Barbara Strozzi: Passioni, Vizi & Virtù

Cantate e ariette opera seconda (1651). Consort baroque Laurentia: Peggy Bélanger (soprano),Michel Angers (tiorba), Daniele Bragetti (flauto), Seiko Tanaka (flauto), Sabina Colonna Preti (viola da gamba). Registrazione: Nomaglio (TO), San Salvatore, ottobre 2010. T.Time 72.54 1 CD STRADIVARIUS STR33948   

 Barbara Strozzi (1619 – 1677) non è stata solo la più affermata compositrice italiana forse in senso assoluto ma uno dei musicisti più interessanti della parte centrale del XVII secolo, momento chiave per l’evoluzione musicale soprattutto per la definitiva codificazione dei modi propri dell’opera lirica nata alla fine del secolo precedente. Se la Strozzi non ha mai scritto direttamente per il teatro la sua produzione di arie e madrigali riflette le sperimentazioni portate avanti dai compositori della generazione post-monteverdiana arricchite da una significativa personalità individuale. La sua nascita è ignota – si sa solo che venne battezzata il 6 agosto 1619 – venne adottata nel 1628 da Giulio Strozzi – forse il padre naturale – e da Isabella Garzon. Barbara si trovò a crescere in un ambiente culturalmente aperto e stimolante specie in ambito musicale, il padre era poeta e librettista fra i più apprezzati nella Venezia del tempo inoltre la famiglia non aveva altri figli e riversò sulla ragazza tutte le sue attenzioni. La formazione musicale ricevuta fu di prim’ordine, dopo i primi rudimenti avuti dal padre fu infatti allieva dei maggiori compositori attivi a quel tempo sulla piazza veneziana quali Marcantonio Cesti e Francesco Cavalli.
La presente incisione “Barbara Strozzi. Passioni, vizi e virtù” per  Stradivarius permette di approcciarsi all’ascolto della musica di questa compositrice di prima grandezza proponendo le Cantate e ariette opera seconda del 1651 affrontate dal complesso franco-canadese Consort Baroque Laurentia e dal soprano Peggy Bélanger specialista di questo repertorio in cui si è cimentata anche in Italia.
Il complesso canadese mostra buona proprietà stilistica e suona con gusto e attenzione, accompagnando al meglio la solista e sostenendo con proprietà il canto. La Bélanger è cantante apprezzabile, la scrittura non presenta particolari scogli vocali e la linea di canto si mantiene omogenea e corretta così come evidente è la buona conoscenza del repertorio e la proprietà stilistica. La pronuncia italiana – tanto importante in questo repertorio – è più che accettabile per una cantante straniera e se la scansione prosodica non consente sempre una chiara comprensione del testo fortunatamente non si ascoltano certe storture di dizione in cui a volte inciampano i cantanti non italiani. Esecuzione quindi sostanzialmente corretta, ma appunto solamente corretta e sarebbe impossibile chiedere a questa vocina garbata e pulita quella forza espressiva che altre cantanti hanno fatto balenare in questi brani pur frequentandoli in modo solo saltuario, situazione evidenti specie in quei brani come “L’Eraclito amoroso” che in questi anni hanno goduto di un maggior numero di esecuzioni.
Le ariette si caratterizzano in gran parte per un tono di svagata eleganza, per una sorta di ironico sorriso che accompagna i moti dell’anima e che trova la più compita realizzazione in brani dal carattere leggero e brillante come “L’amore dormiglione” o “La sol fà, mi, rè, do” delizioso divertissement a tematica musicale. Brani questi in cui la voce aggraziata e musicale della Bélanger riesce ad esprimersi al meglio trovando anche sul piano interpretativo accetti convincenti. Spesso anche i brani di carattere più malinconico e sentimentale sono trattati dalla Strozzi con tocco leggero e come sfiorati da un garbato sorriso che sembra illuminare anche la strada del povero pellegrino de “Il Romeo” o le sorti de “La travagliata” per richiamare due dei brani caratterizzati da questa connotazione espressiva.  Alcuni madrigali poi – pur mantenendo la propria individualità – sono composti come a formare piccoli cicli. E’ il caso di: “L’amante segreto”, “L’amante buguardo”, “L’amante consolato” che formano una sorta di percorso unitario con continue variazioni su tematiche affini.
I limiti della Bélanger emergono maggiormente in un brano dalla complessa natura interpretativa come “L’Eraclito amoroso” brano caratterizzato da un ricco e sfuggente gioco di sentimenti contrastanti e che richiede alla cantante grandi capacità espressive che nella sua pur innegabile correttezza mancano al soprano canadese. Il brano è inoltre forse il più noto della Strozzi, quello più frequentemente eseguito e per il quale l’ascoltatore ha maggiori termini di confronto che contribuiscono ad evidenziare la genericità della lettura della Bélanger.
Rispetto all’insieme dei brani si distingue nettamente tanto sul piano espressivo quanto su quello vocale “Gite ò giorni dolenti” ampio madrigale monodico intriso di sublime retorica eroica esaltante le glorie della casa imperiale d’Austria espressa con un declamato di pretta derivazione operistica arricchito da sillabazioni scandite su base ritmica molto marcata chiamate ad evocare echi marziali di pretta derivazione monteverdiana (“Il combattimento di Tancredi e Clorinda”) e che purtroppo mettono in difficoltà il delicato materiale vocale della Bélanger palesemente in difficoltà nei passaggi più apertamente di forza.  Il programma è completato dalla Toccata XIII di Alessandro Piccinini (1566-1539) eseguita da Michel Angers come solista alla tiorba.
Il risultato finale è un prodotto ben confezionato, non privo di piacevolezza anche se resta l’impressione di un’esecuzione che si limiti a restare in superficie senza le possibilità di approfondimento che la musica della Strozzi suggerisce in molti passaggi ma va comunque considerato una buona occasione per cominciare ad approcciare una compositrice poco nota ma non certo minore del barocco italiano.