Arie da: “La traviata”, “Il trovatore”, “La forza del destino” (Giuseppe Verdi), “Tosca”, “Madama Butterfly”, “La rondine”, “Turandot”, “Gianni Schicchi” (Giacomo Puccini), “La Wally” (Alfredo Catalani), “Adriana Lecouvreur” (Francesco Cilea), “Pagliacci” (Ruggero Leoncavallo).Total Playing Time: 62:11 Orchestra Czech National Symphony Orchestra, direttore Marcello Rota. 1 CD DELOS DE3462 -2013
Da qui l’ascolto dell’album
Del soprano azero Dinara Alieva si era già scritto in questa sede in relazione al CD Naxos dedicato al repertorio russo lirico e cameristico. Ora questa nuova incisione per la casa discografica statunitense Delos dedicata al repertorio italiano permette di verificare a qualche anno di distanza (la presente incisione è del 2013) i progressi compiuti dalla giovane cantante. Vantaggio non secondario in confronto alla precedenza incisione è la presenza di una compagine orchestrale di livello decisamente superiore, rispetto ai complessi russi dell’incisione Naxos la Czech National Symphony Orchestra si mostra compagine di ben altro livello capace di esprimere una brillantezza di suono ed una varietà dinamica di gran lunga superiore inoltre la presenza di un direttore di esperienza e ottima conoscenza del repertorio proposto come Marcello Rota garantisce uno standard di partenza decisamente superiore. Il programma scelto è decisamente impegnativo tanto per la difficoltà almeno di alcuni dei brani proposti quanto per la popolarità degli stessi e di conseguenza pericoloso termine di confronto visti i precedenti stratificati nella memoria degli ascoltatori. Bisogna riconoscere che la Alieva ne esce in media decisamente con onore e rispetto alla precedente incisione dimostra un’evidente crescita sul piano interpretativo e un superamento di alcuni difetti vocali anche se resta una certa mancanza di regolarità nella riuscita del settore acuto.
La voce della Alieva è quella di un soprano lirico pieno con interessanti possibilità di sviluppo in direzione del repertorio lirico-spinto e drammatico. La voce è ampia e rotonda specie nel settore centrale di particolare robustezza e sonorità; nel settore grave scende con sicurezza mantenendo pienezza di voce e corretta appoggiatura sul fiato mentre in quello acuto sale sostanzialmente bene – anche se a volte apre eccessivamente il suono – ma nel settore sopracuto tendere a perdere di corpo e anche il colore vocale tende a schiarirsi e perdere di omogeneità. Il timbro è caldo, morbido, con bruniture quasi mezzosopranili nella regione medio-grave, un timbro non privo di femminilità sicuramente più adatto a ruoli più maturi e sofferti che a quelli più connotati in chiave giovanile come l’ascolto della selezione proposta conferma per altro pienamente. La pronuncia italiana è più che discreta nel cantato nonostante qualche inflessione slava mentre risulta ovviamente meno fluida nella recitazione della lettera di Violetta che ad un orecchio italiano risulta fin troppo esotica e che forse sarebbe stato opportuno omettere. Rispetto all’incisione precedente il fraseggio si è fatto più attento e sfumato e specie nei brani più drammatici l’interprete si è fatta più partecipe e convincente.
I brani proposti sono tratti da opere di Verdi, Puccini, Cilea, Catalani e Leoncavallo. Per quanto riguarda il repertorio verdiano in apertura sono posti due estratti da “La traviata”: la grande scena del primo atto e l’”Addio del passato” del III, brani che esemplificano le due anime del personaggio. La Alieva appare decisamente più in sintonia che la natura lirica del secondo brano – fatte salve le difficoltà di pronuncia nel parlato – mentre dell’aria di apertura si trova a doversi maggiormente difendere anche se le colorature – pur senza l’allure dell’autentica belcantista – sono sgranate con buona naturalezza mentre negli estremi acuti la voce tende a perdere di uniformità cromatica.
Maggior interesse riserbano i successivi estratti da “Il trovatore” di cui sono presentate entrambe le due arie di Leonora: “Tacea la notte placida” e “D’amor sull’ali rosee” (quest’ultima priva di cabaletta. Quella della Alieva è una Leonora vecchia maniera che sembra ignorare le letture in chiave più belcantista che sono state offerte del personaggio – anche se la coloratura di “Di tale amor che dirsi” è ben risolta – e che sembra richiamarsi anche per questioni timbriche al modello della Price; sul piano vocale strettamente va evidenziata la presenza di un eccessivo vibrato specie negli acuti tenuti. Molto ben cantata – uno dei momenti migliori del disco – è l’aria “Pace, pace mio Dio” da “La forza del destino” scelta anche come titolo del CD. La scrittura vocale priva di richieste in chiave virtuosistica permette alla Alieva di far valore al meglio l’ampiezza vocale di cui dispone e il timbro brunito ben si confà alla natura del personaggio. Molto riuscita anche la lettura espressiva con accenti di sincera partecipazione.
Gli stessi elementi che caratterizzano la convincente prestazione come Leonora di Vargas si ritrovano nei brani pucciniani, o almeno in parte di essi. Non risulta infatti particolarmente indovinato “O mio babbino caro” da “Gianni Schicchi” molto ben cantato sul piano strettamente musicale ma in cui la voce della Alieva appare costretta in uno spazio troppo stretto mentre il timbro non è certo l’ideale che l’adolescenziale stupore di Lauretta; considerazioni in parte simili per “Chi il bel sogno di Doretta” da “La rondine”, sicuramente la morbida sensualità del timbro è più congeniale a Magda che a Lauretta ma in ogni caso si sente la mancanza di quel senso di fatua leggerezza che è fra gli elementi di maggior fascino in quest’aria. La seconda aria di Liù dalla “Turandot” ovvero “Tu che di gel sei cinta” è più compiuta anche sul piano espressivo pur mancando quel senso di giovinezza che dovrebbe caratterizzare il personaggio e contribuire a distinguerlo dalla protagonista.
Totalmente diversa la situazione per i brani più drammatici dove la Alieva fa valere al meglio le proprie qualità. La scrittura pucciniana con le sue ampie arcate melodiche e carezzevoli è l’ideale per una vocalità come quella della cantante azera che ha proprio nella pienezza del settore centrale il proprio elemento migliore. “Un bel dì vedremo” da “Madama Butterfly” è fra i momenti migliori della registrazione; anche qui manca in parte la luminosità giovanile di Cio Cio San ma la cavata ampia e sonora e il fraseggio attento e curato vanno passare questo aspetto decisamente in secondo piano, una Butterfly quindi decisamente spostata verso la dimensione drammatica il cui modello interpretativo parrebbe ancora ravvisarsi nella Price. Simile per impostazione il “Vissi d’arte” di “Tosca” solo parzialmente guastato da un acuto non particolarmente pulito. Il programma è completato da una piccola scelta di brani del repertorio scapigliato e della giovane scuola. Fra questi il più riuscito tanto sul piano espressivo quanto su quello vocale è l’aria della protagonista “Ebben? Ne andrò lontana” da “La Wally” di Alfredo Catalani di cui è offerta un’esecuzione estremamente solida sul piano vocale e ben riuscita su quello espressivo. Più interlocutoria la resa degli ultimi due brani proposti. “Io son l’umile ancella” dall’”Adriana Lecouvreur” di Cilea saggiamente eseguita senza la declamazione iniziale risulta molto ben cantata ma generica sul piano espressivo mentre la ballatella di Nedda “Qual fiamma avea nel guardo” manca dell’aerea leggerezza richiesta.