Palazzetto Bru Zane, Festival Félicien David, Da Parigi al Cairo (5 aprile al17 maggio 2014)
Quatuor Cambini-Paris
Violini Julien Chauvin, Karine Crocquenoy
Viola Pierre-Éric Nimylowycz
Violoncello Atsushi Sakaï
Félicien David Quatuor à cordes n. 1 en fa mineur; Quatuor à cordes n. 2 en la majeur; Quatuor à cordes n. 4 en mi mineur (inachevé)
Venezia, 17 maggio 2014
Concerto finale del Festival Félicien David, Da Parigi al Cairo, tutto dedicato al musicista francese, di cui sono stati eseguiti i Quartetti per archi n. 1, n.2 e n. 4 (incompiuto), a completamento dell’intero ciclo delle composizioni dell’autore, relative a questo genere da camera, risalente – com’è noto – alla sua estrema fase creativa (il quartetto n. 3 è stato eseguito l’8 maggio, in un precedente concerto, di cui abbiamo dato conto su queste pagine). Di grande professionalità e sensibilità musicale i giovani solisti componenti il Quatuor Cambini (nato nel 2007), specialisti nel repertorio quartettistico più noto, ma anche alacri ricercatori alla riscoperta di compositori, non solo francesi, ingiustamente caduti nell’oblio, sia del periodo romantico che di quello classico, come peraltro testimonia il richiamo a Giuseppe Maria Cambini, prolifico violinista e compositore italiano del Settecento, che soggiornò a Parigi, raggiungendo la celebrità, nel corso dei due decenni precedenti lo scoppio della rivoluzione.
Anche in occasione di questo concerto l’ensemble ha utilizzato strumenti d’epoca, che hanno impreziosito – con il loro timbro affinato dal tempo – un già intrigante programma. Impeccabile l’esecuzione, che ha dimostrato come gli strumentisti siano in grado di dare la giusta espressività ad ogni nota con dovizia di sfumature e di contrasti. Nel primo quartetto – l’unico pubblicato vivente il compositore, debitore della tradizione viennese – i solisti si sono segnalati nei loro dialoghi inter pares, scambiandosi il materiale tematico: nell’Allegretto iniziale, il cui primo tema è intriso di mestizia, mentre il secondo è graziosamente cantabile; nell’Andante dal clima pastorale, interrotto da una sezione più mossa, dominata da cascate di arpeggi; nello Scherzo. Andante, concitato e nel contempo soffuso di malinconia, caratterizzato da interruzioni e rotture del ritmo; nell’Allegretto leggiero, dove i violini hanno sfoggiato un suono perlaceo fin dal primo tema di ispirazione popolare, sostenuto mirabilmente da un bordone del violoncello, che si è messo in luce, qui come altrove nel corso del concerto, per il timbro, l’intonazione, la leggerezza, come non sempre è facile sentire. Ma tutto l’insieme ha brillato per affiatamento e precisione.
Ruoli più o meno equivalenti sono assegnati agli strumenti, sempre in ossequio alla tradizione viennese, anche nel secondo quartetto per archi, che si apre con un Allegretto grazioso, caratterizzato da note ribattute, che accompagnano il primo tema, riecheggiando l’apertura della Sinfonia italiana di Mendelssohn, e particolare anche per la presenza di un secondo sviluppo del tema stesso, più complesso di quello canonico dopo la ripresa. Nell’Andante, che comincia con un nobile corale, ha incantato, anche per il bel suono, il dialogo affettuoso tra violino e violoncello, che ha svelato intima intesa, musicalità e pathos. Brio e leggerezza hanno dominato nell’Allegretto con il suo motivo saltellante, che richiama il movimento conclusivo della Symphonie espagnole di Edouard Lalo e dove ancora si è segnalato il violoncello sovente impegnato nel registro acuto. Irresistibile la “cavalcata” che apre il conclusivo Allegro risoluto, in cui si è confermato il perfetto insieme del gruppo.
I singoli e l’insieme si sono, altresì, segnalati nel Quartetto n. 4, incompiuto, che, stando all’indicazione scritta a mano sul manoscritto conservato presso la Bibliothèque Nationale de France, sarebbe l’“ultima opera di Félicien David”, di cui è stato completato un solo movimento, Allegro non troppo, di un romanticismo alquanto tradizionale, che si conclude con una perorazione finale di intenso lirismo. Come è consuetudine ai concerti del Palazzetto Bru Zane, gli esecutori, hanno risposto ai calorosi applausi concedendo un raro bis. Questa volta si è trattato di un pezzo inedito di Marie-Alexis de Castillon: la Cavatine (secondo movimento) dal secondo quartetto. Una pagina di carattere cantabile e meditativo, a suggellare un evento all’insegna della buona musica e del gusto per la riscoperta.