Angelo Mariani (1821-1873): “Chiamatelo destino. Liriche da camera”.

Angelo Mariani: “La partenza” (Felice Romani); “Ad un fiume” (Domenico Capellina); “Abbandono, Voce del cuore” (Giovanni Carlo Casanova); “La povera madre” – Scena lirica (Margherita Pennacchi); “La lira” (“Anacreonte”, traduzione di Andrea Maffei);”In morte di una creatura, Ricordo del Bardo al suo primo amore” – Recitativo e romanza (Anonimo); “Romanza, povero fior” (Anonimo); “Alla luna” (Anonimo); “Sconforto” (Enrico Panzacchi); “Amami” (Giovanni Carlo Casanova); “Romanza, il tuo cor e la tua mano” (Anonimo); “Amore” (Marianna Giarré); “Chiamatelo destino” (Enrico Panzacchi); “Fosse morte!” (Enrico Panzacchi); “Dolore e speranza, Piccola melodia” (Domenico Capellina); “Ave Maria”; “La prece della sera” (Giovanni Pennacchi); “Antifona alla Madonna, Alma redemptoris Mater”; “Matilde, o la fidanzata del guerriero” – Cantata, recitativo, scena e andante (Giampaolo De Dominicis). Lucia Rizzi (mezzosoprano); Riccardo Zadera (pianoforte). Registrazione: dicembre, 2012. T.Time: 76.12 1 cd Amadeus – Rainbow ARB 010-2
Nella storia musicale del XIX secolo Angelo Mariani (1821 – 1873) avrà sempre un proprio specifico posto come protagonista di una rivoluzione tecnica che ha trasformato in modo indelebile la prassi del fare musica attraverso l’unione in un unico profilo professionale delle funzioni del primo violino e del maestro concertatore al cembalo ovvero la nascita della figura del direttore d’orchestra nel senso moderno del termine. A lungo amico di Verdi – fino alle incomprensioni degli anni 70 legate principalmente a Teresa Stolz – primo interprete dell’”Aroldo” nonché dei primi allestimenti italiani di opere verdiane nate altrove (“Don Carlo” a Bologna nel 1867, “Aida” a Milano nel 1872) e primo apostolo del verbo wagneriano in Italia con le esecuzioni bolognesi del “Lohengrin” (1871) e del “Thannauser” (1872), Mariani fu anche compositore di buon mestiere almeno nel campo della musica da camera non avendo mai osato il passo di comporre per il teatro.
Edito per Amadeus questo CD testimonia di un concerto celebrativo in onore dei 140 anni della morte del compositore e offre una selezione del suo catalogo cameristico concentrandosi sui brani per mezzosoprano. Accompagnata qui con tocco brillante da Riccardo Zadra, protagonista è Lucia Rizzi, cantante dalla voce calda e brunita, dalla buona tecnica – anche se in alcuni brani pare soffrire l’alta tessitura – e dalle buone intenzioni interpretative, che riesce a dare la giusta tinta espressiva ai vari brani. I brani proposti si dispiegano su un ampio ventaglio espressivo che va dalle composizioni sacre – su testi sia italiani sia latini – a brani di un lirismo sentimentale patetico fino ad una composizione di più ampio respiro come “Matilde o la fidanzata del guerriero” che riproduce in forme ridotte un’autentica scena teatrale di un gusto prossimo al Verdi delle opere giovanili  o de “Il trovatore” passando per eleganze salottiere e più intense suggestioni romantiche – “La povera madre” –  mentre per le sue doti di chiarezza e uniformità si fa apprezzare l’anacreontica “La lira”. I testi poetici sono in genere di autori minori o minimi fatta eccezione per Felice Romani e per un insolito brano di Anacreonte tradotto da Andrea Maffei. Fra i brani si distinguono forse proprio quelli più teatrali come la già ricordata “Matilde” in cui traspare tutta la conoscenza di Mariani per i modi e le forme del melodramma italiano oppure l’”Ave Maria” di un gusto tutto verdiano. Fra i possibili riferimenti di Mariani emerge proprio Verdi, soprattutto quello delle opere giovanili e della Trilogia popolare piuttosto che quello della maturità ma anche Meeyerber e il mondo espressivo della maturità donizzetiana e di Pacini – “Ad un fiume”, “Il tuo cuore e la tua mano” – regolarmente praticato a partire dagli anni giovanili (prime esecuzioni di “Sofocle” ed “Edipo Re” di Pacini nel 1847).
L’impressione complessiva resta quella di una musica frutto di tecnica e alto mestiere ma cui manca il vero colpo d’ala del grande musicista e in cui si riconosce solo l’artigiano che con impegno e buona volontà realizza la sua opera magari godibile ma priva di autentica personalità. Al contempo è quasi naturale una riflessione sulla lirica italiana del tempo, genere certo molto praticato ma come oppresso dall’onnipresente ombra del teatro lirico e rimasto incapace – a differenza di quanto avveniva in altri paesi – di trovare un proprio specifico spazio ed un proprio universo espressivo ben definito.