Il balletto Yacobson in tournée a Torino

Torino, Teatro Nuovo – Stagione 2013-2014
“IL LAGO DEI CIGNI”
Balletto in tre atti.
Musica di Pëtr Il’ic Čajkovskij
Coreografia Marius Petipa e Lev Ivanov
Ripresa da Andrian Fadeev
Balletto Yacobson di San Pietroburgo
Direttore artistico Andrian Fadeev
Odette / Odilie ALLA BOčAROVA
Principe Siegfried  Artëm Pyhačëv
La regina  Elena Podymova
Il precettore VLADISLAV MISNIK
Il giullare  Sergej Fedorkov
Rothbarth  Il’ja Osipov
Pas de trois  Aleksandr Abaturov, Evgenija Štaneva, Elena Černova
Danza spagnola  Anna Ignat’eva, Svetlana Golovkina, Konstantin Demakov, Il’ja Bojkov Danza ungherese  Evgenija Štaneva, SergejDavydov
Mazurka Angelina Grigor’eva, Ol’ga Suhih, Kristina Beleckaja, Kristina Luzina, Jaroslav Timofeev, Jurij Zolotuhin, Vadim Smorodin, Vladimir Rybakov
Scene Semën Pastuh
Costumi Galina Solov’ëva   
Torino, 29 novembre 2013        
Qualsiasi essere che respira e abbia vita conosce la musica meravigliosa e magica del Lago dei cigni; non esiste persona che non riesca a canticchiare almeno una sua melodia, dopo averlo ascoltato. Il Balletto Yacobson di San Pietroburgo ha riportato in scena una delle versioni più classiche – penso – fra tutte quelle che ci sono in repertorio (Gorsky, Fokin, Balanchine, Alonso), molto rispettosa dell’epoca e della coreografia originale, un dettaglio che mi ha sorpreso, considerando l’età così giovane della compagnia (compreso il suo direttore, Andrian Fadeev). L’allestimento e la maggior parte dei costumi sono molto moderni, bellissimi quelli delle danze di carattere (specialmente quelli per la Danza spagnola); ma è tempo di entrare nel merito della danza vera e propria.
Ho apprezzato un livello sia tecnico sia interpretativo molto alto nelle ballerine: tutte hanno trasmesso il senso di quell’ambientazione che ci si aspetta, onirica, eterea, insomma unica. Il giullare, Sergej Fedorkov, è bravo in quanto a mimica e interpretazione, ma tecnicamente si attesta su un livello medio. Dal momento che tutti i coreografi e maestri adattano l’opera per far brillare al meglio le qualità del danzatore, ci si sarebbe aspettati da questo interprete altri salti, almeno un doppio pirrouetès alla seconda. Appena sono entrati i ballerini del Pas de trois tutto è cambiato: fantastiche le variazioni, la coda, gli assoli (forse l’interprete maschile, Aleksandr Abaturov, è apparso un po’ frenato rispetto alle due partners). Il’ja Osipov è un Rothbart bello, bravo, molto convincente anche nell’interpretazione della morte.
Alla Bočarova è un’Odette bellissima, impeccabile nelle linee come dipinte, sempre curatissima negli arabesques e nelle attitudes, molto controllata nell’adagio, molto precisa nei giri; nelle braccia mancava un pizzico di morbidezza, e ci sarebbe voluto un po’ più di gomito per riuscire a riprodurre bene il frullio delle ali di cigno. L’artista è molto sicura, ma in Odile le sono mancati la malizia e il cinico sarcasmo del personaggio cattivo. Il III atto è tecnicamente il più alto: si presentano i fouettes, un passo che ha bisogno di controllo totale, resistenza, forza tecnica, perché poi la ballerina deve produrre una sequenza di variazioni, allegro, coda, vola trentadue volte! La Bočarova è riuscita a portare a compimento tutto con grande decoro, senza rischiare né un doppio né un cambio. Il principe Siegfried, Artëm Pyhačëv, come partner è eccezionale, e sono ottime interpretazione, postura, padronanza del palco, armonia; nelle variazioni è però troppo povero di brio allegro, di giri. Nel complesso la qualità è dunque altissima, anche se all’interno della compagnia il gruppo femminile sopravanza gli interpreti maschili; non è che si pretenda numeri virtuosistici da circo, ma uno sforzo in più da parte degli uomini sarebbe stato apprezzabile. Tanto di cappello per tutti gli artisti, e in particolare ai danzatori, che scelgono la professione più difficile del mondo.