Luzern, Konzertsaal, Festival di Lucerna 2012
Concerto diretto da Bernard Haitink
Orchestra Wiener Philarmoniker
Direttore Bernard Haitink
Pianoforte Murray Perahia
Ludwig van Beethoven : Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 in sol maggiore op. 58
Anton Bruckner: Sinfonia n. 9 in re minore WAB 109
Luzern, 15 settembre 2012
Sabato 15 settembre si è conclusa l’edizione estiva del Festival di Lucerna, inaugurato da Claudio Abbado l’8 agosto con un concerto mozartiano. In poco più di un mese la rassegna ha offerto ben ventinove concerti sinfonici, oltre a tutti quelli di musica da camera, alle performances teatrali e artistiche di altro genere, alle retrospettive cinematografiche e ai laboratori aperti al pubblico. L’impressionante sala del KKL (Kultur- und Kongresszentrum Luzern) progettata da Jean Nouvel è oggi uno dei luoghi più funzionali ed eleganti di tutta Europa per l’ascolto della grande musica strumentale: la struttura da sola vale un viaggio sul meraviglioso lago amato da Richard Wagner (che proprio sulla sponda di Lucerna abitò alcuni anni; la sua dimora è ora un museo, ça va sans dire, di strumenti musicali). Bisogna immaginare un’enorme costruzione rettangolare appoggiata sul bordo del lago, nel centro della città, a fianco della stazione ferroviaria; dall’esterno, nulla di speciale visto da lontano; ma da vicino ci si accorge che l’acqua del lago entra nel complesso, per mezzo di canaletti-corridoio che attraversano le pareti di vetro, come se il lago stesso si protendesse verso un enorme hangar. Il miracolo è nell’involucro, come in una scatola a sorpresa, perché si intravvedono le forme sinuose della poppa di una nave, tutta a pannelli di legno, e tutta aperture da raggiungere grazie a ponti e passerelle, a più livelli, dalla platea alle gallerie. Chi li percorre varca il limite dello spazio adibito all’ascolto, entra nella sala di forma ellittica un po’ schiacciata (o meglio, dalla sagoma di tozza nave, carica di passeggeri), ha l’impressione di esser salito in battello, pronto per un viaggio. In ogni punto dell’auditorium, sviluppato più in altezza che in lunghezza, lo spettatore domina il palco, un emiciclo ligneo in cui le formazioni orchestrali si dispongono per incantare gli ascoltatori, anche grazie alla perfetta acustica. L’edizione 2012 del festival ha avuto come motivo conduttore la fede religiosa: se Abbado aveva aperto con il Requiem di Mozart, a chiudere è stato Bernard Haitink, alla testa dei Wiener Philarmoniker, con la IX sinfonia di Anton Bruckner (quella che reca la celebre, disarmante dedica al buon Dio). Come se questo non bastasse, nella prima parte del concerto è intervenuto Murray Perahia, per eseguire al pianoforte il IV di Beethoven. Haitink ha 83 anni, è un direttore ormai leggendario, ha debuttato al festival di Lucerna nel 1966 e non ha mai smesso di frequentarlo; soprattutto di recente ha condotto grandi orchestre in sinfonie bruckneriane (la V in un’indimenticabile serata del 2010, la IV nell’edizione pasquale del festival di quest’anno). A dispetto dell’età, Haitink non si siede sullo sgabello predisposto sul podio se non per pochi secondi, tra un tempo e l’altro della sinfonia. Resta in piedi, gesto direttoriale sobrio, tempi staccati con ritmo netto, ma non inesorabile: soprattutto nella complicata partitura di Bruckner (la IX è sinfonia difficile anche perché incompleta, priva del finale che il compositore non riuscì a concludere) Haitink spezza l’uniformità ritmica di ciascun movimento, per scandire la marzialità delle fanfare e dei momenti solenni, per far respirare i temi melodici (specie del flauto), per indugiare sulle zone di ripiegamento sul dubbio e sul dolore. Ne emerge un Bruckner sereno e disingannato, solenne soltanto per far capire la vuotezza della solennità.
Perahia oggi ha 65 anni, ma conserva sempre l’aria di ragazzino brillante e iperattivo; non concede alcun bis dopo il suo Beethoven vigoroso e intenso, senza cedimenti a facili tentazioni romantiche. Grande protagonista della serata è comunque l’orchestra dei Wiener: sembra che solista e direttore si facciano da parte, senza alcun gesto eclatante o trovate inattese, per far risaltare il suono d’insieme. Non è la nota di un difetto interpretativo; al contrario, nell’epoca del divismo artistico, il rispetto per il testo musicale da parte di Perahia e Haitink ha davvero qualcosa di religioso; sembra suggerire che il mistero della musica sia insito nel suono orchestrale (anche quando congiunto allo strumento solista). E poi è senza dubbio merito di Haitink se il terzo tempo del concerto di Beethoven sia risuonato così armonioso, con virtuosismi del violoncello che segue il tema appena enunciato dal pianoforte, e con un incalzare degli archi che rendono nuova, quasi mai ascoltata prima, una pagina notissima. Il direttore lavora insieme ai Wiener per valorizzare l’intervento di ogni singolo segmento del testo musicale; quello che dovrebbe essere ovvio, e che invece nella routine troppo spesso non avviene, qui si realizza. Non è neppure necessario che Perahia e Haitink si guardino durante il concerto, perché l’intesa è ormai completa: il concerto di Lucerna è stato ultima tappa di una tournée internazionale (passata anche per Salisburgo) che presentava lo stesso programma, di sera in sera sempre più cesellato nei particolari. Forse la caratura vincente di un grande festival come quello svizzero si riassume in un’idea anche troppo semplice per spiegare l’intento dell’interpretazione musicale: non finire mai di scoprire la bellezza. Foto Priska Ketterer