Alfredo Catalani (1854-1893)

“Ero e Leandro” , Poema Sinfonico (1884); “Scherzo” in la magg. (1870); “Andantino” in la magg. (1871?); “Contemplazione” (1878); Il Mattino “Sinfonia romantica” (1874). Orchestra Sinfonica di Roma, Francesco La Vecchia (direttore). Registrazione: aprile-luglio 2011 / luglio 2012. Time 54’48” 1 CD Naxos: 8573072 – 2014
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Noto soprattutto per la sua opera, La Wally, che Gustav Mahler giudicò la migliore opera italiana dopo averla diretta ad Amburgo, Alfredo Catalani vanta una produzione estremamente varia che va dall’opera alla musica sinfonica e a quella da camera e che sarebbe stata certamente impreziosita con altre gemme se la morte non lo avesse colto alla giovane età di 39 anni. Minato dalla tisi, Catalani trovò, infatti, una forma di conforto dalle sue sventure nella musica che continuò a coltivare nonostante le proibizioni dei medici i quali gli prescrissero il più assoluto riposo e climi migliori idonei a curare la sua malferma salute. Durante un soggiorno estivo, nel 1884, a Gais nell’Appenzel, in seguito ad un improvviso miglioramento generato certamente dal clima salubre del luogo e sotto l’impressione di quelle immense montagne, come egli stesso ebbe modo di scrivere all’amico Depanis,  Catalani portò a termine la composizione del poema sinfonico Ero e Leandro che fu eseguito, per la prima volta, il 9 maggio 1885 alla Scala sotto la direzione di Franco Faccio. Nonostante il buon esito di questa prima esecuzione, il poema sinfonico, che non conobbe molte altre esecuzioni ed è rimasto quasi del tutto sconosciuto fino ai giorni nostri, si ispira al mito greco di Ero e Leandro, ripreso da Ovidio nelle Heroides.
Di struttura tripartita con un prologo e un epilogo che incastonano un’ampia sezione centrale nella quale è narrata la passione dei due giovani, il poema sinfonico segue un programma che, steso in forma dettagliata dallo stesso Catalani, recita: «la notte era serena, il mar tranquillo; Ero, la vergine di Abido, sola nella sua torre aspetta che il suo Leandro venga nuotando dall’opposta via dell’Ellesponto; Il cielo si abbuia e il mare minaccia tempesta; Leandro non giunge, Ero piange e invoca su di lui la pietà degli dei; La tempesta infuria; Al chiarore dei lampi Ero scorge una figura che si dibatte nel mare. Leandro giunge; Estasi; Spunta il giorno. La tempesta è finita. Leandro deve tornare. Si precipita nelle onde e muore». Aperto da un re all’unisono, che può rappresentare sia un sereno notturno in prossimità del mare, sia la massa informe del mare, che solo dopo sembra assumere contorni più distinti grazie al superamento dell’ambiguità tonale maggiore-minore della parte iniziale, il poema sinfonico, nel quale è possibile riconoscere un tema che Catalani avrebbe riutilizzato in Loreley, si distingue per una raffinata orchestrazione e per una scrittura ancora tardo-romantica. Ciò è evidente nel tema del clarinetto che dà voce alla passione dei due amanti la quale esplode nell’Allegro agitato, mentre una calma funerea rappresenta la morte in mare di Leandro. Di proporzioni più ridotte, Scherzo e Contemplazione, composti entrambi nel 1878, ottennero un notevole successo alla prima esecuzione, il 19 giugno dello stesso anno, a Parigi (Palazzo del Trocadero) ad opera dell’orchestra della Scala diretta da Faccio ospite nella capitale francese in occasione dell’Esposizione Universale.
Nonostante il buon esito della prima esecuzione, Scherzo e Contemplazione sono due lavori giovanili, dei quali il primo tradisce l’impostazione classica sia nella struttura tripartita con il tradizionale Trio centrale sia nel tema affidato inizialmente agli archi di vaga ascendenza barocca. Più maturo e originale appare, invece, Contemplazione, un notturno orchestrale del quale sono assoluti protagonisti i violini a cui è affidato un tema di carattere lirico definito da Gatti (Catalani, Garzanti, Milano, 1953, p. 78) una melodia lunga lunga lunga di quelle che per l’amplissimo respiro Verdi elogiava caldamente nel Bellini. Dopo una sezione centrale di carattere leggermente contrastante i violini riprendono il tema iniziale disegnando, alla fine del brano, un episodio di pura estasi. Opera giovanile è anche l’Andantino in la maggiore che, composto probabilmente nel 1871, è un Rondò, aperto dall’oboe a cui è affidato il tema ripreso dagli strumentini, prima, e variato dagli archi dopo. Composto nel 1874, Il mattino  “Sinfonia romantica” è, come recita il sottotitolo, un movimento di sinfonia aperto da un Andante introduttivo, estremamente suggestivo per la scelta di Catalani di costruire a poco a poco l’accordo di si maggiore, inizialmente spezzato nella parte dei violoncelli e lasciato senza la terza che ne qualifica il modo. Raggiunto l’accordo di si maggiore, Catalani sembra che voglia negarlo nel successivo Allegro caratterizzato da un tema cantabile, in re maggiore, affidato inizialmente ai legni e ripreso dagli archi, che anticipa l’episodio dell’uscita dei giullari del secondo atto dell’Edmea.
A 160 anni dalla nascita del compositore italiano quest’incisione realizzata dall’Orchestra Sinfonica di Roma guidata da Francesco La Vecchia, che dell’Orchestra è anche direttore artistico e musicale oltre che ideatore, ha il merito di aver riportato alla luce una produzione sinfonica altrimenti quasi del tutto sconosciuta. La concertazione del direttore italiano si distingue, in generale, per una certa attenzione ai tempi e alle dinamiche, particolarmente complesse in un lavoro, come Ero e Leandro, il più maturo per quanto attiene all’orchestrazione. Le scelte interpretative di La Vecchia, inoltre, tendono a far risaltare la linea melodica, particolarmente calda sia nel suono del clarinetto che dà voce alla passione dei due amanti in Ero e Leandro, sia in quello degli archi in Contemplazione, mentre nello Scherzo i contrasti dinamici appaiono sottolineati nel leggero tema, la cui testa è sempre perfettamente riconoscibile ogni qual volta appare.