“Attila” alle Terme di Caracalla

Teatro dell’Opera di Roma, Terme di Caracalla – Stagione Estiva 2012
“ATTILA”
Dramma lirico in un prologo e tre atti. Libretto di Temistocle Solera
Musica di Giuseppe Verdi
Attila
ORLIN ANASTASSOV
Ezio DARIO SOLARI
Odabella LUCRECIA GARCIA
Foresto KAMEN CHANEV
Uldino ANTONELLO CERON
Leone LUCA DALL’AMICO
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera
Direttore Donato Renzetti
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia, scene, costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Vincenzo Raponi
Movimenti coreografici Roberto Maria Pizzuto
Allestimento del Teatro dell’Opera
Roma,  4 agosto 2012
Spettacolo di livello decisamente superiore, questo “Attila” di Giuseppe Verdi, proposto dal Teatro dell’Opera di Roma, per la Stagione estiva delle Terme di Caracalla 2012, rispetto all’altro titolo allestito contemporaneamente, “Norma” di Vincenzo Bellini. Peccato che il titolo, meno noto al grande pubblico abbia attratto meno dell’altro: la platea era occupata da un numero molto inferiore di spettatori. E dispiace soprattutto perché “Attila” è certamente un’opera  che non è tra le maggiori di Giuseppe Verdi ma comunque è un lavoro molto interessante, tra quelli composti dall’autore nei cosiddetti ”anni di galera”: un arco narrativo concitato e breve, fatto di scatti corruschi e cabalette infuocate, alternati a momenti più lirici e sognanti. Lo spettacolo presentato in questi giorni è una ripresa dell’allestimento proposto nello scorso maggio al Teatro Costanzi, per la regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. L’allestimento ha di gran lunga guadagnato dallo sfruttamento della cornice suggestiva delle Terme di Caracalla. Pier Luigi Pizzi è un grandissimo scenografo e i suoi allestimenti hanno sempre affascinato per l’eleganza e lo stile. Anche in questo caso una scena fissa, una gradinata grigia, ha permesso di ottenere, grazie all’utilizzo delle quinte naturali, un risultato ancora più suggestivo rispetto a quello visto in teatro qualche mese fa. Così i riferimenti alla Basilica di Massenzio o la caverna degli Eremiti nell’alba sulla Laguna, che avevamo ammirato al chiuso in teatro, sono apparsi più efficaci in questo contesto, con l’arco naturale visibile sullo sfondo delle rovine. Momenti di profonda suggestione nell’innalzamento della Croce  o ancora di più nell’arrivo di Papa Leone Magno, sullo sfondo di una Roma imperiale molto più evocativa con i ruderi delle Terme illuminati molto sapientemente dalle luci di Vincenzo Raponi. La regia, un po’ deludente in teatro al chiuso, è stata certamente avvantaggiata dal sito in quanto uno spettacolo del genere, di carattere quasi oratoriale, in particolare nei movimenti del coro,  si addice meglio a una rappresentazione all’aperto, e a maggior ragione  in una siffatta cornice. I movimenti dei cantanti erano piuttosto stereotipati, soprattutto quelli di Ezio e di Foresto ma anche Odabella, perennemente con la spada in pugno in atteggiamento vendicatorio era un po’ monocorde. L’unico ad avere una recitazione più apprezzabile, probabilmente anche grazie alla bravura interpretativa personale del protagonista, era Attila.
La direzione d’orchestra di Donato Renzetti è apparsa funzionale al contesto, grazie a scatti impetuosi nei momenti più concitati e a pause più liriche nell’accompagnamento delle arie principali dei protagonisti, comunque di buon livello generale, anche dati i problemi connessi all’amplificazione del suono. Il Coro, diretto da Roberto Gabbiani, ha alternato momenti più poetici e sensibili, come nel coro degli Eremiti, a momenti un po’ più incerti come l’iniziale coro degli Unni o il coro delle Sacerdotesse nel secondo atto.
Attila era il giovane e affermato basso bulgaro Orlin Anastassov: annunciata una sua indisposizione,  il cantante ha offerto, nonostante tutto, una prova molto convincente. Se si eccettua qualche attacco non proprio limpido, il protagonista ha sfoggiato un timbro brunito, caldo, un registro acuto svettante, al contrario di quello grave, non sempre a fuoco. Molto bello il suo primo duetto con Ezio con quel “Vanitosi..” molto regale e virile; anche affascinante la sua esecuzione dell’aria “Mentre gonfiarsi l’anima” con variazione nel da capo della cabaletta “Oltre a quel limite t’attendo”. Autorevole la sua presenza scenica, è stato l’unico ad avere un certo grado di autonomia interpretativa, probabilmente più dovuta alla sua padronanza del palcoscenico che non a particolari indicazioni registiche.
Il soprano venezuelano, Lucrezia Garcia, ha ben dominato il  difficilissimo ruolo di Odabella: fin dal tremendo salto di due ottave della sortita “Santo di patria indefinito amor” la cantante ha mostrato una salda emissione vocale, con ottime agilità nelle successive aria e cabaletta Ha  quindi  sfoggiato splendide mezzevoci nel recitativo e aria del primo atto “Liberamente or piangi..Oh nel fuggente nuvolo”. Più alterna nel seguito della serata, in  particolare nel duetto con Foresto, probabilmente anche a causa di quest’ultimo, il tenore bulgaro Kamen Chanev un cantante dal timbro tutt’altro che piacevole, con  emissione incerta, ingolata, ai limiti dell’urlo. Lo stile di canto poi non era certamente da primo Verdi, ma da tardo verismo! Il baritono uruguaiano Dario Solari (Ezio), pur nella correttezza della sua interpretazione complessiva, ha però mostrato suoni non sempre ben appoggiati, in particolare nell’aria del secondo atto. Di buon livello gli altri interpreti: Antonello Ceron (Uldino) e Luca Dall’Amico (Leone).  Serata salutata da applausi di circostanza , tipici del pubblico alquanto eterogeneo che anima le serate liriche di  Caracalla. Foto Lelli e Masotti