“Il matrimonio segreto” al Teatro del Giglio di Lucca

Lucca, Teatro del Giglio. Stagione lirica 2013-2014
IL MATRIMONIO SEGRETO
Dramma giocoso in due atti su libretto di Giovanni Bertati, revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni.
Musica di Domenico Cimarosa
Il Signor Geronimo   SALVATORE SALVAGGIO
Elisetta GIULIA SEMENZATO
Carolina   LAVINIA BINI
Fidalma  LORIANA CASTELLANO
Il Conte Robinson  OMAR MONTANARI
Paolino   MATTEO FALCIER
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Direttore d’orchestra Julian Kovatchev
Maestro al cembalo Riccardo Mascia
Regia Italo Nunziata
Luci Patrick Latronica
Lucca, 9 febbraio 2014

Se abitate o sarete a Ravenna, o nelle vicinanze, consiglio caldamente tre ore di puro godimento musicale presso il Teatro Alighieri. Il 15 e 16 marzo sarà replicato questo spettacolo che a Lucca ha riscosso grande e meritato successo ai primi di febbraio. L’opera, tra le più celebri di Domenico Cimarosa, è definita nel frontespizio “dramma giocoso” ma grazie all’impostazione registica e alle capacità recitative del cast è un’autentica opera buffa, a tratti comica, in cui si racconta il desiderio di ciascuno di soddisfare le proprie aspirazioni. Eroe della vicenda è il conte Robinson al quale, per contratto, è stata destinata in sposa la bella Elisetta, la maggiore delle figlie del ricco mercante Geronimo che mira ad acquisire con questo accordo un quarto di nobiltà. Peccato che il conte, non appena vede Carolina, la minore di Geronimo, se ne innamora perdutamente e capisce di aver preso un impegno matrimoniale insostenibile. Scoprirà che la bella Carolina è innamorata di Paolino col quale ha contratto segretamente matrimonio e decide di sacrificarsi per amore delle due sorelle: sposerà Elisetta che, per la grande voglia di accasarsi, ha subito la mortificazione di essere rifiutata e lascerà libera Carolina di viversi la storia d’amore col suo giovane sposo. Insomma, alla fine vissero felici e contenti ma si giunge a questa conclusione, nel solco della migliore tradizione operistica, attraverso contrasti, battibecchi, incomprensioni, sfuriate, equivoci,fughe e piagnistei, il tutto avvolto dalla musica sublime di Domenico Cimarosa che infonde al dramma quel clima di levità e leggerezza che rende l’opera godibilissima.Il contributo recitativo dei cantanti in scena è fondamentale a mettere in pratica l’interpretazione “gioiosa” del dramma. Le idee registiche di dinamismo – rese anche dall’abile uso delle luci di Patrick Latronica – che si intuiscono nel movimento degli imponenti mobili a scaffali che scorrono rapidamente, allargando e diminuendo le dimensioni del palcoscenico (con la creazione di nuovi e diversi spazi scenici), trovano corrispondenza nella precisa e allegra recitazione dei cantanti, che diventa comica nei momenti più intensi della vicenda quando si deve dar forma ai contrasti nella loro essenziale drammaticità ma che devono essere rappresentati in farsa per coerenza con l’impostazione generale dell’opera. Non manca un’amara riflessione sulla vicenda e sui personaggi. Attraverso lo stratagemma dei mobili e degli oggetti sul palcoscenico, coperti uno per uno da pesanti drappi che vengono scostati quando servono alla scena, sembra quasi che il regista Italo Nunziata e lo scenografo Pasquale Grossi vogliano significare l’atmosfera claustrofobica di un dramma che si consuma tra le pareti domestiche dove il contatto diretto ed esclusivo dei personaggi genera inevitabilmente egoismi e bassi istinti. Per quanto riguarda la parte musicale, il direttore Julian Kovatchev ce la mette tutta per ricreare l’atmosfera del Settecento musicale italiano e grazie all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini riesce nell’intento di un’esecuzione briosa e puntuale. Qualche passaggio ce lo saremmo aspettati un po’ più agile ma, in generale, l’intera opera è condotta con mano sicura e leggera. Da segnalare il cembalo di Riccardo Mascia che accompagna i recitativi con leggerezza, conferendo alle scene la fluidità necessaria al passaggio da un’aria e l’altra. E poi ci sono questi sei artisti in scena: bravissimi cantanti e attori straordinari. Fra tutti emergono, secondo me, Salvatore Salvaggio nella parte del padre, il Signor Geronimo, e Lavinia Bini, nel ruolo della figlia maggiore Carolina. Quella di Salvatore Salvaggio è una voce di basso dal timbro piacevole e sicuro, attento a risolvere i toni più cupi con l’ironia adeguata al personaggio. Si apprezzano anche le sue doti di attore per cui risulta un padre affettuoso e brontolone che ispira grande simpatia e tenerezza. Lavinia Bini è perfetta nel ruolo. La sua voce è splendida, la sua tecnica le fa sostenere i passaggi più difficili con disinvoltura e, grazie alle abilità recitative e alla presenza propositiva, riesce a riprodurre tutte le sfaccettature psicologiche del personaggio che è un misto di fragilità e risolutezza. Matteo Falcier, lo sposo segreto di Carolina, è altrettanto efficace a rendere le vicissitudini interiori e i guizzi vitali del giovane Paolino: il suo timbro è brillante e la sua voce vivace anche se in questa rappresentazione in qualche momento lo ha tradito. Il Conte Robinson è un Omar Montanari in gran forma con voce dal piglio sicuro e interessanti sfumature, e con una presenza scenica da attore consumato.  Giulia Semenzato sceglie di rappresentare la sorella maggiore Elisetta da comprimaria, imponendosi sulla scena grazie a una prestazione vocale di grande pregio e scivolando, quando necessario, nel ruolo di macchietta reso con una buffa mimica facciale e con espressività esagerate.  Infine Loriana Castellano è una riuscitissima Fidalma, dalle qualità vocali impeccabili, che interpreta il ruolo della vedova inconsolata e desiderosa di emozioni con acume e intelligenza. Appuntamento dunque a Ravenna al Teatro Alighieri, sabato 15 marzo alle ore 20,30 e domenica 16 marzo alle ore 15,30. Per info e prenotazioni: www.teatroalighieri.org.  Foto Lorenzo Breschi