Jules Massenet:”Le portrait de Manon”

Le portrait de Manon, su libretto di Georges Boyer, può essere considerato un epilogo o un’appendice al capolavoro Manon, in quanto, come ricordò lo stesso Massenet in Mes souvenirs, in esso ritornano in modo discreto motivi di Manon tra cui una graziosa bergerette cantata da Aurore e un breve fabliau spirituale affidato a Tiberge. L’azione si svolge in un castello di provincia dove si è ritirato il cavaliere Des Grieux dopo la morte dell’amata del cui ricordo vive tristemente e della quale conserva gelosamente l’immagine in una miniatura. Egli si occupa dell’educazione del nipote Jean di Morcerf, il quale gli confida il suo amore per Aurore, un’orfanella pupilla di Tiberge, vecchio amico del cavaliere. Des Grieux si oppone immediatamente a causa dell’eccessiva differenza di classe, ma Tiberge trova uno stratagemma per convincerlo. Aurore è la figlia del sergente Lescaut e con un abbigliamento e un trucco adatti diventa somigliante a Manon. Così la fanciulla di notte appare a Des Grieux per caldeggiare questo amore e il cavaliere, colpito dalla visione, dà il suo consenso alle nozze. L’opera, in un atto, fu rappresentata l’8 maggio 1894 all’Opéra-Comique con Jeanne Marie-Sophie Laisné (Aurore), Suzanne Elven (vicomte Jean Morcerf, mezzosoprano “en travesti”), Pierre Grivot (Tiberge), Lucien Fugère (Des Grieux) e la direzione di Jules Danbé. Unanimi furono i consensi per questo picccolo gioiello di Massenet; Charles Darcours su «Le Figaro» scrisse:
La partitura che il signor Massenet ha ricamato su questo canovaccio leggero è ciò che potevamo aspettarci da questo maestro dello spirito e della scena; essa è melodica, interessante, ingegnosa, e i richiami di alcuni temi favoriti di Manon vi sono introdotti con una discrezione e un tatto perfetti (C. Darcours, Opéra-Comique-Le Portrait fde Manon, in «Le Figaro», 9 maggio 1894, p. 5).
Entusiasta si mostrò anche Arthur Pougin che, nella sua recensione per «Le Ménestrel», scrisse:
Questo piccolo atto, scritto in versi graziosi, è trattato con una rara delicatezza di tocco. Era solo Massenet che poteva scriverne la musica, ed è affascinante, questa musica, piena di grazia e di poesia, con ricordi felici e frequenti dell’opera di cui questa è solamente una sorta di continuazione e che vengono, nella maniera più piccante, a sottolinearne e a chiarirne certe situazioni. Ritroviamo, in effetti, nello scorrere questa gentile  partitura, l’eco furtivo di certe pagine raffinate del suo passato (A. Pougin, Opéra-Comique Le Portrait de Manon, in «Le Ménestrel», ann. 60, n. 19, 13 maggio 1894, p. 146).
Come giustamente evidenziato nelle suddette recensioni, i richiami musicali alla Manon costituiscono uno degli aspetti qualificanti di questo lavoro che rievoca in una dimensione memoriale il passato che si intreccia con il presente sovrapponendo magistralmente i due piani temporali. Questa sovrapposizione appare evidente già nel preludio, finemente orchestrato e incentrato sul tema dell’aria di Des Grieux Ah, fuyez douce image, tratto dal secondo quadro dell’atto terzo di Manon, Le parloir du Séminaire St. Sulpice.
Il presente ritorna con prepotenza con il gioviale intervento del coro impegnato a intonare, all’inizio dell’opera, una canzone contadina che, tuttavia, non riesce a liberare Des Grieux dai sentimenti che lo agitano al ricordo della donna oggetto della sua passione. La rievocazione del primo incontro, Oui, c’est ainsi que je te vis, nella mente dell’uomo si materializza grazie alla ripresa dei temi di alcune importanti arie di Manon, come Manon, sphinx étonnant, Je suis encore toute étourdie e il valzer dell’atto quarto, che svelano i suoi pensieri più reconditi  scavando nel suo intimo. A questa dimensione intima si contrappone  un’altra apparentemente più frivola e ironica incentrata sul battibecco con Tiberge, che si snoda secondo le movenze stilizzate di un settecentesco minuetto, e sul delizioso duetto tra Aurore e Jean. Una pagina poetica è il finale nel quale Aurore appare a Des Grieux nelle vesti di Manon intonando l’aria L’amour, ineffable mystère!, finemente accompagnato da un coro a bocca chiusa dietro le quinte, al quale si aggiungono l’arpa e, poi, gli altri strumenti in una scrittura estremamente sensuale e delicata. (Ringraziamo la Casa Musicale Eco che ha concesso di pubblicare questo estratto dal volume “Jules Massenet – Les Tribulations d’Un Auteur” di R. Viagrande).