Trieste, Politeama Rossetti:”Amarcord”

Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali , Stagione di Danza 2012/2013
“AMARCORD”
Balletto in due atti di Luciano Cannito liberamente ispirato all’omonimo film di Federico Fellini
Coreografia e regia Luciano Cannito
Musica Nino Rota, Glenn Miller, Alfredo Schnittke e Marco Schiavoni
Gradisca Doris SABRINA BRAZZO
Titta NICOLO’ NOTO
e conDiego Millesimo, Sergio Nigro, Rossela Lucà, Grazia Striano, Veronica Maritati, Giacomo Deleidi, Giada Pallara, Calogero Failla, Vittoria Pellegrino, Raffaele D’Anna
Compagnia Danzitalia Italian Dance Touring Company
Scene Carlo Centolavigna
Costumi Roberta Guidi di Bagno
Luci Alessandro Caso
Trieste, 21 novembre 2012 
Amarcord di Luciano Cannito è uno spettacolo dagli esiti incerti: stupisce per l’abilità dei danzatori che lo fanno vivere, ma delude dal punto di vista della struttura coreografica. Così come il cinema di Fellini, dal cui film Amarcord il balletto è ispirato, anche lo spettacolo del coreografo e regista Luciano Cannito è frammentato è spesso incomprensibile: decolla solo quando si tratta di danza pura (dalle scene dei soldati fascisti alla scena nella balera, dal quadro iniziale a quello famigliare) ma se in scena vuole presentare momenti narrativi, diventa quasi totalmente illeggibile. Molto slegato e forse chiaro solo per chi conosce il film a menadito, fallisce l’intento principale, quello che riconosce alla danza di essere “linguaggio universale” comprensibile a tutti. Il ricordo a posteriori è di uno spettacolo che non coinvolge lo spettatore, non gli da la possibilità di riconoscersi, di identificarsi nei personaggi o nelle situazioni. Speravamo, insomma, che la rilettura di Cannito ci aiutasse a dipanare qualche nodo della matasse felliniane, e invece…
All’unica recita triestina al  Politeama Rossetti, abbiamo avuto la sorpresa di vedere in scena Sabrina Brazzo al posto dell’annunciata Rossella Brescia, vittima di un serio infortunio ad un ginocchio. Purtroppo il cambio non ha aiutato molto le sorti dello spettacolo.
La Brazzo, splendida prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, nasce come danzatrice classica e, nonostante le tante esperienze maturate in altri stili e tecniche, resta una ballerina puramente accademica e, come tale, poco vicina allo stile proposto da Cannito per il personaggio di Gradisca: sfacciata, procace, sanguigna. La Gradisca della Brazzo invece è civetta, bambolina, ma algida e troppo elegante. Il resto della compagnia è assolutamente strepitoso: generosi nell’ esecuzioni e, ovviamente, perfetti per i ruoli, ricostruiti su di loro e sulle loro personalità. Tecnicamente molto forti e ben preparati, si spendono fino all’ultimo briciolo di energia, rischiando il rischiabile pur di non deludere il pubblico. Dobbiamo indubbiamente segnalare la grande prova tecnica e artistica offerta da Nicolò Noto, che interpreta Titta, alter ego sullo schermo di Federico Fellini, danzatore dalla tecnica sicura e strabiliante per la generosità con cui danza: bravo!
La scena a cura di Carlo Centolavigna è semplicissima, ma non priva di suggestioni, come quando dal fondale si staglia un transatlantico, il Rex, pronto a salpare. Le luci di Alessandro Caso sacrificano spesso l’espressività dei danzatori a favore di una penombra non sempre di aiuto ad una storia che risulta già tetra di suo. Adeguati i costumi di Roberta Guidi di Bagno. Le musiche originali di Marco Schiavone sono suggestive e ben si sposano in collage con quelle di Nino Rota, Glenn Miller, Alfredo Schnittke e con alcuni motivi popolari nel ventennio.  Teatro pieno e applausi generosi.  Foto Alessio Buccafusca