Como, Teatro Sociale: “I Capuleti e i Montecchi”

Como, Teatro Sociale, Stagione Lirica 2012/2013
“I CAPULETI E I MONTECCHI”
Tragedia lirica in due atti e quattro parti. Libretto di Felice Romani.
Musica di Vincenzo Bellini
Giulietta DAMIANA MIZZI
Romeo FLORENTINA SOARE
Tebaldo FABRIZIO PAESANO
Lorenzo PASQUALE AMATO
Capellio ALESSANDRO SPINA
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro AsLiCo del Circuito Lirico Lombardo
Direttore Christian Capocaccia
Maestro del coro Salvatore Sciammetta
Regia Sam Brown
Scene e costumi Annemarie Woods
Light designer Giuseppe Di Iorio
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona
Nuovo allestimento – Progetto vincitore European Opera-Directing Prize 2011 in collaborazione con Opera Europa e Camerata Nuova
Como, 27 settembre 2012

Primo titolo in stagione quest’anno per quanto riguarda il teatro sociale di Como e il circuito lirico lombardo, viene riproposto I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, opera la cui ultima ripresa in questi teatri è da rimandarsi al cartellone 2005/2006 con l’allestimento firmato da Cristina Mazzavillani Muti. Nella produzione in scena in questi giorni l’elemento registico e quello musicale si impongono nettamente sia a livello visivo che uditivo. Due impronte queste date dal regista Sam Brown e dal direttore Christian Capoccia che nella loro necessaria complementarietà, mal si rapportano e convivono all’interno del disegno registico. L’azione è spostata in un non precisato contesto storico fra il primo ‘900 americano, con toni e riferimenti che sfiorano certe atmosfere sociali proprie del sud-Italia. L’elemento realistico si materializza in talune situazioni limite, quali la violenza subita da una giovane da parte del clan dei Capuleti durante la sinfonia, fino all’assassinio della stessa (con tanto di flutto di sangue che schizza sul proscenio) per mano di Tebaldo mentre durante la cabaletta canta il suo amore per Giulietta. E’ questo, a detta del regista, lo spirito che pervade tutta l’opera, in cui l’appartenenza ad un clan viene prima di qualsiasi altra cosa. Da qui il carattere che definiamo “mafioso”, di taluni atteggiamenti che delineavano la recitazione dei protagonisti: da Romeo ( un ragazzaccio strafottente nel primo atto, che si scopre innamoratissimo nel secondo) a Tebaldo e Capellio. Una regia che nel suo intento di dare un impronta espressionista fortemente radicalizzata nel suo contesto storico risulta alla fine grottesca, proprio perché si allontana dall’opera stessa a cui dovrebbe riferirsi. Capuleti è una partitura dalla drammaturgia che oggi diremmo statica, in cui il numero musicale necessita sì di una vitalità scenica, ma che col realismo esasperato visto in questo allestimento risulta poco credibile. Fuor di metafora, l’eccessiva violenza stona con questa musica.
La scena fissa chiusa da tre grandi pareti rivestiti da carta da parati anni ’70, ci mostrava sullo sfondo un grande quadro raffigurante una coppia di sposi a metà fra una cartolina di natale e un Botero. Chiara metafora dell’infelicità del matrimonio che avviene in un contesto sociale repressivo e misogino. Al centro un tavolo che diventa l’altare dove si dovrebbero celebrale le nozze, e infine la tomba di Giulietta nell’ultima scena. Smoking in stile gangster per gli uomini, Romeo agghindato da teppista di strada anni ‘30, e Giulietta vestita di bianco.
Sul fronte musicale oltre a segnalare la buona e vitale prova dell’orchestra, ci troviamo di fronte ad un cast che mischia i vincitori del concorso Aslico 2011 e alcune già note presenze. Tutti giovani quindi, che nonostante qualche difetto passabilissimo, mostrano entusiasmo e talento non comuni. Su tutti il Romeo di Florentina Soare ci è parso l’elemento migliore della serata. Una vocalità generosa, che riempie il teatro, mai spinta e sempre morbida inficiata solo talora da qualche piccolo problema di intonazione. Il fraseggio partecipe e ben a fuoco, le ha permesso di delineare un Romeo a tutto tondo, perfettamente credibile, e di ridurre così quel gap inevitabile che c’è fra personaggio maschile e voce femminile.
Giulietta era Damiana Mizzi. Una sorpresa a fronte di una figura diafana e fanciullesca, ha mostrato una voce dal colore pastoso e di un certo peso; è a suo agio più nelle parti liriche rispetto a quelle virtuosistiche ove la voce in taluni casi (note acute) diviene un po’ stimbrata. Commovente era la partecipazione emotiva nella scena dell’avvelenamento.Brillante la prova del Capellio di Alessandro Spina, dotato di voce bellissima e assai corposa, e del Frate Lorenzo di Pasquale Amato il quale nonostante una lieve indisposizione ha superato pienamente la prova. Discreto il Tebaldo di Fabrizio Paesano, cui a parte il timbro non propriamente gradevole, e un volume di voce ridotto, canta bene e il personaggio emerge pienamente. Ottima la prestazione del coro AsLico diretto da Salvatore Sciammetta.