Il Professor Alfonso Gianluca Gucciardo, specialista in Otorinolaringojatria e in Bioetica e Sessuologia e presidente del CEIMArs Centro italiano interdisciplinare di Medicina dell’Arte, svolge, dal 2003, attività di medico dell’arte (quale freelance) per singoli (soprattutto attori, cantanti e ballerini), per Istituzioni canoro-coreutico-musicali e, onstage, per diversi Teatri italiani e stranieri.
Dottor Gucciardo potrebbe darci una definizione sintetica ed efficace di Medicina dell’Arte?
Certo. La Medicina dell’Arte è una branca della Medicina (in Italia, orfana di una Scuola di specializzazione specifica) che rappresenta un ambito pluridisciplinare vasto con diverse figure professionali e competenze di riferimento, tra cui quelle psicologiche e umanistiche, proprio in funzione della complessità dell’ambito di pertinenza. Si occupa, quindi, di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione delle malattie dei professionisti del mondo dello spettacolo (attori, ballerini, cantanti, circensi, doppiatori, musicisti) nelle sedi didattiche, in ambulatorio e in teatro. Dire e pensare che essa sia soltanto la Medicina finalizzata alla cura delle patologie professionali e generiche degli artisti è, però, limitante perché non dovrebbe trattarsi soltanto di “Medicina per gli artisti”: il suo fine dovrebbe essere prendersi cura dell’Arte stessa.
Quali benefici potrebbe apportare una Medicina dell’Arte performativa così intesa all’artista, nello specifico, e alle Istituzioni artistiche in termini di salute e funzionalità? Con quali modalità lei auspicherebbe l’inserimento della figura del Medico dell’Arte nel tessuto specialistico di formazione e fruizione artistica?
Sarebbe, forse, utile, a mio avviso, inserire la nostra figura all’interno del percorso didattico delle Accademie e dei Conservatori, sin dai primi giorni di frequenza, dunque, più a scopo preventivo ed educativo che curativo. Sarebbe, altresì, utile lavorare in teatro, a fianco delle figure creative, non per modificare idee o intuizioni sceniche, ma per aiutare ad una messinscena funzionale alla fisiologia e alle necessità dei performers stessi. La mia personale esperienza presso il Conservatorio di Messina, in primis, e con altri Enti mi invoglia a chiedere sempre più spazio per riuscire, a nostra volta, a dare di più ai giovani per la prevenzione delle overuse syndromes e delle misuse syndromes.
Quali sono le maggiori resistenze e riserve incontrate e riscontrate in Italia e all’Estero?
Ebbene in Italia, la Medicina dell’Arte è una branca quasi ignota della Medicina mentre in Europa e nel resto del Mondo è ben conosciuta e apprezzata. La riserva maggiore riscontrata, più spesso, sta proprio nella resistenza da parte di molti medici che non considerano utile una medicina funzionale e specifica al lavoro dei performers.
Per fortuna, i primi a dare una risposta positiva, sono proprio loro, invece: gli artisti, i quali consapevoli della complessità clinica e psicologica del proprio lavoro colgono l’importanza sostanziale di essere seguiti da medici competenti ed esperti del settore specifico. Tuttavia, c’è ancora molto da fare in termini di sensibilizzazione e di educazione alla prevenzione, soprattutto, per chi si affaccia allo studio artistico. (Basti pensare a quei cantanti che, per esempio, non sanno nemmeno dell’esistenza del medici della voce artistica e continuano a rivolgersi a chi, pur bravissimo in altre branche affini, non ha competenze specifiche nel settore delle arti della performance). Personalmente, ritengo che, se il sanitario non sta continuamente a contatto con il palcoscenico con il sudore degli artisti, non può capire niente del loro lavoro e questo vale in Italia come all’Estero.
Quali sono le attività principali promosse dal già citato CEIMArs? Ci dà qualche informazione relativa al prossimo importante Convegno internazionale di Roma?
Il CEIMArs è una associazione no-profit che unisce i pochissimi medici italiani e i riabilitatori degli artisti nonché maestri di canto, danza, recitazione e i loro allievi, al fine di creare un linguaggio comune e un’azione congiunta per parlare di medicina e di arte in modo integrato e integrale non solo negli ambulatori ma anche nelle scuole, nelle accademie, nei teatri etc. Il CEIMArs ha, appunto, ideato, prestando la propria consulenza scientifica all’ANSPI, il Convegno internazionale “Medicina e arti della performance”, alla sua terza edizione. Per il convegno decembrino aperto a chiunque – ma soprattutto agli artisti e agli studenti – si sono mobilitate autorevoli personalità, in ambito sia medico sia artistico, provenienti da tutto il mondo.
L’elenco degli ospiti e dei relatori si fregia di nomi davvero prestigiosi. Comincerei dalle madrine: l’ètoile Liliana Cosi e il soprano Francesca Patané. I medici e i riabilitatori (logopedisti e fisioterapisti) sono, invece, circa 60. Non potendoli citare tutti, mi limito all’Argentina Laura Neira Corbo e alla foniatra austriaca Berit Schneider-Stickler, di Vienna, celeberrime per i loro studi sul canto e la logopedia; al ben noto Juan Bosco Calvo Minguez, medico della danza, docente all’Università di Madrid; fra gli italiani cito la foniatra del Teatro alla Scala di Milano nonché il prof. Avanzini dell’Istituto Besta, giustamente celebrato studioso di “fisiologia e neurologia della musica”. Previste anche performance di artisti spaziando dalla lirica, al pop, al musical, alla recitazione.
Mi permetta di sottolineare che i medici e gli artisti che interverranno, da ogni parte del Mondo, non solo non hanno richiesto compenso ma addirittura parteciperanno a spese proprie. Questo è motivo di grande vanto e di grande forza per le attività da me promosse e che mi consente di sperare in un movimento e un esigenza effettiva di rinnovamento culturale e scientifico in tale ambito. Ci auspichiamo un grande richiamo.
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