“Senza trucco!”… Alessandro Riga

Alessandro Riga, étoile ospite residente di MaggioDanza, è in questi giorni impegnato nel ruolo di James ne La Sylphide di August Bournonville al Teatro Comunale di Firenze. L’abbiamo incontrato nel dicembre 2012 in occasione del Gala in ricordo di Simona Onidi al Teatro Regio di Parma: ha gli occhi sorridenti e luminosi mentre ci parla dei suoi coreografi e ballerini preferiti, della sua musica, dei suoi ricordi, dell’incontro con due grandi dive della Danza italiana come Carla Fracci e Elisabetta Terabust e… tanto ancora. Ecco come si racconta Alessandro Riga.
Qual è il tratto principale del tuo carattere?
Io sono una persona molto riservata, sono molto timido… cosa che non sono in scena, perché in scena risulto molto esplicito, concreto, carnale… almeno così dicono! Però nella vita ho molta difficoltà nel socializzare: quindi, per questo, devo ringraziare la danza.
E il tuo peggior difetto?
Sono testardo… se non capisco perché mi chiedono una cosa non la faccio a prescindere.
Segno zodiacale?
Ariete.
Sei superstizioso?
Mmm…un po’, dai! Sono del sud, ce l’ho nel DNA.
Che rapporto hai con la spiritualità?
Quand’ero piccolo andavo in Chiesa, ho ricevuto tutti i sacramenti… poi ho abbondato e ho cominciato a ragionare un po’ più con la mia testa. C’erano cose che non mi appartenevano e non ho più frequentato la Chiesa. Mi piace l’idea di credere in Dio, di credere in qualcosa più grande di me: questo mi piace, però non seguo nessuna religione.
Hai mai sofferto d’invidia?
Per quanto riguarda la danza, mai: a me piace vedere in scena artisti bravi. Mi piace e mi stimola. Nella vita, ogni tanto mi è successo.
Cosa volevi fare da grande?
Volevo fare il medico poi però ho iniziato prestissimo a ballare non sapendo che la danza sarebbe stata il mio lavoro.
La tua famiglia ha influenzato le tue scelte ?
La mia famiglia mi ha sempre supportato tantissimo. I miei mi hanno accompagnato alla mia prima lezione, mia mamma si è trasferita con me quando mi sono traferito a Roma. Mi ha aiutato davvero molto avere il supporto dei miei.
Quali sono i tuoi ricordi più cari?
Il ricordo più bello che ho in scena è stato il primo balletto che ho fatto una volta trasferitomi a Roma che è stato con Carla Fracci e la Compagnia del Teatro dell’Opera, dove io mi sono sentito completamente perso e rapito da ciò che stavo facendo. È stata la prima volta in cui stavo veramente danzando. Poi ho incontrato tante persone più o meno importanti nel mondo della danza che mi hanno lasciato molto. Ricordi di vita ce ne sono tanti: la prima volta che me ne sono andato di casa, la prima volta che mia madre mi ha effettivamente lasciato da solo a Roma ed è stata anche la prima volta che l’ho vista piangere… quando mi sono trovato in Germania da solo… sono comunque esperienze che mi hanno fatto crescere e che mi porto dentro.
Tu hai nominato Carla Fracci che sarà la madrina di questa serata: che ricordi hai di lei?
Sicuramente è una persona che ha dedicato tutta la sua vita alla danza e si vede qualsiasi cosa faccia. Lei è quello. E io l’ammiro molto per questo perché io non ne sono capace: la danza non è la mia vita ma è una parte della mia vita. Però ammiro molto le persone che riescono a fare di una sola cosa il loro… “faro”. Poi è stata una grandissima artista: ha fatto una carriera invidiale per chiunque. Mi ha insegnato tantissimo: mi ha insegnato i rudimenti del passo a due… io le prime cose le ho fatte con lei ed è stata una davvero una grande esperienza lavorare insieme.
Anche Elisabetta Terabust è stata presente all’interno della tua carriera…
Con la signora Terabust ho purtroppo lavorato poco perché quando sono entrato io a scuola, lei andava via. Però è rimasta legata alla scuola, veniva sempre a guardare gli esami. Io ho una grandissima stima di lei e so che anche lei mi stima molto: ci siamo cercati spesso anche dopo e abbiamo fatto anche delle cose insieme. Davvero una grande artista.
Qual è la delusione più grande che hai ricevuto?
Nel mondo della danza non ne ho avute, devo essere onesto… nella vita, ci sono stati degli “amici” che hanno tradito la mia fiducia.

Cosa manca nella tua vita oggi?
Oggi, oggi… manca un po’ di pazzia, un po’ di follia che prima avevo e che adesso sta scomparendo… forse perché sto crescendo. Però un po’ mi manca.
Di che cosa hai paura?
La mia più grande paura è quella di restare da solo nella vita… paura che il tempo passi e si perda tutto.
Hai un sogno ricorrente?
Non mi ricordo spesso i sogni: vado direttamente “in coma” quando mi addormento.
Che importanza dai al denaro?
Be’, sicuramente è importante. Non è fra le mie priorità perché io mi diverto sia con 5 euro che con 200. Forse non gli do il giusto peso perché io sono stato sempre una persona relativamente fortunata, non mi è mai mancato nulla.
In cosa sei più spendaccione?
Mi piace andar fuori con gli amici, far cene, bere qualcosa… ecco, lì spendo tanto.
Collezioni qualche oggetto?
Colleziono… musica. Compro davvero tanta musica.
Quali sono le tue letture preferite?
Non leggo, non mi piace… mi annoia! Lo so che non si dovrebbe dire… ma è così.
Qual è il tuo profumo preferito?
Quello che porto di solito è Attitude di Armani.
Città preferita?
Una è Crotone, la mia città. L’altra è Firenze: io a Firenze ci sto e ci vivo molto bene. Anche se fra poco vedrò un’altra città che ho sempre sognato: New York… vedremo.
Fiore preferito?           
Mi sa che non ce l’ho… non mi hanno mai regalato tanti fiori e non mi ci sono mai appassionato.
I coreografi che hai più amato?
Sicuramente William Forsythe. Poi alcune cose di Roland Petit che mi hanno veramente toccato.
Tra le tue partner chi ricordi in modo particolare?
Ce ne sono due/tre con le quali sto ancora ballando e con cui mi trovo molto bene. Una è Gisela Carmona Gàlvez… poi c’è Letizia Giuliani… mi sono trovato molto bene anche con Eleonora Abbagnato. Poi io sono una persona accomodante e cerco di farmi andare bene un po’ tutto… anche perché puoi apprendere sempre qualcosa di nuovo da chi hai a fianco.
Che musica ascolti?
Dipende dall’umore, però ascolto molto rock. Quindi puoi capire che umore abbia… diciamo un po’ “tostarello”!
Qual è il film che hai amato di più?
Requiem for a dream: è un film molto crudo che parla di tossicodipendenza… però mi ha tenuto inchiodato alla poltrona tutto il tempo. Ho adorato la colonna sonora tant’è che mi sono fatto fare un solo da Francesco Ventriglia che, devo dire, riscuote sempre molto successo.
Qual è la stagione dell’anno che preferisci?
Sono per le mezze stagioni… che ormai non ci sono più! Non amo né il caldo caldo né il freddo freddo: la primavera, anzi, l’inizio della primavera è perfetto per me.

Che rapporto hai con la tecnologia?
Mi piace, semplifica molto! Ho un bell’iPhone, un bel Mac…
Che rapporto hai con la televisione?
L’accendo e la lascio lì. Seguo un film che magari voglio vedere o se mi voglio distrarre… sono tipo da musica, c’è poco da fare!
Che rapporto hai con la politica?
Io cerco di capire cosa succede ma molto spesso non riesco… non penso per demerito mio. Per questo perdo d’interesse.
Hai delle cause che ti stanno particolarmente a cuore?
Ogni volta che richiedono la mia presenza io sono sempre disponibile a dare il mio aiuto: infatti questa sera sono qui.
Preferisci il giorno o notte?
La notte.
Qual è la situazione che consideri più rilassante?
Io a casa, un bicchierino di vino, una sigaretta, un po’ di jazz in sottofondo e… basta!
Qual è il tuo ideale di giornata?
Oh, il mio ideale di giornata è fantastico! Svegliarmi a mezzogiorno, con la colazione già pronta, farmi un bel bagno, fare una bella camminata sul Lungarno, possibilmente in primavera… incontrarmi con degli amici per un aperitivo, andare a fare una bella passeggiatina a Fiesole… poi, basta: vado a letto.
Qual è il tuo rifugio da tutto e tutti?
Sembrerò ripetitivo ma è sempre la musica… sempre lei.
Cosa ti manca di più quando sei lontano da casa?
Mi manca il contatto, il toccare le persone alle quali voglio bene. Mi manca proprio il fatto di non avere mia madre davanti, non poter dare una carezza a mia sorella o andare a passeggio con mio padre.
Qual è la vacanza o il viaggio che vorresti fare e che non hai ancora fatto?
Eh, quello che farò fra dieci giorni… New York!
Chi o cosa ti imbarazza?
Provo molto disagio quando non capisco quello che sta succedendo, quando non capisco dove una persona vuole portarmi con il suo ragionamento… allora, mi imbarazzo, mi chiudo e mi sento molto a disagio.
Com’è il tuo rapporto con il cibo?
Mi piace! Mi piace la cucina di mamma, mi piace andare a mangiare fuori…
Qual è il tuo piatto preferito?
La pasta al forno di mia madre! E te la consiglio perché  è… divina!
Vino rosso o bianco?
Rosso.
Il posto dove si mangia peggio?
Ah, quando cucino io è sicuramente il posto dove si mangia peggio!
La danza  è stata una vocazione o una scoperta?
Una scoperta… penso sia stata una scoperta. Io ho iniziato a sei anni: ero troppo piccolo per dire “Io voglio fare il ballerino”. Mi ci sono trovato e piano piano ho scoperto cosa fosse.
A chi non ti conoscesse cosa faresti vedere di te?
Non saprei scegliere… mi trovo io come artista più vicino a determinate cose. Per esempio il solo che ti dicevo prima: è forte, duro, drammatico… rispecchia tantissimo il mio modo di essere artista. Quindi probabilmente inviterei qualcuno a vedermi ballare quello: una cosa creata su di me, per me.
La carriera del danzatore è sicuramente una delle più “fragili” e  tra le più brevi.  Come guardi all’evoluzione della tua professione?
Ballare è un lavoro usurante perché non naturale. Devo essere sincero, non penso ancora così lontano: avrò comunque ballato e non sarà mai poco.
Se adesso  ti fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa vorresti danzare?
Vorrei tanto affrontare un pezzo di Forsythe che ancora non ho fatto: probabilmente avrò la possibilità la prossima stagione con MaggioDanza. Però il pezzo che vorrei danzare di più è Le jeune homme et la mort di Roland Petit.
Da spettatore, qual è stato il primo spettacolo di danza che hai visto?
Dal vivo è stato Romeo e Giulietta al Teatro dell’Opera. È stata la prima volta che sono entrato in un ente lirico e sono rimasto estasiato.
Chi sono i tuoi ballerini preferiti?
Sopra tutti, Mikhail Baryshnikov. Perché è riuscito a ballare qualsiasi cosa e ad un livello altissimo. Ho guardato tutti i suoi video e li ho praticamente distrutti mandandoli avanti e indietro. Ed è una persona che ha spaziato tantissimo: ha fatto cinema, televisione… e anche questo mi piace molto: non si è limitato al proprio ambito ma è riuscito ad evolversi.

La danza e la TV: cosa ne pensi?
Io penso che vedere gente che balla, che fa danza, sia comunque uno stimolo. Qualitativamente parlando è normale non poter paragonare uno spettacolo teatrale ad un format televisivo. Non voglio essere denigratorio. Semplicemente, se voglio vedere un balletto, vado a teatro; se voglio vedere una canzone ballata anche solo per tre minuti lì so che posso accendere la TV. Dipende da cosa si cerca.
Cosa fai un’ora prima di salire sul palco?
Un’ora prima ancora mi sto preparando. Io ho quei dieci minuti prima dello spettacolo dove vado un attimo nel mio mondo: ho bisogno di stare da solo, in silenzio o, al limite, ascoltare solo la musica che viene dal palcoscenico. Mi piace star tranquillo in quei dieci minuti: già se mi vedi quindici minuti prima sono in giro a cazzeggiare.
Cosa non manca mai nel tuo camerino?
Una bottiglietta d’acqua c’è sempre. Poi qualcosa per coprirmi. Di solito mi porto anche un po’ di musica se so che devo starci tanto.
A cosa pensi quando ti guardi allo specchio?
Ci sono due specchi nella mia vita: quello della sala ballo e quello di casa. Lo specchio della sala ballo è “bastardo” perché un giorno ti fa vedere quanto sei figo e quanto sei bravo quando il giorno dopo mostra anche il minimo difetto e lo fa diventare enorme. E, a pensarci bene, anche lo specchio di casa fa più o meno la stessa cosa…
Il tuo stato d’animo attuale?
Rilassato, tranquillo… Aspetto, chiacchiero con te…
Il tuo motto?
Vivi e lascia vivere!