Sylvie Guillem e Russell Maliphant, “Push”

Parma, Teatro Regio, ParmaDanza 2014
“PUSH”
PUSH è prodotto dal Sadler’s Wells di Londra in collaborazione con Russell Maliphant e Sylvie Guillem
“Solo”
Coreografia Russell Maliphant
Luci Michael Hulls
Musica Carlos Montoya
Fonica Andy Cowton
Costumi Ha Van-Volika
Interprete Sylvie Guillem
“Shift”
Coreografia Russell Maliphant
Luci Michael Hulls
Musica Shirley Thompson
Interprete Russell Maliphant
“Two”
Coreografia Russell Maliphant
Luci Michael Hulls
Musica Andy Cowton
Interprete Sylvie Guillem
“Push”
Coreografia Russell Maliphant
Luci Michael Hulls
Musica Andy Cowton
Voce Barbara Gellhorn
Costumi Sasha Keir
Interpreti Sylvie Guillem e Russell Maliphant
Parma, 9 maggio 2014

Se qualcuno avrà probabilmente storto il naso all’annuncio di cast e titoli della Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma, lo stesso non sarà accaduto per ParmaDanza. Un festival ricco e variegato quello del 2014 che ha saputo radunare nomi prestigiosi, compagnie e titoli in grado di coniugare novità e tradizione. Il primo nome è quello di Sylvie Guillem all’interno della serata Push insieme a Russell Maliphant, presentata in apertura al Festival. Sarebbe superfluo aggiungere altro. Già, perché quello di Sylvie Guillem è nome ben noto a tutti, appassionati o meno dell’arte di Tersicore. Fra le indiscusse regine della danza mondiale, lega da anni la sua carriera a partener e coreografi d’elezione: tra i più noti Mats Ek, William Forsythe, Maurice Béjart e Akram Khan che hanno creato per lei spettacoli ormai divenuti leggendari. Gran parte del pubblico italiano la ricorderà lo scorso anno, quando venne spes ultima a Firenze, per ballare Steptext di William Forsythe all’interno dello spettacolo dedicato ai Grandi Coreografi del ‘900, fra le serate di danza più belle realizzate sotto la direzione di Francesco Ventriglia per MaggioDanza. E ancora di più sorprese quando nel gennaio del 2011 tornò alla Scala per interpretare la Manon di MacMillan al fianco di Massimo Murru. Serate veramente al calor bianco: chi c’era, ricorderà e altro non serve dire. Guillem e Maliphant, entrambi outsider per antonomasia (la Guillem da Parigi a Londra per poi essere fra le freelance più contese al mondo, mentre Maliphant dal Sadler’s Wells Royal Ballet per imporsi sostanzialmente come coreografo dopo aver conosciuto e sperimentato le possibilità offerte da capoeira e contact improvisation) hanno il loro primo incontro artistico con Broken Fall, creato nel 2003. Venne poi la volta di Push nel 2005.
Per come noi oggi lo vediamo – lasciando quindi da parte la genesi di ogni singolo numero – Push è composto di quattro parti: tre assoli e un passo a due.
Il primo numero è Solo. In un brano di circa otto minuti, Sylvie Guillem appare con un caschetto rosso e vestita di bianco, diafana nel tessuto semi-trasparente di pantaloni e camicia: balla richiamando alcuni stilemi del flamenco filtrati dall’incredibile figura che tutti ben conosciamo. A vederla muoversi così ieratica e distaccata nel battere i piedi nudi a terra, sulle musiche di Carlos Montoya che ne scandiscono i gesti, sembra di vedere una regina barbara intenta in una danza rituale, senza tempo nella veste bianca e impalpabile, contrappunto pressoché naturale a movimenti così marcati. Se potessimo riassumere il tutto con una sola parola, «fierezza » sarebbe senz’altro quella più opportuna. In Shift troviamo invece l’esempio tipico di coreografia “emotiva” di Russell Maliphant. Qui Maliphant dialoga con la sua ombra, un dialogo minuzioso e ritmato dall’ingigantirsi dell’ombra stessa su pannelli bianchi per poi essere intervallato da momenti di buio; altro piccolo cammeo di una decina di minuti in cui il movimento è sempre analisi e scoperta. Anche qui un rito, ma più raccolto e silenzioso, meno ostentato. Nel terzo assolo, Two, Sylvie Guillem viene presentata letteralmente ‘ingabbiata’ dalle luci di Michael Hulls, quasi i suoi movimenti fossero messi alla prova all’interno di questa ‘scatola luminosa’. La danza prende il via partendo dalle spalle, in gesti che si fanno via via più frenetici per arrivare al finale in cui luci e corpo si confondono in un’unica e indistinta realtà. Push è quindi il passo a due conclusivo. Partitura interamente giocata sulle possibilità offerte dall’incontro-scontro dei due interpreti, inizia con una danza verticale (Guillem su una spalle di Maliphant) per poi farsi sempre più orizzontale, con prese allungate di braccia e mani. La convergenza fra i due è sempre soppesata, quasi a sondare la reazione che un corpo avrà al contatto con l’altro.
Di volta in volta, la sensazione è come quella provocata da un’inattesa goccia di pioggia prima di un acquazzone: sorprende per poi travolgere. Così come questo polittico in quattro parti. Guillem e Maliphant sanno veramente incantare il loro pubblico.