“L’opera in 90 minuti” a Torino: “La traviata”

Torino, Educatorio della Provvidenza – Auditorium Orpheus
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal romanzo “La dame aux camélias” di Alexandre  Dumas figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta EUGENIA BRAYNOVA
Afredo DARIO PROLA
Germont LORENZO BATTAGION
Pianoforte Achille Lampo
elezione dall’opera. Atto I: Preludio; «Libiamo ne’ lieti calici» (Violetta e Alfredo); «Oh qual pallor … Un dì felice, eterea» (Violetta e Alfredo); «È strano … Ah, fors’è lui che l’anima … Sempre libera degg’io» (Violetta) – Atto II: «Lunge da lei … De’ miei bollenti spiriti … O mio rimorso! O infamia!» (Alfredo); «Madamigella Valéry? … Dite alla giovine … Morrò, la mia memoria» (Violetta e Germont); «Che fai … Amami Alfredo» (Violetta e Alfredo); «Mio figlio! … Di Provenza il mar, il suol … No, non udrai rimproveri» (Germont) – Atto III: Preludio; «Addio del passato» (Violetta); «Amato Alfredo! o gioia! … Parigi, o cara … Gran Dio! morir sì giovane» (Violetta e Alfredo); «Prendi, quest’è l’immagine» (Violetta, Alfredo, Germont)
Torino, 29 settembre 2014

La formula dell’“Opera in 90 minuti” è una felice titolazione che anni fa Walter Baldasso aveva ideato e praticato per proporre un concentrato, un distillato di essenze prelibate, tratte appunto dai più celebri titoli del repertorio operistico: una serata agile, con gli interpreti dei personaggi principali, l’accompagnamento pianistico, e – di pari importanza – un pubblico preparato, appassionato di teatro musicale come quello dell’Auditorium Orpheus dell’Educatorio della Provvidenza di Torino. A curare la rassegna delle “Aurore musicali” (Lezioni-concerto per capire e amare la musica) è ora Marco Leo, che sa continuare l’opera di Baldasso con competenza ed entusiasmo. Se il titolo prescelto per la riduzione è poi La traviata, l’ascoltatore riesce ad apprezzare l’inclusione di tutte le scene principali (fatta ovvia eccezione per la seconda parte del II atto, in cui interviene il coro).
Eugenia Braynova è un soprano lirico dal bel timbro, capace di sostenere la parte di Violetta e le sue asperità drammatiche. La voce vibra di un certo numero di armonici, anche se si opacizza leggermente in alcuni passaggi di agilità; viceversa, negli acuti la sicurezza è totale (buono il mi bemolle sopracuto del finale I), e la prestazione migliora nel corso dei tre atti, perché sempre più l’interprete si identifica con il personaggio e con il dramma. Nel complesso la Braynova tratteggia una Violetta agguerrita e fatale, ben determinata, quando non aggressiva. Dario Prola ha voce integra e fresca, dotata di apprezzabile musicalità. Come la sua collega soprano, anche il tenore può vantare un’emissione corretta e sicura, soprattutto nel registro acuto. A inizio di ogni scena è addirittura sfolgorante, generosissimo nelle messe di voce e negli acuti (forse anche troppo, considerata la piccolezza dell’Auditorium Orpheus; comunque il do della cabaletta di inizio del II atto è più che buono). Nella cura del fraseggio, invece, è un peccato che Prola eviti di rifinire le clausole delle frasi (eppure dimostra abilità nel legato: le battute iniziali di «Parigi, o cara» sono molto belle).
Lorenzo Battagion è un baritono vocalmente elegante, dalla cavata corposa e ben sostenuta: si conferma quell’ottimo professionista già ascoltato in altre occasioni. Certamente sa cantare in piano e in pianissimo (perfetto, per esempio, l’attacco di «Pura siccome un angelo»), anche se tende a stancarsi presto, e allora nell’intensità della voce emerge qualche piccola screpolatura.
Ma, in somma delle somme, si tratta di inezie: con il prosieguo dello studio, tutti e tre sapranno soltanto migliorare; e l’augurio è di sentirli prestissimo in teatro, al cimento con partiture complete di melodrammi. Già al momento la performance propriamente musicale è più che impegnativa, anche in ragione del vigore e dei marcati volumi sonori con cui Achille Lampo accompagna i cantanti al pianoforte (va detto, sempre con appropriato senso teatrale). Il pubblico dell’Orpheus gradisce moltissimo tutti i numeri, applaudendo cantanti e pianista, nonché il direttore artistico. Al termine, numerose chiamate alla ribalta attestano il caloroso successo della serata. Il momento più convincente è probabilmente il duetto tra soprano e baritono, nel II atto, sia per la bravura degli interpreti, sia per la straordinaria drammaturgia con cui Verdi ha saputo caratterizzarlo. A voler indicare, da ultimo, quali siano i migliori brani solistici, si dirà senza esitazione (e senza sorprese): il commovente «Addio del passato» della Braynova; l’impetuosa «De’ miei bollenti spiriti» di Prola; il signorile «Di Provenza il mar, il suol» di Battagion. Sorga presto la prossima “Aurora musicale”! Fotografie di Antonio Granisso