Cagliari, Teatro Lirico:”Pagliacci”

Cagliari, Teatro Lirico, Stagione Lirica 2013
“PAGLIACCI”
Dramma in un prologo e due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda / Colombina CELLIA COSTEA
Canio / Pagliaccio RUBENS PELIZZARI
Tonio / Taddeo ALBERTO GAZALE
Peppe / Arlecchino SAVERIO FIORE
Silvio GIANPIERO RUGGERI
Primo contadino CARLO CHECCHI
Secondo contadino MARCO TOMASONI
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “G.P.Da Palestrina” di Cagliari
Direttore Marcello Mottadelli
Maestro del coro Marco Faelli
Maestro del coro di voci bianche Enrico Di Maira
Regia e scene Franco Zeffirelli
Ripresa da Stefano Trespidi, Yamala Das Irmic
Costumi  Raimonda Gaetani
Luci Gianni Paolo Mirenda
La rappresentazione è stata preceduta dall’esecuzione dei seguenti brani sinfonici:Valse triste di Jean Sibelius;  Intermezzo da Manon Lescaut di Giacomo Puccini; Intermezzi da Guglielmo Ratcliff , Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, La Tregenda da Le Villi di Giacomo Puccini
Cagliari, 26 novembre 2013

E’ certo per una casuale coincidenza che “Pagliacci” sia andata in scena a Cagliari nei giorni in cui in tutto il nostro Paese sono state ricordate le vittime femminili di molte persecuzioni, di tante insidie, dei troppi omicidi che i media quasi quotidianamente ci raccontano. La rappresentazione dell’opera di Leoncavallo si é aperta con un minuto di silenzio in segno del lutto per le vittime dell’alluvione in Sardegna, ricordate anche nella lettera inviata da Franco Zeffirelli, che lamentava di non poter essere presente alla prima cagliaritana della sua regia. In compenso il regista fiorentino ha affidato il suo lavoro a Stefano Trespidi e  Yamala Das Irmic, che hanno governato con rigore i movimenti di decine e decine di persone sul palcoscenico – fra artisti, artisti del coro, comparse, mimi, giocolieri – i cui costumi erano disegnati da Raimonda Gaetani mentre le luci erano di Gianni Paolo Mirenda. Dal punto di vista strettamente musicale, la serata è iniziata con lo struggente Valse triste di Sibelius e con una calibrata scelta di brani sinfonici di Pietro Mascagni e Giacomo Puccini, destinata a introdurre il melodramma verista di Leoncavallo, solitamente eseguito in abbinamento con Cavalleria rusticana. Andata in scena per la prima volta a Milano il 21 maggio 1892 sotto la direzione di Arturo Toscanini, la vicenda riportata da Pagliacci è una storia vera, ispirata a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, che ha coinvolto per motivi professionali il padre del futuro musicista (allora bambino) che era magistrato. Zeffirelli l’ha riambientata  in una periferia italiana anonima di qualche anno fa, abbastanza squallida, con molti figuranti in scena in abiti contemporanei, a rappresentare tossici, prostitute, spacciatori. Una periferia nella quale arriva e si trattiene un carrozzone di saltimbanchi e artisti di strada, impegnati a riprodurre i soliti numeri da circo e a raccontare il loro dramma. Canio, che in scena interpreta il Pagliaccio, ama Nedda, ma lei ama appassionatamente Silvio. Quando Canio scopre che la sua donna lo tradisce per davvero – e non solo sulla scena – uccide i due innamorati, violentemente incalzato dal perfido Tonio, che vendica così il rifiuto amoroso ottenuto dalla donna. Elegante e misurata, senza troppe apologie veriste, la direzione musicale di Pagliacci, affidata al giovane maestro torinese Marcello Mottadelli, anch’egli al suo debutto a Cagliari. Ottimo quindi il sostegno offerto dall’Orchestra del Teatro Lirico ai cantanti, così come si è rivelato all’altezza del compito il Coro di Marco Faelli unitamente al Coro di voci bianche del Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, guidato da Enrico Di Maira.
Giovani, ma già affermati, i protagonisti dell’opera, tra i quali spicca il ruvido Canio di Rubens Pellizzari, credibile nell’affrontare un ruolo storicamente consolidato e, in particolare, in quel furente Ridi Pagliaccio, eseguito con accento aggressivo e scolpito, capace di ben restituire al pubblico il sentimento di rabbia rovente tipico dello stile verista, ma purtroppo straordinariamente attuale nella cronaca nera di questi anni.  Nedda, l’affascinante e disinvolta Cellia Costea, ha ben interpretato la delicata ballerina che si esibisce davanti a un pubblico che non sa e non vuole distinguere le lacrime che scivolano sul trucco. I Pagliacci cagliaritani si sono comunque avvantaggiati della risoluta presenza di Tonio, tratteggiata efficacemente nel canto e nella recitazione da un potente Alberto Gazale (applauditissimo sin dal prologo), il quale ha molto sottolineato il suo ruolo oscuro; ben centrati anche i ruoli di Silvio (Gianpiero Ruggeri), che ha onorato con gusto il duetto con Nedda, e di Peppe (Saverio Fiore). Pubblico plaudente. Foto Priamo Tolu