The Busch Ensemble arrichisce le Note d’augurio

Il trio con pianoforte, The Busch Ensemble, ha incantato un teatro esaurito per il concerto ‘Note d’augurio’, il 13 dicembre a Verona. Il concerto tenutosi al Teatro Ristori era organizzato dall’Università di Verona in collaborazione con il Concorso Internazionale di musica da camera Salieri-Zinetti nel quale il Trio ha vinto l’importante premio discografico e il secondo premio assoluto.
Il Trio formato dal violinista olandese Matthieu van Bellen, che suona un magnifico violino Guadagnini appartenuto ad Adolfo Busch dell’eponimo quartetto d’archi, il violoncellista inglese Jonathan Bloxham e il pianista israeliano Omri Epstein, hanno offerto un programma di grande spessore.  Si sono dimostrati esecutori maturi e raffinati fin dall’inizio, con un equilibrio strumentale e musicale perfetto.  La padronanza e eleganza con la quale il Trio ha affrontato il trio in mi maggiore Hob.XV:28 di Haydn, e in particolare il secondo tempo bachiano e poco ortodosso, era accattivante. Il seguente trio di Mendelssohn in re minore op.49 in quattro tempi, è caratterizzato da un leggerezza del tessuto sonora, da melodie romantiche e spontanee, e da un’energia passionale. La parte impegnativa del pianoforte è stata interpretata da Epstein con grande maestria.  Il Trio ha reso squisitamente l’elegante dialogo fra le parti: il primo tempo che inizia con un’intensa melodia  del violoncello accompagnato da una figura nervosa e incalzante nel pianoforte, il secondo tempo con una delle melodie più toccante di Mendelssohn,  passata da strumento in strumento, il delizioso 3° tempo che scorre e svanisce, e l’ultimo tempo che elabora un’approfondimento di colori e stati d’animo.
La seconda parte del concerto ha iniziato con il bellissimo Notturno op.148 di Schubert, che dopo un’apertura quieta e sostenuta, che si ripresenterà alla fine, si apre in una parte centrale di piglio nobile e affermativo.  Il Trio sapientemente si è avvantaggiato dell’eccellente acustica del Teatro Ristori, sfruttando il contrasto timbrico e dinamico pienamente, e creando un’atmosfera di rarefatta bellezza. Il grande spessore musicale e strumentale che gli esecutori hanno dimostrato nella prima parte del programma  ha avuto il suo culmine nel splendido trio op. 63 di Schumann.  Suonando praticamente a memoria, il trio ha regalato un’esecuzione intensa e poetica, caratterizzata dal ricco colore di van Beulen, dalla cantabilità di Bloxham e dalla fluidità di Epstein, che ha travolto il pubblico. Una brillante esecuzione del Rondò all’Ongarese, il 3° tempo dal trio con pianoforte n°1 in sol maggiore di Haydn, offerta come bis ha conclusa in maniera festosa una bellissima serata.