Arena di Verona Opera Festival 2012: “Turandot”

Fondazione Arena di Verona – 90° Festival 2012
“TURANDOT”
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri. Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi
Musica di Giacomo Puccini
Turandot LISE LINDSTROM
Altoum CARLO BOSI
Timur GIORGIO GIUSEPPINI
Calaf CARLO VENTRE
Liù MARIA AGRESTA
Ping VINCENZO TAORMINA
Pong PAOLO ANTOGNETTI
Pang SAVERIO FIORE
Un mandarino NICOLÒ CERIANI
Il principe di Persia CRISTIANO OLIVIERI
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Coro voci bianche A.Li.Ve.
Direttore Andrea Battistoni
Direttore del Coro Armando Tasso
Direttore voci bianche Paolo Facincani
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Movimenti coreografici Maria Grazia Garofoli
Lighting designer Paolo Mazzon
Verona, 17 agosto 2012
Il penultimo appuntamento della torrida estate areniana è costituito da Turandot di Giacomo Puccini, nell’allestimento che Franco Zeffirelli firmò nel 2010. Le considerazioni espresse allora possono essere le medesime. Lo scompiglio che invade la scena ha veramente dell’incredibile. La cosa che nuoce maggiormente ad un allestimento di questa impostazione, e ne è esito diretto, è la mancanza totale di un qualsivoglia abbozzo di recitazione: il tutto sembra essere lasciato nelle mani dei solisti (quando si riescono a intravedere tra la massa), un canovaccio alquanto convenzionale a cui adattarsi secondo le capacità dell’interprete. A ciò occorre aggiungere che le continue pantomime sono veramente trite, in particolare quelle cui sono sottoposti i tre ministri che agitano costantemente enormi ventagli. Certo, rimane la componente spettacolare e quella è innegabile, con tanto di applausi del pubblico all’apparire della fastosa Città Imperiale.
Lise Lindstrom, elegante e altera sulla scena, ci è parsa interpretare la principessa Turandot basandosi più sulla ormai lunga frequentazione del ruolo che su effettive doti vocali. La zona acuta è risultata infatti abbastanza salda e imponente, non altrettanto quella medio-grave: di conseguenza, è mancato un fraseggio che avremmo desiderato più mobile e sognante, soprattutto nelle lunghe arcate della grande aria d’ingresso. Alcune frasi, poi, come “Percuotete quei vili!” sono state prive del giusto accento, suonando piuttosto querule. Alta e dal fare giustamente imperioso, avvolta nel costume che come una morsa ne sottolineava l’algore, ha saputo però conferire in scena la giusta regalità all’enigmatica principessa. Al contrario, Maria Agresta è stata una Liù poeticissima. La scrittura centrale ha infatti permesso alla giovane artista di esprimersi al meglio mediante l’accento sempre pertinente, la buona capacità di fraseggio (ancora più varia rispetto alla Mimì che ascoltammo a Modena) e una continua ricerca di colori e chiaroscuri. Altrettanto buono l’uso di piani e pianissimi, sonori e ben sostenuti. Veramente brava. Purtroppo deludente la prestazione di Carlo Ventre nei panni di Calaf. Il canto è stato sempre muscolare, faticoso: gli acuti ci sarebbero anche ma la completa mancanza di squillo falsa e non poco il personaggio. Vorremmo tacere, inoltre, del musicista, che è stato ben poca cosa portando spesso a grossolanità sparse nel corso dell’esibizione. Giorgio Giuseppini ha impersonato un Timur corretto, benché non saldissimo in zona acuta, e nulla più. Pallida la prova delle tre maschere: si è forse distinto per maggior compostezza il Pang di Saverio Fiore rispetto a Vincenzo Taormina, Ping, e Paolo Antognetti, Pong. Poco incisivo, soprattutto nel ricreare la solennità di chi reca i decreti imperiali, il Mandarino di Nicolò Ceriani. Bravo Carlo Bosi, Imperatore Altoum giustamente composto e non vecchio biascicante. Essenziale e sufficientemente pulita la direzione di Andrea Battistoni, funzionale nel tenere il filo della non facile narrazione e il dialogo con la scena. Complessivamente buone le prove di Coro e Orchestra. Il successo è stato sicuramente vivido: purtroppo l’anfiteatro era ben lungi dall’essere pieno. Foto Ennevi – Fondazione Arena di Verona.