Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione lirica 2013/2014
“LE NOZZE DI FIGARO”
Opera buffa in quattro atti. Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il Conte d´Almaviva LUKA BRAJNIK
La Contessa d´Almaviva FRANCESCA GERETTO
Figaro ROBERTO MAIETTA
Susanna FRANCESCA TASSINARI
Cherubino MARINA OGII
Marcellina FRANCESCA PIERPAOLI
Bartolo EMANUELE CORDARO
Basilio/Don Curzio MATTEO MACCHIONI
Barbarina IRENE CELLE
Antonio JOHN PAUL HUCKLE
Due giovani FEDERICA DI TRAPANI/MARTA MARI
Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore Johannes Wildner
Maestro del Coro Pablo Assante
Regia Marco Spada
Scene Tommaso Lagattolla
Costumi Giovanna Buzzi
Disegno luci Fabio Rossi
Maestro al fortepiano Sirio Restani
Coproduzione dell´Ente Concerti “Marialisa de Carolis” con la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova.
Genova, 14 marzo 2014
Largo ai giovani per questa rappresentazione genovese del primo prodigioso prodotto della collaborazione Mozart/Da Ponte, ossia “Le Nozze di Figaro”. Il cast è per intero proveniente dalle file del progetto Ensemble Opera Studio promosso dal teatro medesimo, che si occupa di selezionare e valorizzare giovani cantanti da coinvolgere nella programmazione stagionale dell’ente. L’allestimento, già precedentemente presentato a Sassari, vede la regia di Marco Spada, coadiuvato dalle scene di Tommaso Lagattolla oltre che dai gradevoli e coerenti costumi disegnati da Giovanna Buzzi. L’impianto scenico risulta senza dubbio di gradevole impatto, sospeso com’è tra elementi di realistici, piante di ogni tipo ed elementi stilizzati che bene riescono ad asservire i numerosi movimenti che accompagnano le trame della folle journée, pur ridimensionando notevolmente l’ampiezza originale del boccascena del Carlo Felice. La regia pulita di Marco Spada ha preferito evitare l’aggiunta di particolari significati e mutazioni rispetto alle prescrizioni del libretto, limitandosi a garantire l’intrattenimento del pubblico ed il corretto svolgimento delle trame del palazzo sivigliano, lasciando spazio al genio predominante del compositore salisburghese. Alcuni momenti di eccessiva staticità hanno tuttavia suscitato di tanto in tanto qualche sbadiglio in sala.
In buca, Johannes Wildner ha degnamente omaggiato il connazionale con una direzione ora brillante e slanciata, ma senza eccesso, ora morbida e delicata, ma mai appesantita. Il buon bilanciamento tra orchestra e solisti ha peccato in qualche occasione più per inesperienza del cast piuttosto che per mancanza del direttore.
Per quanto concerne le voci soliste, particolare menzione meritano gli elementi femminili dell’EOS, a cominciare dalla frizzante Susanna di Francesca Tassinari, soprano dotato di armonici che rendono sempre ben udibile il suono timbrato e vivace, docile all’occorrenza; gradevole anche per presenza scenica, risalta subito all’occhio grazie allo sgargiante costume. Altrettanto valida la performance di Francesca Geretto come Contessa di Almaviva, caratterizzata da una sonorità morbida e dal nobile legato che riesce validamente a rappresentare quel misto di etichetta e sfacciataggine che contraddistingue il personaggio. Sempre molto attiva Marina Ogii nel ruolo di Cherubino, che riesce anche a portare a termine una recita vocalmente corretta, insaporita dalla sfumatura sensuale e della particolare intimità con la Contessa che il regista sceglie di conferire al giovane farfallone amoroso, vero e proprio toy-boy della vicenda. Gradevole la puntuale Marcellina di Francesca Pierpaoli, così come valida anche Irene Celle nel ruolo di Barbarina. La componente maschile del cartellone ha mostrato invece qualche lacuna; Luka Brajnik, impegnato nella parte del Conte d’Almaviva, è penalizzato da un utilizzo eccessivo dei risonatori nasali che compromettono l’espansività del suono, oltre alla dizione. Manca della giusta sonorità anche il Figaro di Roberto Maietta, che, pur dotato di buon timbro e vivace presenza, troppo spesso costringe il pubblico ad aguzzare l’orecchio. Se la cava meglio il Bartolo di Emanuele Cordaro, un po’ in affanno nella celebre aria a lui affidata ma nel complesso gradevole e corretto. L’esilarante Matteo Macchioni (Basilio/Don Curzio), dimostra ottime qualità attoriali e comiche che ben unisce ad un’impostazione vocale volutamente insinuante e maligna. Valido apporto, nel ruolo del villico Antonio, anche da parte del basso americano John Paul Huckle, dotato di voce scura e tonante. Corretti sono stati i brevi interventi del coro del Mº Pablo Assante.
La messinscena risulta nel complesso gradevole e di valido intrattenimento, pur non riuscendo a sollevarsi oltre ad un certo velo di superficialità che caratterizza sia l’impostazione registica sia la resa dei personaggi da parte del cast; ne risulta una serata sì piacevole, ma che di certo non sarà ricordata a lungo quanto ad incisività. Resta comunque da apprezzare l’intenzione di favorire l’esibizione di nuove voci che, dobbiamo sempre considerare, necessitano del giusto grado di maturazione musicale ed interpretativa e che esperienze come questa contribuiranno certamente ad accrescere e valorizzare.
Buona affluenza degli spettatori (restano i consueti vuoti in galleria ed in fondo alla platea) che hanno tributato agli interpreti applausi appena tiepidi.

Ma questa recensione è stata fatta da un sordo????????? Tassinari e soprattutto Geretto indecenti!
Uno spettacolo piu brutto di cosi non poteva essere presentato al Carlo Felice, in piu, soprani scadenti, senza tecnica, scenicamente a livello di recita dell’oratorio! Bravi..
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Proviamo?
Ho trovato la signora Tassinari molto brava e condivido il giudizio sul conte, secondo me inadeguato, ma considero questa recensione, soprattutto per quanto detto sulla linea di canto della signora Geretto, un’OFFESA nei riguardi di tutti quei giovani cantanti che ci mettono l’anima e sudano ogni piccolo risultato conseguito!!!!!
La Tassinari sicuramente è stata la trainatrice dello spettacolo! E’ assolutamente vergognoso ciò che è stato scritto sulla Geretto e sulla Ogii! La prima è stata calante di mezzo tono in tutta la seconda metà della seconda aria (qui recensita come migliore delle due), recitativi eseguiti in frequenze non definibili (quando non afoni), scenicamente improponibile. Meglio la Ogii che tuttavia peccava molto nell’intonazione e con il registro acuto tutto da sistemare. Non condivido affatto l’affaticamento notato in Cordaro. Il resto potrei condividerlo, ma in questo caso mi viene un sospetto sull’obiettività del recensore
L’obiettività del recensore è fuori da ogni sospetto. La sensibilità individuale, invece, fortunatamente è diversa per ciascuno, come si evince dai numerosi pareri diversi espressi in questi commenti; non per questo, peró, qualcuno dovrebbe aver ragione di dubitare della buonafede altrui.
Certe affermazioni sibilline lasciano il tempo che trovano mentre, al contrario, pareri argomentati, costruttivi (non la solita sparata a zero su tutto e tutti) ed espressi educatamente sono sempre i benvenuti.
Buona serata
lo spettacolo è fresco e gradevole, interpretato con correttezza da giovani non presuntuosi e questo è già tanto al giorno d’oggi. Forse che per far parlare dovevasi ambientare in un casino, in un manicomio o in una casa privata con orge e pedofili e qualche trans?
Ho cercato di essere dettagliato e costruttivo. In certi personaggi ho trovato precaria l’intonazione e l’emissione che sono dei fattori oggettivi e fondamentali. Sfido chiunque su questo argomento in quanto non riguarda la sensibilità individuale ma il minimo e doveroso per qualsiasi cantante. Suppongo che ci sia una registrazione dallo streaming che sicuramente non nasconde i gravi difetti da me (e non solo) notati e possono essere confermati da chiunque abbia le orecchie. Si ricordi che il buonismo fa male alla crescita delle nuove leve! Inoltre faccio notare che ci sono stati degli elementi di pregio meritevoli che condivido col recensore. Ho un orecchio attento ed esperienza ; non mi lascio ingannare da un giro di parole.