt”. Di non trascurabile importanza sono anche le “parodie” e i materiali di “reimpiego” di propri lavori ma anche dalla polifonia veneziana tardocinquecentesca di Gabrieli, Alessandro Stradella, Dionigi Erba e da Francesco Antonio Urio.
La lettura di Biondi si esemplifica in una concertazione raffinata e ricca di interessanti spunti. È stata un’interpretazione in cui la devota poeticità del direttore si è fatta  palpitante, ricca di pathos  e partecipe. Ben 21 numeri su 26 hanno visto  impegnato il coro guidato da Piero Monti  che ha confermato di essere una compagine espressivamente duttile. Ottima prova anche per l’orchestra del Maggio che ha sfoggiato un suono asciutto e solenne,  vivido e teso negli archi, vigoroso e magniloquente nei fiati e nei timpani.
Le buone voci soliste di Kirsten Blaise (che sostituisce Lenneke Ruiten per indisposizione), Maria Costanza Nocentini, Sonia Prina, Marius Roth Christensen, Ugo Guagliardo e Christian Senn sono state protagoniste di recitativi spesso accompagnati e di ariosi e arie che in massima parte sono privi della forma dell’“a capo”.  Arie e duetti si avvalgono tutte della presenza del  violino primo suonato dallo stesso Fabio Biondi  con il suo “Carlo Ferdinando Gagliano” del 1766 (già appartenuto al suo maestro Salvatore Cicero) che ha conferito  ad ogni singolo pezzo un suono filologicamente più “antico”, impalpabile quasi mesto.
Il pubblico ha decretato un caloroso successo a  questa esecuzione. Il bis concesso: il coro  n.° 39 “Sing ye to the Lord” che lo stesso direttore Biondi ha voluto dedicare “a questa orchestra e a questo coro del quale si deve essere orgogliosi”.