Melodramma in due atti, libretto di Felice Romani. Ludovic Tèzier (Ernesto, duca di Caldora), Carmen Giannattasio (Imogene, sua moglie), José Bros (Gualtiero), Mark Le Brocq (Itulbo), Brindley Sherrett (Goffredo), Victoria Simmonds (Adele). Geoffrey Mitchell Choir, London Philharmonic Orchestra, David Parry (direzione). Registrazione: Londra, Henry Wood Hall, marzo/aprile 2010 – 3 CD Opera Rara ORC 45
“Opera Rara” è un’etichetta assai nota a tutti melomani “curiosi”, quelli cioè attenti ai titoli desueti, dimenticati del repertorio ottocentesco italiano. Alla casa discografica inglese dobbiamo la riscoperta di opere di Donizetti e Mercadante e altri. Negli ultimi anni però sembra aver un po’ smarrito l’originale funzione. Dagli ultimi titoli pubblicati le “prime registrazioni assolute” si sono fatte assai sporadiche, se escludiamo alcune selezione da opere come I Normanni a Parigi di Mercadante o Corrado d’Altamura di Federico Ricci. Le ultime riproposte di Ermione di Rossini o di Linda di Chamounix di Donizetti, aldilà della registrazione assolutamente integrale delle partiture, hanno altresì messo in luce dei cast di dubbia qualità. Lo stesso vale per questo Pirata. La partitura è presentata nella sua interezza (troviamo anche la breve scena del suicidio di Gualtiero dopo la grande scena di Imogene) affidata a cantanti inadeguati. Confermiamo l’ndubbio valore editoriale della registrazione, molto meno quello artistico, a partire dalla direzione d’orchestra maldestra e sgangherata di David Parry: sonorità fracassone, tempi squilibrati con certe cadute in mortifere “lentezze” che non aiutano sicuramente il canto. Il pirata Gualtiero di José Bros è arrivato troppo tardi all’appuntamento con il ruolo. Il disagio è evidente. Nel 2010, Bros non era più nelle condizioni vocali di sostenere la tessitura acutissima del ruolo, corre ai ripari adattandosi il ruolo sfoggiando almeno l’espressione soave e malinconica propria di questo personaggio, ben poca cosa però. Assai peggiore la Imogene di Carmen Giannattasio. Il soprano di Avellino sfoggia una voce intubata e artificiosamente gonfiata nei centri (una pessima imitazione della Callas), stridula e stiracchiata negli acuti, un fraseggio banale, un canto “legato” artificioso e un evidente empasse nelle “agilità” dove, in aggiunta, si cimenta in “variazioni” di dubbio gusto. Del tutto inesistente poi la personalità interpretativa. Non ne esce indenne nemmeno il baritono Ludovic Tézier, un Ernesto in evidente disagio nella vocalizzazione, grossolano e monotono nella linea di canto. Mediocri Mark Le Brocq (Itulbo), Brindley Sherrett (Goffredo) e Victoria Simmonds (Adele). Una della peggiori, se non la peggiore produzioni targate Opera Rara. Auguriamoci sia solo un “incidente di percorso”….Siamo ottimisti!