“The Aspern Papers” alla Dallas Opera

Dallas, Texas, Dallas Opera, Stagione Lirica  2012–13 
“THE ASPERN PAPERS” (Il carteggio Aspern)
Opera in due atti da una novella di  Henry James
Libretto e musica di Dominick Argento
Tina Bordereau SUSAN GRAHAM
Juliana Bordereau ALEXANDRA DESHORTIES
The Lodger NATHAN GUNN
Jeffrey Aspern JOSEPH KAISER
Barelli DEAN PETERSON
Sonia SASHA COOKE
A Painter ERIC JORDAN
The Gardener MARK McCRORY
The Maid JENNIFER YOUNGS
Orchestra e Coro della Dallas Opera
Direttore Graeme Jenkins
Maestro del Coro Alexander Rom
Regia Tim Albery
Scene Andrew Lieberman
Costumi Constance Hoffman
Luci Thomas Hase
Dallas, 12 Aprile 2013

Inaugurato nel 1957 da Maria Callas (prima in concerto, poi in Lucia, La Traviata, e Medea) e Giulietta Simionato (in Cenerentola), la  Dallas Opera per molti anni ha portato avanti una politica conservatrice, che rifletteva ampiamente l’orientamento culturale della città stessa e del suo direttore artistico, il direttore d’orchestra Nicola Rescigno: artisti di fama mondiale impegnati per lo più nel repertorio italiano del XIX° secolo. La prima opera importante commissionata dal Teatro, The Aspern Papers di Dominick Argento, debuttò pochi anni dopo che Rescigno lasciò  la carica e, sotto molti punti di vista, segnò una rottura importante con la filosofia operativa fino ad allora imperante: dal 1988, i “rivali” texani della  Houston Grand Opera, si era già imposta come uno dei teatri più importanti per le nuove produzioni americane e quindi questa mossa di Dallas è stata generalmente accolta come un tentativo di stare al passo.
Com’è  nella tradizione di Dallas, la prima di Aspern Papers fu contrassegnata dalla presenza di un cast di grande prestigio, che includeva Frederica von Stade, Elisabeth Söderström e Richard Stilwell — e fu trasmessa in diretta nazionale televisiva. Un avvenimento che non portò a una regolare proposta di titoli americani. Si segnalono solo:Thérèse Raquin Tobias Picker nel 2001 e  Moby Dick di Jake Heggie nel 2010 sono le sole altre, mentre Everest di Joby Talbot e Great Scott Heggie andranno in scena entrambe  nel 2015. Per quanto concerne The Aspern Papers, poche altre compagnie negli U.S.A e in Europa l’hanno in seguito messa in scena e così nel giro di pochi anni,  questo lavoro è caduto nel dimenticatoio, cosa che purtroppo è già accaduta riguardo i lavori di questo  ammirato compositore ed insegnante, ora 85enne.
Per il 25esimo anniversario della prima mondiale, la  Dallas Opera ha allestito una nuova  produzione, diretta da da Tim Albery, con un altro cast di grandi nomi,  che comprende il mezzosoprano Susan Graham (nata nel Nuovo Messico, ma cresciuta in Texas), al suo debutto  in questo Teatro, e il direttore d’orchestra Graeme Jenkins alla fine del suo mandato come direttore musicale.   La novella di James riguarda gli sforzi di uno studioso di scoprire i manoscritti perduti di un poeta morto, Jeffrey Aspern, al quale è totalmente devoto e che considera il miglior poeta di tutti i tempi. Dopo la scoperta che Miss Juliana Bordereau, la donna che Aspern aveva amato in vita, è ancora viva nonostante sia trascorso circa un secolo dalla morte del poeta e conduce un’esistenza misteriosa e segregata dal resto della società, sola con la nipote Miss Tina in un grande e vecchio palazzo di Venezia, il critico, riesce ad avvicinare le due donne. Sempre tenendo nascosta la sua reale identità e i suoi fini ultimi, dato che Juliana, si rivela alquanto gelosa dei suoi ricordi e non vuole diffonderli, perseguirà la difficile impresa di impadronirsi del carteggio. Il racconto si conclude con la morte di Miss Bordereau alla vista del critico che fruga nella sua stanza alla ricerca dei documenti, ossessionato dalla paura che Miss Bordereau, già gravemente malata e in fin di vita, avrebbe potuto distruggerli.
Argento, intellegentemente, ha trasformato Aspern un compositore, in modo che il pubblico possa più facilmente comprenderne l’arte. Avendo scritto un’opera veneziana (Casanova’s Homecoming) subito prima di Aspern Papers, il compositore ha  trasportato la storia  sulle rive del Lago di Como. Per il resto la trama segue fedelmente la struttura della novella, in quanto lo studioso (qui chiamato il Pensionante) prova a sedurre la timida zitella Tina Bordereau, allo scopo  fine di ottenere i manoscritti che lui crede siano in possesso di sua zia Juliana.
La partitura è cupa ed elaborata fin dalle prime note, con movimenti che evocano le acque increspate del Lago di Como di notte (molte delle scene dell’opera sono notturne), atmosfera che le luci di Thomas Hase, non ha compiutamente saputo rendere. Argento compie dei viaggi temporali, passando dal 1835, quando Juliana era un giovane soprano, e il “presente,” il 1885,  che la vede trasformata in una donna che si è isolata dal mondo diventando  sospettosa e dispotica. Sia nel passato che nel presente, i personaggi cantano senza tenere conto degli altri,  quasi non  ascoltando ciò che gli altri dicono loro, creando quasi dei numeri corali aggressivi, che il Maestro Jenkins ha guidato con eccezionale chiarezza e puntualità.
Mentre la musica rimane tonale e accessibile, rifugge le melodie convenzionali, preferendo sottolineare e accentuare il dramma piuttosto che  rispettare le strutture tradizionali. Benché Argento includa lunghi passaggi dell’opera di Aspern Medea, egli non imita uno stile musicale ottocentesco: Aspern suona esattamente come Argento e questo può apparire come un limite della partitura.
Il cast ha dato prova di essere stato più che convincente e tutti hanno mostrato una dizione eccellente. La Graham spicca per una grande carica di sensualità, che l’ha particolarmente fatta apprezzare nel repertorio francese e potrebbe sembrare inadatta al ruolo della repressa Tina. La prospettiva della realizzazione di un amore trasforma gradualmente la donna e la Graham mostra in modo convincente questa evoluzione. Durante la scena finale dell’opera, in cui Tina brucia il prezioso manoscritto, la cantante incarna una passione che riflette sia Juliana, che la vendetta di Medea.  Juliana non ha la forza vendicativa  di una Medea, anche quando un’altra donna minaccia il suo amore per Aspern: la sua ricerca di  vendetta  è casuale non programmata. Ma lei è posseduta da una furia terrificante ed è ossessionata dalla colpa. Sul palco, il soprano Alexandra Deshorties trasmette un temperamento selvaggio (senza, va detto, affiancare ad esso una tecnica selvaggia) adattissimo al personaggio. L’affascinante dolcezza e il canto garbato del baritono Nathan Gunn hanno abilmente comunicato l’assoluta certezza del Pensionante di essere padrone di una situazione che in verità è ben lontana dal suo controllo in ogni momento della vicenda.  James non ritrae mai Aspern direttamente — il lettore se ne fa un’idea solo attraverso ciò che gli altri personaggi dicono di lui — Argento ne fa invece il protagonista del dramma. Detto ciò, la sua caratterizzazione rimane un po’ contenuta e anche se seduce un’altra cantante, Sonia, sotto lo stesso tetto di Juliana, egli non fa mostra del fervore byroniano  che ci si aspetterebbe da lui. Il tenore Joseph Kaiser ha dato vita ad una figura affascinante sul palco e ha cantato i suoi versi con convinzione, ma non è riuscito a trascendere i limiti del personaggio che Argento ha conferito ad esso.  Del tutto conincenti il  mezzosoprano Sasha Cooke (Sonia) e  Il basso Dean Peterson (Barelli).
La scenografia di Andrew Lieberman — un salotto fatiscente e decorato modestamente, non è stata visivamente interessante e le luci di Hase, come già abbiamo fatto cenno, non hanno contribuito molto a migliorare l’azione. Un aspetto visivo poco convincente che ha avuto il vantaggio di  concentrarsi meglio sui cantanti e la regia di Tim Albery che ha ben lavorato sugli interpreti, traendone un forte potenziale drammatico. I costumi di Constance Hoffman hanno ben contribuito  a caratterizzare ulteriormente i personaggi.  Graeme Jenkins ha fatto meraviglie con l’orchestra della Dallas Opera, dando vita ad un’esibizione coerente, corretta: Jenkins ha creato un  ensemble sofisticato, versatile che non ha dovuto sacrificare l’attenzione ai cantanti che ha caratterizzato gli anni di  Rescigno. In questo caso, Jenkins e i suoi musicisti hanno reso un ottimo servizio alla partitura di Argento, portando l’ascoltatore a ritenere che se quest’opera viene rappresentata così poco spesso è per lo più perché il materiale a cui si ispira (a differenza delle altri recenti opere americane basate sui classici della letteratura) ha resistito ad adattamenti cinimatografici o televisivi. Altre teatri  farebbero bene a dare un’altra occhiata a The Aspern Papers — e sarebbero fortunate a trovare un direttore d’orchestra e un cast al buon livello di quelli di Dallas. Foto Karen Almond, Dallas Opera