Romaeuropa Festival 2013:”Sfumato”

Roma, Teatro Eliseo, Romaeuropa Festival 2013 
“SFUMATO”
Ideazione, Coreografia Rachid Ouramdane
Testo Sonia Chiambretto
Musiche Jean-Baptiste Julien
Canto Deborah Lennie-Bisson
Interpreti: Jean-Baptiste André, Brice Bernier, Lora Joudkaite, Deborah Lennie-Bisson, Klara Puski, Ruben Sanche
Sound management Franck Morel
Scene Sylvain Giraudeau
Costumi La Bourette
Luci Stéphane Graillot
Video Aldo Lee, Jacques Hoepffner
Assistente alla creazione Erell Melscoet
Regia del suono Laurent Lechenault 
Roma, 4 ottobre 2013

Rimasto affascinato e sconvolto da un viaggio in Vietnam, Rachid Ouramdane, coreografo francese di origini algerine, porta sulla scena la potenza dei cambiamenti climatici e l’impatto, a volte drammatico, che essi hanno sulla vita dell’uomo.
Un pianoforte in un angolo, due corpi immobili sul pavimento. Fumo dappertutto. Sale in spirali pigre fino al soffitto, confonde le forme, vela i colori. Una voce ci racconta “l’Uragano” dal testo “La Taiga court” di Sonia Chiambretto, e una sola donna in scena, vorticando su sé stessa sempre più velocemente, ce lo descrive col movimento. Si rimane ipnotizzati a guardare questo esile corpo che ruota senza fermarsi per minuti interi, che descrive cerchi infiniti con le braccia e con la testa. Entrano gli altri danzatori, cinque in tutto, danno vita ad una serie di sollevamenti e cadute. Sono silenziosi e leggeri come i gatti, gli unici suoni sono le note al pianoforte della musica di Jean-Baptiste Julien, talvolta eseguita dal vivo.
Poi “Piogge Torrenziali”. E scende davvero la pioggia, investe due danzatori che si contorcono sotto il ritmo incessante delle gocce che cadono. Da questo momento l’acqua diventa protagonista dello spettacolo, la troviamo, grazie agli effetti luci, persino sulle nostre teste. I danzatori la sollevano, schizzano, ci scivolano dentro. Uno di loro arriva sull’unico punto asciutto, sbatte i piedi in un forsennato, e quasi disperato, numero di claquettes cantando, anzi urlando, “Singing in the rain”. Le danze si susseguono, c’è dell’Hip Hop, della Break Dance, c’è la danza roteante dei Dervisci, c’è il Tip Tap, i cinque danzatori passano da uno stile all’altro senza scomporsi, padroneggiando le tecniche con arte, donando varietà allo spettacolo.

Tracce di danze, tracce di acqua ovunque, tracce di dolore in occhi che hanno perso qualcosa a causa di quell’acqua. Li vediamo passare sul fondale, senza parole, nei bei montaggi video che si alternano alle evoluzioni dei ballerini. “Nostalgia” è l’ultimo atto che ci racconta la voce. Tracce. Sono quelle che restano quando i contorni e le linee svaniscono, quando evaporano come fumo, si dissolvono. Quando il tutto non rimane che “Sfumato”. Spettacolo molto particolare, ricco di suggestioni, di illusioni quasi. Rachid Ouramdane riesce con stile e grazia a fondere insieme coreografia, tecnologia e scenografia proponendoci momenti che paiono intrisi di pura magia. Unica pecca è la lunghezza: troppe volte si assiste a scene che durano ben oltre la soglia di attenzione dello spettatore; ma nel complesso rimane un lavoro piacevole ed emozionante. Foto Jacques Hoepffner