L’Orchestra Spira Mirabilis e l’Ottava di Beethoven

Formigine, Auditorium “Spira mirabilis”
Orchestra “Spira mirabilis”
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 8 in Fa maggiore op. 93
Formigine (MO), 14 dicembre 2013  

In un paese in cui i teatri si chiudono, il 14 dicembre 2013 il Comune di Formigine (cittadina a pochi kilometri da Modena) ha avuto il coraggio di inaugurare un nuovo auditorium da 384 posti, esplicitamente dedicato alla musica, intitolato a Spira mirabilis, ideale suggello della straordinaria storia d’amore che lega la città a questo straordinario ensemble. Per chi si fosse sintonizzato soltanto ora, conviene fare un riassunto delle puntate precedenti: Spira mirabilis è un’orchestra formata da giovani musicisti che suonano in varie orchestre d’Europa e che si riuniscono periodicamente per approfondire insieme lo studio di un solo pezzo musicale (ad esempio una sinfonia di Beethoven) per un periodo più prolungato di quanto normalmente è possibile per un’orchestra sinfonica e pervenendo ad un’interpretazione che è frutto della partecipazione intellettuale di ogni singolo musicista, dal momento che non c’è alcun direttore d’orchestra. Dal 2007 il progetto ha trovato una casa a Formigine. I musicisti partecipano alla Spira senza alcun compenso, ovviamente, ma la città aiuta e sostiene il gruppo negli aspetti logistici. Non solo l’amministrazione comunale, ma gli abitanti stessi, che ormai conoscono per nome quasi tutti i singoli musicisti. Si avrà un quadro della proteiforme attività di Spira (che comprende sempre lezioni-concerto per le scuole) passando in rassegna le partiture affrontate nel 2013 a Formigine (e poi portate spesso in giro per l’Europa): a febbraio Ma mère l’oye di Ravel (nella versione del balletto) e poi l’Italiana di Mendelssohn (prima e seconda versione); a marzo quattro giorni di un eccezionale Haydn Fest (giunto alla sua seconda edizione) che quest’anno è stato dedicato allo studio di tre sinfonie di Haydn e del balletto dell’Idomeneo e un’aria del Davidde penitente di Mozart (col tenore Mirko Guadagnini) su strumenti originali del periodo classico; a maggio il quintetto d’archi di Schubert; a giugno Metamorphosen di Richard Strauss; a settembre Pulcinella di Stravinsky (ma solo in Polonia, per il festival Wratislavia Cantans) e la Suite per fiati op. 4 di Richard Strauss; a novembre la Sinfonia n. 4 di Schumann (nella prima versione del 1841). E infine questa Sinfonia n. 8 di Beethoven, opera particolarmente congeniale alla Spira, che l’aveva già affrontata nel 2009 e nel 2010 e che l’ha scelta per inaugurare questo nuovo spazio che porta il suo nome, eseguendola per ben tre volte (alle 12, alle 17 e alle 21) nello stesso giorno.
Per Spira il concerto non è l’obiettivo finale, ma un momento di condivisione col pubblico di un work in progress collettivo. Ma questo non toglie che il risultato abbia un altissimo valore estetico intrinseco. I “critici importanti”, che ora non possono più fare a meno di venire in pellegrinaggio a Formigine ad ascoltare questo progetto, essendo abituati a lodare l’interpretazione del singolo superomistico direttore d’orchestra, regolarmente si stupiscono di trovare in questo ensemble “senza direttore” un’interpretazione molto personale. La cifra stilistica della Spira è inconfondibile, perché nasce da un rispetto profondo delle partiture, che vengono illuminate dall’interno rendendo vivo e necessario ogni singolo dettaglio ed enfatizzando il teatro musicale formato dal dialogo fra gli strumenti. A ciò si aggiunge lo studio della trattatistica antica e degli strumenti d’epoca, da cui deriva un certo caratteristico amore per l’articolazione ed una predilezione per l’aspetto ritmico della musica, che concorrono a creare letture asciutte e scattanti. E questo è vero soprattutto per Beethoven, e per l’Ottava in particolare, sinfonia umoristica per eccellenza dove la Spira può dare prova di tutta la sua arguzia, con un aereo e sarcastico secondo movimento (ripetuto anche come bis, con i musicisti sparsi in mezzo al pubblico) che riesce insieme a far sorridere e ad inquietare.
Lo spazio del nuovo auditorium ha, come prevedibile, i suoi difetti, primo fra i quali un palco angusto e per nulla versatile che può contenere a malapena un’orchestra da camera beethoveniana con 6 violini primi (come in questa occasione). Evidentemente non sarà qui che la Spira affronterà la Nona Sinfonia di Beethoven (l’unica non ancora affrontata dall’ensemble). Si potrebbe pensare che sia lo spazio ideale per fare musica da camera, ma l’acustica non è troppo felice, risultando molto risonante sul palco e molto secca per l’uditorio. Si può sperare che i previsti lavori di correzione acustica migliorino la situazione ma è difficile immaginare che lo spazio possa mai essere particolarmente favorevole alla musica vocale e corale. Ma, insomma, in un paese in cui la musica è spesso costretta ad essere eseguita nelle chiese (con tutti i connessi problemi umani, ideologici, acustici, nonché di temperatura) l’auditorium “Spira mirabilis” è sicuramente un’aggiunta molto valida al panorama culturale e non è proprio il caso di cavillare. In questi tempi in cui la politica italiana è sempre più lontana dalla cultura e in cui gli enti locali hanno sempre meno fondi, che un piccolo Comune abbia saputo comprendere l’enorme importanza artistica del progetto Spira mirabilis e che la Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena abbiano voluto compiere un investimento così forte e visibile nella musica (960.000 euro), è un imprevisto segnale di speranza per tutti gli italiani. P.V.Montanari Foto di Giampaolo Prampolini