“Giulietta e Romeo l’amore continua… “

Scandiano, Teatro Boiardo
“GIULIETTA E ROMEO L’AMORE CONTINUA…”
Coreografia Cristina Ledri, Cristiano Fagioli, Alessandra Odoardi, Gelsomina Di Lorenzo, Giorgio Azzone
Musiche originali Virginio Zoccatelli, Diego Todesco
Danzatori Cristina Ledri, Gelsomina Di Lorenzo, Alessandra Odoardi, Claudia Elvetico, Samanta Tonolini, Giorgio Azzone, Kristian Matia, Leonardo Paoli
Luci Andrea Grussu
Costumi Renato Gastaldelli, Cristina Ledri
Scandiano, 11 dicembre 2012
La storia di Romeo e Giulietta piace sempre: sappiamo già di amarla, si rivive sempre con piacere e dolore… non stanca mai. Ci troviamo tutto: l’amore, la lotta per conquistarlo, la giovinezza e la morte che arriva ancora una volta a suggellare l’amore degli amanti di Verona. E lo spettatore resta lì ad aspettare, magari sperando di esorcizzare il finale tragico ma in fondo già pronto ad essere smentito. Il rapporto della danza con la celebre tragedia scespiriana è lungo e proficuo: solo per rimanere in Italia, limitarci all’anno in corso e alle stagioni delle Fondazioni Liriche, Patrice Bart ha proposto tra settembre e ottobre la propria versione al pubblico dell’Opera di Roma mentre il Roméo et Juliette di Sasha Waltz inaugurerà a breve la Stagione di Danza del Teatro alla Scala. Noi abbiamo assistito invece alla proposta della RBR Dance Company, compagnia fondata nel 1998 e frutto della collaborazione tra Cristiano Fagioli e Cristina Ledri. In attesa dell’inizio dello spettacolo, leggiamo le note informative del programma di sala incuriositi soprattutto dal titolo del balletto: Giulietta e Romeo l’amore continua. I curatori sottolineano giustamente la frequentazione della storia di Romeo e Giulietta con la danza, ritenendo però per questa creazione addirittura «necessario» partire da dove William Shakespeare aveva terminato. Non abbiamo capito dove sussista la necessità, giacché in uno spettacolo di danza – di tipo strettamente “narrativo”, come in questo caso – dovrebbe essere la coreografia a dover “raccontare nuovamente” la storia. A parte questo e come intuibile già dal titolo, i coreografi (Cristina Ledri, Cristiano Fagioli, Alessandra Odoardi, Gelsomina Di Lorenzo, Giorgio Azzone) e Virginio Zoccatelli, che cura l’elaborazione drammaturgica, immaginano dopo la morte degli amanti (coincidente grossomodo col primo atto) un futuro in cui alla coppia verrà dato modo di ritrovarsi in un «immaginario giardino ultraterreno» (il secondo atto) non senza però dover subire ulteriori peripezie. Romeo infatti non riconosce subito Giulietta, ingannato da spiriti che le somigliano solamente: si ricongiungeranno, scoperta la vera Giulietta tramite un tatuaggio, e forse anche per loro sarà finalmente possibile vivere insieme. Se il plot rivisitato può lasciare un po’ straniti, la coreografia non è che vada oltre, considerato che in molti momenti è dispersiva e macchinosa: più semplicemente, non riesce a concretizzare, uniformare e dare risalto a quelle che sarebbero buone intenzioni che purtroppo rimangono tali. Che davvero “troppi cuochi – coreografi, in questo caso – guastino la cucina”? Cerchiamo di spiegare per sommi capi ciò che non ci ha convinto. Nel primo atto, ambientato in una cripta, a parte il duetto iniziale di Romeo con Giulietta creduta morta -sensibile e diretto perché ben dosato sullo iato tra corpo vivo e corpo “morto”- non si capisce chi pianga la morte dei due considerato che i costumi degli astanti sono pressoché identici: i Capuleti? I Montecchi? Qualcuno capitato lì per caso? Gran parte della scena è giocata su piccoli praticabili inclinati, delle sorte di piccoli scivoli, sui quali verranno adagiati i corpi morti degli innamorati. Segue una scena di compianto, decisamente troppo lunga e ripetitiva, cui fa seguito un momento bellissimo ma scarsamente valorizzato, soprattutto a livello visivo: i praticabili uniti si aprono a inghiottire lentamente Romeo e Giulietta. Lo stesso difetto è ravvisabile anche alla scena iniziale del secondo atto: la fisicità dei danzatori che dovrebbe richiamare elementi naturali (rami o rampicanti), occhieggiando uno “stile  Momix”, resta lì ferma nella sua esiguità numerica, senza nessun effetto amplificativo. La scena delle diverse Giuliette – danzatrici che indossano il medesimo costume dell’“autentica” Giulietta – che seducono Romeo fa acqua da tutte le parti, semplicemente perché queste Giuliette sono sfrontate, quasi brusche e insolenti nei movimenti quando Giulietta dovrebbe essere la dolcezza fatta a persona: perché Romeo non capisce immediatamente l’inganno e ha bisogno di riconoscere l’innamorata da un tatuaggio? Il motivo di questa “sovrabbondanza” di Giuliette nell’aldilà viene così spiegata: «le anime prendono le sembianze dell’ultima arrivata». Ci siamo posti troppe domande? Forse perché non è agibile dover ricorrere al programma di sala quando la danza dovrebbe bastare a se stessa. Il linguaggio utilizzato è quello tipicamente neoclassico con qualche prestito malamente innestato che guarda la post modern dance. I danzatori (Cristina Ledri, Gelsomina Di Lorenzo, Alessandra Odoardi, Claudia Elvetico, Samanta Tonolini, Giorgio Azzone, Kristian Matia, Leonardo Paoli), pur non eccellenti, sono quantomeno coinvolti dal disegno coreografico. Le musiche originali di Virginio Zoccatelli e Diego Todesco e il disegno luci di Andrea Grussu tentano in qualche modo di ovviare alla farraginosità del tutto. Foto Nicola Scarmagnani