New York: Richard Tucker Gala 2012

New York, Avery  Fisher Hall
RICHARD TUCKER GALA 2012 
Componenti della Metropolitan Opera Orchestra
The New York Choral Society
Direttore Patrick Summers
Maestro del Coro David Hayes
Interpreti:
Ildar Abdrazakov, basso
Jamie Barton, mezzosoprano (2012 Tucker Career Grant Winner)
Olga Borodina, mezzosoprano
Stephen Costello, tenore (2009 Richard Tucker Award Winner)
Tara Erraught, mezzosoprano (U.S. debut)
Giuseppe Filianoti, tenore
Gerald Finley, baritono
Marcello Giordani, tenore
Dmitri Hvorostovsky, baritono
Quinn Kelsey, baritono
Liudmyla Monastyrska, soprano (New York debut)
Ailyn Pérez, soprano (2012 Richard Tucker Award Winner)
Erwin Schrott, basso
Con la partecipazione di:
Brandon Cedel, basso-baritono
Ryan Speedo Green, basso-baritono
Andrew Stenson, tenore
New York, 11 November 2012

Istituita nel 1975, poco dopo la morte del grande tenore americano, la Richard Tucker Foundation è diventata un pilastro della comunità musicale di New York, non da ultimo attraverso i suoi generosi premi annuali a meritevoli giovani cantanti. L’elenco dei vincitori del Premio Tucker si presenta come un “Chi è Chi” dell’opera americana, a partire dal primo vincitore, il tenore Rockwell Blake, e continuando con Dolora Zajick, Renée Fleming, Deborah Voigt, David Daniels, Stephanie Blythe, Joyce DiDonato, e Lawrence Brownlee, per citarne solo alcuni. La Fondazione Tucker presenta il vincitore di ogni anno in un concerto di gala al Lincoln Center, il vincitore di quest’anno, il soprano Ailyn Pérez, che si segnala anche per essere sposata con un vincitore precedente, il tenore Stephen Costello, che ha vinto nel 2009.
E’ consuetudine in America per i critici di non esprimere giudizi negativi su questo tipo di eventi: dopo tutto, gli artisti prestano la loro opera gratuitamente. In questo caso, sarà facile per me scriverne positivamente, dal momento che questo concerto si è rilevato molto soddisfacente sotto diversi punti di vista.
La Fondazione gode di un ammirevole livello di collaborazione con il Metropolitan Opera, che consente sia a cantanti che strumentisti di esibirsi al Gala Tucker. Quest’anno, gli artisti più famosi comprendevano Olga Borodina, Marcello Giordani, Gerald Finley, e Dmitri Hvorostovsky, con membri dell’Orchestra del Metropolitan diretti dal M° Patrick Summers, uno dei direttori più importanti in America, che è anche direttore musicale di Houston Grand Opera e direttore ospite principale della San Francisco Opera. Nonostante i nomi prestigiosi tra i partecipanti, la serata conserva un’atmosfera casalinga, questo il tono impostato dal figlio del tenore, l’affabile Barry Tucker, presidente della Fondazione, che presenta ogni anno il programma del concerto.
Ailyn Pérez ha aperto la serata con una scintillante esecuzione della scena di Cours-la-Reine, “Je marche sur tous les chemins” e “Obéissons quand leur voix appelle” dalla Manon di Massenet, insieme alla New York Choral Society. La sua voce possiede freschezza e flessibilità, non è scura come la più recente Manon del Metropolitan, Anna Netrebko, né leggera come la più famosa Manon di New York, Beverly Sills. Come la Sills, però, la Pérez può sfruttare un tono malinconico che ha resa piuttosto toccante la sua Violetta nell’estratto del Atto II, Scena 2 da La Traviata, che ha concluso il concerto durato quasi due ore. (A concludere lietamente la serata, il brindisi da La Traviata è stato offerto come bis.)
La Pérez ci ha però colpito maggiormente nel Duetto delle ciliegie da L’amico Fritz di Mascagni, un’opera che molto raramente si ascolta a New York, e qui eseguita da due amanti anche nella vita reale, che si sono rivelati ideali per questa musica: la Pérez è stata infatti affiancata da suo marito, il tenore Stephen Costello, entrambi irresistibilmente affascinanti. Costello ha anche cantato alcune frasi del ruolo di Alfredo nelle scene da La Traviata, mostrando una recitazione appassionata ed una squillante brillantezza che sono la sua prerogativa. Mentre il Premio Tucker è più spesso conferito artisti che hanno già ottenuto risultati significativi nella loro carriera (la Pérez non ha ancora cantato al Met, ma ha ottenuto successi al Covent Garden ed al Bolshoi, a Zurigo e ad Amburgo, così come in molte piazze importanti negli Stati Uniti), la borsa di studio Sarah Tucker è conferita a promettenti artisti più vicini all’inizio della loro carriera. Vincitrice di quest’anno è il mezzosoprano Jamie Barton, che ha rivelato uno strumento di prima classe, dotato di uno splendido colore caldo, un legato perfetto, grande potenza e flessibilità nella sua aria, “O mon Fernand” da La Favorite di Donizetti.
In genere, il repertorio di ogni Gala Tucker è di tipo tradizionale, quasi “conservatore”. Il basso uruguaiano Erwin Schrott si è allontanato molto dalla convenzione con le sue scelte, “Ave signor” dal Mefistofele di Boito e, cosa più sorprendente, “Rojo Tango” di Pablo Ziegler. Purtroppo, l’orchestrazione ampia e sonora del secondo brano ha prestato troppa concorrenza alla voce di Schrott, che non si è proiettata chiaramente in alcune parti dell’Avery Fisher Hall. (Il fisarmonicista non ha ricevuto alcun credito nel programma.) In entrambi i numeri, Schrott ha comunque dimostrato la sua presenza scenica ed il suo sex appeal: in due personaggi e brani molto diversi, risultava altrettanto seducente.
I baritoni Gerald Finley e Dmitri Hvorostovsky, entrambi beniamini del pubblico di New York, hanno anche loro offerto delle sorprese. Finley ha cantato un imperioso “Sibilar gli angui d’Aletto”, l’aria d’ingresso di Argante dal Rinaldo di Handel, di solito cantata da una voce di basso. Nulla gli mancava sia in termini di peso vocale che di precisione esecutiva, nell’affrontare questo brano così impegnativo, con l’eccellente supporto della sezione fiati dell’orchestra. Hvorostovsky ha interpretato “O du mein holder Abendstern” dal Tannhäuser di Wagner, una rara incursione per lui nel repertorio in lingua tedesca, forse con l’intenzione di segnalare a New York che è pronto ad interpretare anche ruoli wagneriani.
Hvorostovsky ha poi duettato con un’altra beniamina del Met, il mezzosoprano Olga Borodina, in “Zachem ty”, un’accattivante duetto da La fidanzata dello Zar di Rimsky-Korsakov, opera raramente eseguita a New York, ma perfettamente adatto al temperamento ed allo stile (naturale) dei due artisti. L’altro contributo della Borodina, “Mon cœur s’ouvre à ta voix” dal Samson et Dalila, era a suo modo un archetipo da Gala Tucker: un’aria molto amata, eseguita in modo impeccabile da un cantante che è strettamente associato con l’opera da cui il brano è tratto. Inoltre, la Borodina è apparsa dimagrita e più affascinante in questa occasione.
La Borodina è scritturata per cantare Amneris al Met in questa stagione. Accanto a lei nel ruolo di Aida ci sarà il soprano ucraino Liudmyla Monastyrska, nuova per il pubblico locale, che ha offerto un’elettrizzante esecuzione di “Vieni, t’affretta” dal Macbeth di Verdi, liberandosi nel glamour di una diva d’altri tempi e ardente passione, tali da spazzare via qualunque principio di critica tradizionale. Ci ha fatto impazzire. E’ inutile negarlo.
Il tenore italiano Giuseppe Filianoti [recentemente intervistato da GBOpera] ha offerto un’esecuzione elegante e bellissima – si potrebbe quasi dire “astuta” – di “Quando le sere al placido” dalla Luisa Miller, iniziando con una eleganza soave che ha dato ulteriore impatto all’emotività bruciante dei passaggi successivi dell’aria. Con una perfetta dizione francese e fascino lirico, Filianoti ha anche cantato il ruolo del poeta di Offenbach nel concertato che conclude l’atto di Giulietta ne Les Contes d’Hoffmann, insieme alla Erraught, Barton, il tenore Andrew Stenson, ed i basso-baritono Brandon Cedel e Ildar Abdrazakov, specialmente impressionante quale Dapertutto.
Abdrakazov ha anche eseguito una ben sobria versione de “La calunnia” da Il Barbiere di Siviglia ed è stato affiancato dal giovane baritono Quinn Kelsey in una travolgente esecuzione del duetto tra Attila ed Ezio, “Tardo per Gli anni e trumulo” dall’Attila di Verdi. Kelsey è sempre più riconosciuto come un grande talento , dotato di una corposa e potente voce baritonale che ricorda la leggendaria età dell’oro. Il suo contributo solista, “Nemico della patria?” dall’Andrea Chénier di Giordano, ha mostrato una completa padronanza della lingua, ed il suo controllo delle frasi di Germont nel concertato da La Traviata non ha lasciato alcun dubbio sulla sua giovane età.
Il tenore siciliano Marcello Giordani ha offerto un altro cavallo di battaglia – e, non certo per caso, uno dei biglietti da visita di Richard Tucker – “Vesti la giubba”, ricca di brio e non troppa finesse. E’ tornato poi insieme a Finley nel duetto da Les Pêcheurs de perles, in cui il contrasto con lo stile più raffinato ed il francese di Finley sembrava delineare maggiormente la distinzione tra i due personaggi di Nadir e Zurga. I due artisti dovevano originariamente eseguire dall’Otello di Verdi “Si, pel ciel,” optando per il brano di Bizet all’ultimo minuto. Ci si rammarica in particolare di non aver ascoltato lo Iago di Finley, ma la sostituzione si è comunque rivelata piacevole.
I Gala Tucker sono presentati senza interruzione, nota positiva per meglio arrivare al ricevimento ed alla cena dopo lo spettacolo, ed il programma di quest’anno si è rivelato insolitamente lungo, anche per il fatto che nessuno degli artisti è stato costretto a cancellare (una rarità in questo tipo di eventi). Per tutta la serata, i musicisti dell’Orchestra del Metropolitan hanno mantenuto uno stato d’animo celebrativo, suonando sotto la direzione dell’abile Maestro Summers con evidente entusiasmo negli “esotici” brani di Ziegler e Rimsky-Korsakov, e con evidente affetto per i più familiari Leoncavallo, Rossini, e Saint-Saëns. Hanno lasciato l’ascoltatore avido di ulteriori esecuzioni, da parte loro, da parte dei cantanti che erano con loro sul palco, e soprattutto di altri brani da L’Amico Fritz. (Dario Acosta Photography)