Christoph Willibald Gluck (Erasbach, 2 luglio 1714 – Vienna, 15 novembre 1787)
Nel terzo centenario dalla nascita del compositore tedesco, abbiamo pensato di offrire ai nostri lettori un percorso cronologico delle sue opere teatrali (ma anche feste teatrali, Serenate) attraverso le incisioni discografiche, piuttosto scarse riguardo i lavori che precedono il periodo della “riforma” che inizia dal celebre “Orfeo ed Euridice” e che si sviluppa poi nei lavori francesi.
“Le nozze d’Ercole e d’Ebe”
Dramma per musica (Serenata in musica) in due parti, su libretto anonimo.
Prima rappresentazione: Pillnitz bei Dresden, 29 giugno 1747 . Primi interpreti: Settimio Canini, tenore (Giove); Giustina Turchotti, soprano (Ebe); Giacinta Forcellini, contralto (Giunone); Caterina Regina Mingotti, soprano (Ercole).
“Dopo che il semidio Ercole, figlio di Giove e della virtuosa Alcmena, ha completato le dodici fatiche assegnategli ed essere stato ricevuto presso l’Olimpo, Giove lo unisce in matrimonio a Ebe, la dea dell’eterna giovinezza e della grazia, che serviva il nettare agli dei durante i banchetti sull’Olimpo. Ebe stessa era figlia di Giove e Giunone e quindi il suo matrimonio con Ercole era anche un segno che Giunone non era più infuriata per l’infedeltà del suo sposo e che la pace domestica sarebbe quindi regnata fra gli dei. Ebe diede a Ercole due figli, Alessiare e Aniceto.”
Quando i casati principeschi di Bavaria e Sassonia annunciarono un doppio matrimonio il 13 giugno 1748, per suggellare la loro alleanza, il matrimonio di Ercole ed Ebe dev’essere sembrato un soggetto mitologico ideale. Mentre il Principe Elettorale Friedrich Christian di Sassonia si sposava con la Principessa bavarese Maria Antonia Walburga nella Residenza di Monaco, un altro matrimonio si teneva a Dresda fra l’Elettore Maximilian Joseph di Bavaria e Maria Anna, figlia di Friedrich August II di Sassonia. Le celebrazioni a Dresda andarono avanti per diverse settimane, e in questo ambito venne eseguita, il 29 giugno 1747, anche la “Serenata” o “festa teatrale” Le Nozze di Ercole ed Ebe di Christoph Willibald Gluck. A quel tempo Gluck era ancora ben lontano dalle innovazioni riformiste (Orfeo ed Euridice, Alceste) e dai fasti francesi (le due Iphigénie) anche se aveva già attirato su di sé attenzione a Londra e a Milano con alcune composizioni, le sue opere rimanevano alquanto “di maniera” , non particolarmenti originali per scelta di soggetti e inventiva.
Gluck era arrivato a Dresda come direttore musicale della compagnia teatrale dell’impresario veneziano Pietro Mingotti (la moglie era il soprano Caterina Regina Valentini-Mingotti) chiamata a esibirsi durante i festeggiamenti nuziali. Dal punto di vista musicale, fulcro delle celebrazioni era l’opera “La Spartana Generosa” di Johann Adolf Hasse, mentre la partitura di Gluck (che con tutta probabilità ne fu anche il direttore) era semplicemente uno dei numeri in programma. Nei libri contabili del Dresden Reisekammerkasse in data 15 settembre 1747 troviamo questa nota: “400 talleri al cantante (!) Christoph Gluck per i suoi servizi, senza fattura, pagati a fronte di ricevuta.” Che fosse cantante, direttore d’orchestra, o compositore o di un qualsiasi secondo violino dell’orchestra, per l’amministrazione della corte Elettorale Sassone, i musicisti erano tutti uguali.
Le Nozze di Ercole ed Ebe non è un lavoro che brilla per particolare interesse e lo stesso Gluck non vi si applicò certo con grande impegno: il libretto, di anonimo, era già stato utilizzato da Nicola Porpora nel 1744, per la musica poi, Gluck utilizza per il primo movimento dell’ouverture, una sinfonia di Giovanni Battista Sammartini e molte delle arie vengono da lavori precedenti – una pratica assai comune all’epoca.
La registrazione
Se la composizione non è certo un capolavoro, l’unica registrazione realizzata lo è ancor meno. Il nostro viaggio sulle opere di Gluck non parte con una esecuzione di riferimento, ma che proponiamo solo per dovere di completezza cronologica. Pubblicata nel 1968, oltre a essere cantata in tedesco e non nell’originale italiano, ci presenta un Gluck antiduliviano per cantanti e prassi esecutiva. Totalmente falsa l’indicazione di “registrazione completa”, visto che, la maggior parte delle arie sono prive del “da capo” e quando è presente, non c’è traccia di “variazione” (anche se, all’epoca, cantanti come la Sutherland, la Sills e anche la Horne, avevano già riportato il canto barocco a stilemi più adeguati). Del virtuosismo che caratterizza queste arie, qui non c’è traccia, anzi il contralto Gertraud Prenzlow (Giunone) spiana tutti i trilli nell’unica aria presente nella registrazione (“Torheit ist es stets”). Più gradevole (anche se piuttosto petulante) e tecnicamente più appropriata la voce del soprano Rosemarie Rönisch (Ebe). Anonima la prestazione del soprano Jutta Vulpius (Ercole), apprezzabile, per la freschezza del timbro, l’allora emergente tenore Peter Schreier (Giove). L’ottima Kammerorchester Berlin è pedantemente diretta da Helmut Koch.