Olga Peretyatko

Arabesques. Arie da “Don Giovanni” e “Le nozze di Figaro” (Mozart), “Le nozze di Teti e Peleo” (Rossini), “I puritani” (Bellini), “I vespri siciliani” (Verdi), “Mireille” (Gounod), “Vasco da Gama” (Bizet), “Die fledermaus” (J. Strauss figlio); arie da camera e da concerto di Mozart, Dell’Acqua, Arditi, Alabieff. NDR Sinphonieorchester, direttore Enrique Mazzola. Registrazione: Hamburg, Rolf-Liebermann-Studio NDR 17-21 giugno 2013. 1 cd SONY 88883738592
Il giovane soprano pietroburghese Olga Peretyatko è fra gli elementi più interessanti apparsi sulla scena lirica internazionale degli ultimi anni. Prodotto di quel sempre fertile vivaio che è l’Accademia Rossiniana di Pesaro si è rivelata al grande pubblico proprio in occasione del Rossini Opera Festival per poi farsi brillantemente strada sui maggiori palcoscenici del mondo.  Il presente recital inciso per la Sony, in cui è accompagnata dalla NFR Sinfonieorchester diretta da Enrique Mazzola che poco aggiunge ad un accompagnamento corretto e finalizzato a mettere in evidenza le doti della cantante – appare come una sorta di sintesi fra quella che è stata fino ad ora la carriera della Peretyatko e quelli che potranno essere possibili sviluppi futuri. Trovo che il limite maggiore stia proprio nell’eccessiva eterogeneità della proposta in cui i singoli brani non sembrano accomunati da ragioni di fondo se non dalla dimensione virtuosistica, personalmente – ma è semplice parere dello scrivente – sarebbe stato forse più interessante un programma più coerente come repertorio e stile.
Vocalmente Olga Peretyatko rientra nella grande tradizione dei soprani di coloratura di scuola russa aggiornata e arricchita dallo studio del repertorio belcantistico italiano e caratterizzata nel timbro da una nota di morbida femminilità che la preserva da quelle asprezze che spesso hanno accompagnato cantanti di analoga tipologia vocale.  Negli ultimi anni in cui la voce ha inoltre acquistato maggior rotondità e corpo anche nel settore centrale senza perdere smalto e proiezione in quello acuto.   Il repertorio proposto come si diceva è fin troppo variegato e se la resa vocale è sempre pienamente convincente i risultati specie sul fronte espressivo sono soggetti a maggiori variazioni. I brani mozartiani posti in apertura del disco sono da questo punto di vista esemplari tanto più che sul piano strettamente vocale non sono i più adatti alle caratteristiche della Peretyatko. Se l’aria da concerto “Ah se in ciel benigne stelle” è ottimamente cantata rimane risolta solo sul piano vocale e la grande scena di Donna Anna “Crudele? Non mi dir bell’idolo mio” dal “Don Giovanni” manca di quella drammaticità richiesta dal ruolo e di cui ancora difetta la Peretyatko l’aria di Susanna “Deh vieni, non tardar” dal IV atto de “Le nozze di Figaro” risulta invece ben risolta grazie all’intelligenza musicale della cantante; La Peretyatko non ha di natura il timbro di lirico pieno, morbido e pastoso richiesto del ruolo ma riesce a compensare questi limiti con un fraseggio attentamente curato e capace di trasmettere l’evidente sensualità di Susanna in modo diverso ma non per questo privo di interesse.
I successivi brani tratti dal repertorio belcantistico italiano permettono alla Peretyatko di giocare sul suo terreno più favorevole tanto più considerando che si tratti di ruoli già affrontati con successo a teatro. La grande scena con rondò “Ah non potrian resistere” dalla cantata “Le nozze di Teti e Peleo” di Rossini è autentico cavallo di battaglia della cantante con la quale ottenne un autentico trionfo a Pesaro nel 2010 è affrontata con lo slancio della belcantista ed esibendo grande sicurezza negli ampi scarti di tessitura e nelle colorature svolte con naturale facilità anche se forse manca qual senso di trascinante gioiosità dell’esecuzione dal vivo.
Altrettanto a suo agio si dimostra nei successivi estratti da “I puritani”, altro ruolo cantato con regolarità dalla Peretyatko e ormai perfettamente dominato. L’esperienza con il ruolo le permette di caratterizzare in modo compiuto il contesto espressivo completamente diverso fra i due brani e risulta ben evidenziata la contrapposizione fra la festosa e giovanile briosità di “Son vergin vezzosa” e la straniata malinconia della scena della follia dove la cantante trova accenti di autentica commozione e in cui purtroppo viene a mancare il fondamentale contributo dei pertichini.
Sorprende invece e in modo positivo il bolero di Elena “Mercè, dilette amiche” da “I vespri siciliani” di Verdi. Se il repertorio verdiano – salvo qualche ruolo come Gilda – è ancora estraneo alle caratteristiche vocali della cantante specie per un ruolo come Elena pensato per una voce di tipo Falcon nel singolo brano riesce non solo a cantare molto bene ma anche a trovare colori diversi, più caldi e profondi, diversi da quelli abituali.
La successiva serie di brani francesi – comprendente “O légère hirondelle” dalla “Mireille” di Charles Gounod, “Ouvre ton coer” da “Vasco de Gama” di Georges Bizet e “Villanelle” melodie di Eva dell’Acqua compositrice belga di origini italiane attiva nella prima metà del Novecento – e nell’insieme meno convincente. La Peretyatko canta sempre molto bene e in brani dalla scrittura estremamente virtuosistica sfoggia alcune delle sue armi migliori con acuti luminosi, colorature puntuali e sgranate con nitidezza, apparentemente semplicità anche nei passaggi più impervi ma è l’aspetto espressivo che risulta meno coinvolgente con una tendenza ad appiattire il tutto sul piano del mero esercizio di bravura vocale. Va però riconosciuto il merito di aver proposto due brani di ascolto decisamente raro cosa che in questi contesti risulta sempre apprezzabile.  Considerazioni analoghe valgono – tanto in positivo quanto in negativo – per l’aria di Adele “Spiel ich die Unschuld von Lande” da “Die fledermaus” di Johann Strauss figlio cantata con grande eleganza e giusta briosità, spumeggiante nell’interpretazione ma in cui si sente latitare quello spirito viennese così difficile da definire e che solo le grandi interpreti di questo repertorio hanno saputo trasmettere.
Riuscitissimi invece i due brani da camera messi in conclusione del programma dove la Peretyatko da libero sfogo alle sue doti virtuosistiche senza però mai risultare meccanica. Nella celeberrima “Il bacio” di Luigi Arditi l’emissione morbida e flautata della cantante conferiscono al brano una nota dolcemente femminile di non poco fascino mentre assolutamente trascinane è “L’usignolo” di Aljabijev (stranamente indicato coma Alabieff sulla copertina del CD) aggiunto come bonus in calce alla registrazione esemplare per esecuzione tecnica e aderenza stilistica tanto da far rimpiangere che non sia stato concesso più ambio spazio al repertorio russo – sia cameristico sia operistico – dove numerose sarebbero le possibilità per la Peretyatko. Il risultato complessivo è un prodotto nell’insieme più che godibile e che ben evidenzia le qualità di una delle cantanti più interessanti fra le giovani attive sulla scena in questi anni nonostante qualche distinguo avanzabile sulle scelte di repertorio proposte.