Ferrara. Teatro Comunale, Stagione 2013-2014
Ritratto d’artista: Louise Lecavalier
“SO BLUE”
Creazione e danza Louise Lecavalier e Frédéric Tavernini
Musiche di Mercan Dede, Normand-Pierre Bilodeau, Daft Punk, Meiko Kaji
Rimixaggio Normand-Pierre Bilodeau
Regia Philippe Dupeyroux
Costumi Yso
Luci Alain Lortie
Prima italiana
Ferrara, 3 novembre 2013
Ferrara rende omaggio a Louise Lecavalier, personaggio straordinario, icona della danza. Canadese, danzatrice di punta de La La La Human Steps fondata agli inizi degli anni ’80 da Édouard Lock, i due hanno rivoluzionato il linguaggio di danza con il loro stile irriverente, ribelle, senza fronzoli, con temi allora per molti discutibili e con una fisicità esasperata ed un atletismo al limite dell’acrobatico. In tutti i progetti della Compagnia, dalle collaborazioni con mostri sacri del rock come David Bowie e Frank Zappa o artisti del cinema come Michael Apted, e molto altro, il segno della Lecavalier è stato inconfondibile: prima canadese ad ottenere il prestigioso “Bessie Award” per la danza, e poi premio alla carriera dal Conseil des arts et des lettres du Québec, nel 2008 “Officier de l’Ordre du Canada”, e ancora “Personaggio della coreografia 2010-2011” a Parigi, per chiudere il prestigioso “Léonid Massine” nel 2013, come dire: un mito. Dopo una vita a creare ruoli di altri evidentemente con la voglia di dire la sua e solo la sua eccola a Ferrara con So blue. In prima mondiale a Düsseldorf nel 2012, in questo lavoro ancora fisicità e atletismo, movimento, tanto movimento con un unico obiettivo, dare parola al corpo. Palco spoglio, su un lato un grande ventilatore, nella luce, essenziale, tanto bleu naturalmente. Tensione emotiva altissima, quella muscolare non ne parliamo. Per buona parte della performance Louise è sola e sulla musica house, rimbombante, ripetitiva, assordante con interventi arabeggianti di Mercan Dede, la danzatrice domina la scena, ipnotizza lo spettatore e racconta la storia di tutti i movimenti del mondo; da un impulso iniziale esplode la danza, senza testa, senza pensiero, un fluire continuo, frenetico, ripetitivo e dal ritmo forsennato, spesso segnato dal gesto, anzi un misto di danza e gestualità dal sapore anni ’80. Non si ferma quasi mai, al punto che ci si chiede come faccia, in fondo ha solo 55 anni; quando accade riparte immediatamente, parla, dissente, gesticola, trema, continua la sua danza estatica attraversando in largo e lungo il palco. Improvvisamente, quando credi che finirà così entra lui, Frédéric Tavernini, dal movimento morbido, più fluido di lei eppure forte, grande, corpulento, piazzato, così diversi nell’improbabile duo, fatto di incastri, scontri e incontri, mani che scivolano addosso e abbandoni, in fondo entrambi creano il loro percorso, interpretando loro stessi. Tutto finisce come se si chiudesse una porta o spegnesse una luce, abbastanza all’improvviso. Non si sa cosa rimanga di questa infinita legenda di movimenti, di questa energia pazzesca, di questa espressività dirompente, di questa ubriacatura di danza, di sapienza scenica, certo la gioia condivisa da tutto il pubblico di aver visto in scena lei, Louise Lecavalier. Foto di Marco Casati Nirmal