Salerno, Teatro delle Arti: “L’Opera di San Matteo”

Salerno, Teatro delle Arti
“L’OPERA DI SAN MATTEO”
Storia musicale in un atto
Libretto Corradino Pellecchia e Guido Cataldo
Musica Guido Cataldo
San Matteo SIMONE SIBILLANO
Gisulfo GIULIO LIGUORI
Il Tempo NELLO BUONGIORNO
Arfaxad e Irtaco GASPARE DI LAURI
Mercantessa, Eufrisinia e Popolana DIANA CORTELLESSA
Mercante, Zoroes e Cantastorie DARIO RICCARDI
Admin e Attanasio GIORGIO ADAMO
Adina e Pelegia ANGELA CLEMENTE
Mercantessa e Ifigenia VALENTINA RUGGIERO
Ancella, Prefica, Cilentana e Cantastorie ANNARITA VITOLO
Mercante, Cilentano e Popolano TOMMASO FICHELE
Coristi del Teatro Verdi di Salerno RITA SANTUCCI, MARIA LUISA COIRO, PATRIZIA COPPOLINO, ANNA CATERINA IR, ENRICO TERRONE, GAETANO SANTUCCI, LUCA GIORDANO, VSEVOLOD ISHCHENKO
Danzatori ALESSANDRA GRECO, MARIELLA FERRA, MARIA ANTONIETTA DE CARO, SIMONE LIGUORI, LUIGI PAGANO, GIUSEPPE DE MAIO
Coreografie Antonella Jannone
Regia Gaetano Stella
Salerno, 20 settembre 2012
Il 20 settembre, presso il Teatro delle Arti a Salerno, ha debuttato l’ultimo lavoro musicale / teatrale del compositore e musicista salernitano Guido Cataldo; un’opera musical dedicata interamente alla vita di San Matteo. «È il mio dono a San Matteo! Un atto d’amore a Salerno» dice l’autore, «San Matteo è stato prima gabelliere, poi discepolo di Cristo, poi Apostolo, Evangelista e infine Martire e Patrono della città di Salerno. Da musicista, in una sorta di sfida con me stesso, ho cercato di cogliere tutte le varie sfaccettature di questo straordinario personaggio. Era un sogno che avevo nel cassetto!». Le fonti che hanno condotto alla stesura del libretto, scritto a quattro mani dallo stesso Guido Cataldo e da Corradino Pellecchia, provengono da vari autori: Matteo Fiore storico salernitano, Jacopo da Varagine Vescovo di Genova, Mons. Arturo Carucci attento studioso della storia religiosa di Salerno, Alfano I Arcivescovo della città di Salerno ed ovviamente il Vangelo secondo Matteo.
Il corpus dell’intero lavoro è composto da un atto unico diviso in tredici scene, ambientate in quattro diverse epoche storiche ed altrettante ambientazioni. Sono proprio le ambientazioni ad aver suggerito al compositore il linguaggio musicale dell’opera. Infatti, le prime nove scene, ambientate all’epoca in cui il Santo è vissuto, sono collocate fra la Galilea e l’Etiopia ed il linguaggio musicale attinge ai ritmi e ai melismi tipici di quelle terre. Nelle scene, decima, undicesima e dodicesima, risuonano i canti popolari della tradizione musicale del Cilento, dove il corpo del Santo fu portato, seppellito e ritrovato intorno all’anno 954. Mentre l’ultima scena, la tredicesima, è ambientata in una Salerno fin de siècle, durante i giorni della processione in onore del Santo. Lo spettacolo è stato proposto in forma semiscenica (quasi da concerto), soluzione già adottata per altri spettacoli di questo genere, come Les Misérables di Claude-Michel Schönberg, nella riedizione del 2005. La regia, ridotta al minimo per ovvi motivi, è stata firmata da Gaetano Stella, mentre le coreografie, interpretate da sei ballerini, sono state ideate da Antonella Jannone. I costumi di Quirino Conti, realizzati per la produzione di Nabucco, andato in scena nel 2009 al Teatro Verdi di Salerno, sono stati messi a disposizione dal Comune di Salerno. Magistrale è stata l’interpretazione di Simone Sibillano nei panni del protagonista (San Matteo); voce limpida e di ferma intonazione, nonché attore intelligente. Sibillano, che già ha interpretato vari musical: da Gesù, in Jesus Christ Superstar, a Jafar in Aladin, da Guyo in Robin Hood, al ruolo del Papa nel musical dedicato a Giovanni Paolo II, quest’inverno sarà il cacciatore nel musical di Biancaneve. Nello Buongiorno, nel ruolo del Tempo, ha saputo letteralmente catturare il pubblico, con un’interpretazione sognante, come anche il basso Giulio Liguori, nei panni di Gisulfo. Bene anche per Valentina Ruggiero (Mercantessa e Ifigenia), Giorgio Adamo (Admin e Attanasio), Angela Clemente (Adina e Pelegia), Annarita Vitolo (Ancella, Prefica, Cilentana e Cantastorie) e Tommaso Fichele (Mercante, Cilentano e Popolano), interpreti di più personaggi. “Non in serata” Diana Cortellessa (Mercantessa, Eufrisinia e Popolana), Gaspare Di Lauri (Arfaxad e Irtaco) e Dario Riccardi (Mercante, Zoroes e Cantastorie). Gli interventi corali sono stati affidati ad otto coristi del Teatro Verdi di Salerno. I brani musicali sono stati orchestrati in modo meticoloso e sapiente da Guido Cataldo, che ha saputo miscelare e far interagire fra loro suoni tipici della tradizione sinfonica classica, con strumenti propri della cultura israeliana. Le linee melodiche, affidate ai vari personaggi, mostrano da subito un’attenta ricerca del particolare, tesa a delineare il ruolo a cui è stata affidata. Matteo da gabelliere diviene discepolo di Cristo; il suo canto, pieno d’autorità e baldanza, lascia il posto a fraseggi più intimi e sereni, quando si lascia andare al racconto della sua conversione. Alle voci profonde ed arcaiche di Arfaxad e Zaroes, ancora legate ad un mondo antico, fatto di dei a cui venivano offerti sacrifici di sangue, si contrappone il canto “nuovo” di Matteo: “il dono di Dio”. Di grande intensità emotiva gli interventi affidati alla Regina Eufrisinìa e sua figlia Ifigenia. Particolarmente bello il testo del brano “Il Tempo”, in cui la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi, prende corpo e diviene personaggio. Le melodie ricercate lasciano il posto a suoni e ritmi della tradizione cilentana, dove il tipo d’orchestrazione cambia totalmente, come anche il linguaggio dei personaggi. Il brano affidato a Gisulfo, pregevole pezzo “d’assieme” fra solista e coro, è fortemente ispirato dalla tradizione operistica. L’ultima scena è affidata a due cantastorie, che riassumono in un’ardita tarantella in vernacolo, le ultime vicende legate al Santo. Sul finire, la musica diviene del tutto corale; popolo e clero innalzano la propria voce a Dio ed invocano la protezione da parte del Santo. Musical, Opera, canto popolare, riescono a coabitare nell’opera di Guido Cataldo, riuscendo così a coinvolgere lo spettatore, facendolo “viaggiare” lungo tutto il corso del Mediterraneo, calato in una vicenda lunga più di duemila anni.