Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: “Maria Stuarda”

80° Festival del Maggio Musicale Fiorentino (1933-2013)
MARIA STUARDA
Tragedia lirica in due atti di Giuseppe Bardari, dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller
Musica di Gaetano Donizetti              
Elisabetta I, regina d’Inghilterra LAURA POLVERELLI
Maria Stuarda, regina di Scozia MARIELLA DEVIA
Roberto, Conte di Leicester SHALVA MUKERIA
Giorgio Talbot GIANLUCA BURATTO
Lord Guglielmo Cecil  VITTORIO PRATO
Anna Kennedy DIANA MIAN
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Alain Guingal
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Esecuzione in forma di concerto
Firenze, 23 giugno 2013
Sentire suonare e cantare bene fa stare altrettanto bene. Questo era il mio pensiero pochi minuti fa uscendo da questa memorabile esecuzione della Maria Stuarda di Donizetti. Anche senza il contributo di un impianto scenico e registico, la versione da concerto ha retto benissimo grazie alla efficace e musicalissima direzione di Alain Guingal che ha scelto, quando previsto, tempi molto energici e spigliati, reggendo con mano sicura le lunghe scene che precedevano i numeri musicali “chiusi” di arie e duetti, trovando per ogni situazione colori molto vari e dinamiche ben eseguite. Di fronte a lui una compagnia di canto di alto livello ma anche un’orchestra e un coro davvero in gran forma: il pubblico ha regalato spontaneamente un lungo applauso e delle meritate ovazioni alla fine della pagina corale che precede la grande scena finale. È un piacere sentire la precisione e la coesione di questa orchestra, la loro articolazione nei passaggi brillanti e la pienezza sonora e il bel timbro in quelli più cantabili. E così pure ascoltare la qualità del suono e del fraseggio di questo ottimo coro, a cui la cura del Maestro Fratini sta giovando. Auguriamoci che il loro incerto prossimo futuro sia solo un momento di passaggio verso una riconferma della loro grande professionalità in un contesto organizzativo migliore che li valorizzi come meritano.
Parlare di Mariella Devia nel ruolo titolo rischia sempre di essere un elenco di aggettivi superlativi ed esclamazioni: c’è tutto, dal timbro sempre morbido e sempre lucente, la tecnica perfetta, il fraseggio morbidissimo dei suoi cantabili, l’accento drammatico della grande e famosa invettiva, il senso musicale mai banale e sempre al servizio di un’idea chiara e diretta, la dizione del testo scolpita senza nessuna sbavatura o esagerazione, i sovracuti sicuri e le colorature perfette. Il pubblico entusiasta ha salutato ogni suo momento musicale con una commovente  riconoscenza. Non si poteva avere un’interprete più adatta ed efficace! Anche Laura Polverelli nel ruolo antagonista di Elisabetta è stata perfetta: combattendo con la bellezza intrinseca del suo timbro vocale ha saputo trovare anche i colori e gli accenti giusti per delineare la figura di questa regina gelosa e malvagia, vincendo tutte le battaglie che la scrittura difficilissima del suo ruolo le imponeva, dalla tessitura decisamente acuta da soprano secondo più che da mezzosoprano, alle colorature e gli accenti drammatici che si alternano a rendere il tentennamento a volte schizzofrenico di questa grande donna tra ragion di stato e gelosia amorosa. Le figure maschili in quest’opera sono state relegate da Donizetti a personaggi di contorno rispetto alla sovrastante personalità delle due donne: l’amante conteso è il tenore, Conte di Leicester, interpretato bene da Shalva Mukeria, possedendo una vocalità di tenore leggero che riesce, quindi, a reggere l’impervia tessitura di questa parte, aggiungendo anche alcuni acuti non in partitura nelle cadenze finali. Il timbro vocale non è particolarmente bello, eppure le sue frasi più riuscite sono state proprio quelle del cantabile sognante e malinconico, presenti soprattutto nel duetto con Maria. Il basso Gianluca Buratto, dotato di una voce molto sonora e di bel timbro, ha disegnato il personaggio del confidente di Maria, Talbot, con sicurezza tecnica ed efficacia musicale, specialmente nella scena del secondo atto, dove ha introdotto con un buon fraseggio morbido e ben legato la sua bella frase cantabile. Nel ruolo del cattivo consigliere Cecil il baritono Vittorio Prato ha dato il suo meglio nelle parti più recitative, dato che il volume della sua voce, pur di bel timbro ma adatta a repertorio più brillante e acuto, non è sempre stato in grado di competere con la sonorità dell’orchestra o degli altri colleghi cantanti nelle parti d’insieme. Buona la resa vocale e musicale di Diana Mian nel ruolo di Anna Kennedy. Il pubblico ha applaudito con grande entusiasmo la fine dello spettacolo, riservando alle due protagoniste speciali ovazioni, assolutamente meritate.