Verona:Il Settembre dell’Accademia 2014: Yuri Temirkanov e la St.Petersburg Philharmonic Orchestra

Verona, Teatro Filarmonico,  Il Settembre dell’Accademia 2014, XXIII Edizione
St. Petersburg Philharmonic Orchestra
Direttore Yuri Temirkanov
Anatolij Ljadov: “Kikimora”, Leggenda per orchestra Op. 63
Igor Stravinskij:” Petruška” (versione 1947)
Petr Il’č Čajkovsij: Atto II da “Lo Schiaccianoci”
Verona, 8 Settembre 2014   

Per nulla gravoso sembra essere il fardello di succedere ai Berliner Philharmoniker nel cartellone del “Settembre” dell’Accademia Filarmonica di Verona, se ti chiami Yuri Temirkanov e sei alla guida della “tua” St. Petersburg Philharmonic Orchestra. Il leggendario direttore russo, che assieme alla Filarmonica di San Pietroburgo è per quest’anno artista in residence presso il festival MITO Milano-Torino, sale sul palco del Teatro Filarmonico con la pacatezza del dominatore assoluto del podio, mai stanco di reimmergersi nel mondo sonoro di una terra cui è visceralmente legato.
Il carisma del suo gesto è evidente fin dal principio di Kikimora di Anatolij Ljadov, “Leggenda per orchestra” di raro ascolto. Qui, con gesto sempre contenuto nell’ampiezza ma di straordinaria efficacia sul piano della definizione dei molti spunti timbrici dell’orchestrazione, la mano di Termirkanov cesella un’esecuzione curatissima in ogni dettaglio non mancando di valorizzare le molteplici suggestioni di inquietudine nella descrizione della Kikimora, spirito malvagio descritto dalla tradizione popolare come una vecchia strega con becco e zampe di gallina, ritratto musicale più subdolo e serpeggiante della Baba Yaga di Mussorgskij ma di certo non meno mostruoso.
Segue Petruška, quattro scene per balletto di Igor Stravinskij nella loro seconda versione datata 1947, partitura non meno impervia della più celebre Sacre du Printemps ma che conserva un carattere decisamente più neoclassico e ironico seppur con squarci enigmatici e intimistici, così come il personaggio di Petruška stesso che sembra essere un parente russo del Pierrot cinquecentesco. Qui la compagine orchestrale si dimostra solidissima nel rispetto della complessa e sovrapposta ritmica della partitura, a tratti quasi autosufficiente, lasciando Temirkanov libero di abbandonarsi a un gesto spesso appena abbozzato e mai troppo severo e rigoroso. Così come il precedente Kikimora, di rarissimo ascolto è anche il finale alternativo in fortissimo che il direttore sceglie di eseguire in vece dell’usuale e più ambigua conclusione originale dell’opera.
Il genio di Yuri Temirkanov è definitivamente e massimamente apprezzabile nell’ultimo episodio proposto dal programma, l’atto secondo del celebre balletto “Lo Schiaccianoci” di Piotr Il’ic Čajkovskij. Pur proponendo (con qualche taglio qua e là) alcune tra le pagine più note al pubblico di ogni età ed estrazione il maestro russo non manca di stupire tratteggiando un’esecuzione tutt’altro che prevedibile, in cui ogni dettaglio è livellato con la maestria di chi vive realmente la musica ed è capace di estrapolarne un messaggio in continuo rinnovamento. La scelta dei tempi è oculatissima e non si cura minimamente di certe trite e ritrite tradizioni esecutive -rischio non di poco conto per chi si accosta a pagine divenute ormai immortali- portando loro una freschezza nuova che non può che coinvolgere l’ascoltatore in maniera totalizzante. L’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo porta a termine una prova ragguardevole. I fiati risolvono con estrema precisione le incombenze ritmiche non indifferenti della pagina stravinskiana, mentre gli archi si mostrano capaci di un’unità di suono e di legato meravigliosa in Ljadov e Čajkovskij. Indiscutibile successo di pubblico premiato da Temirkanov con due chicche che vanno a confermare indiscutibilmente l’eclettismo del suo genio musicale: Salut d’Amour di Edward Elgar e il celebre Tango di Isaac Albeniz. Foto Brenzoni