Teatro Regio di Parma: “La forza del destino”

Parma, Teatro Regio, Festival Verdi 2014
“LA FORZA DEL DESTINO”
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Don Alvaro o la fuerza del sino di Angel Perez de Saavedra.
Musica di Giuseppe Verdi
Il marchese di Calatrava SIMON LIM
Donna Leonora VIRGINIA TOLA
Don Carlo di Vargas LUCA SALSI
Don Alvaro ROBERTO ARONICA
Preziosilla CHIARA AMARÙ
Il Padre guardiano MICHELE PERTUSI
Fra Melitone ROBERETO DE CANDIA
Curra RAFFAELLA LUPINACCI
Mastro Trabuco ANDREA GIOVANNINI
Un alcade DANIELE CUSARI
Un chirurgo GIANLUCA MONTI

Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini”
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Jader Bignamini
Maestro del Coro Salvo Sgrò
Regia, scene, costumi, coreografia e luci Stefano Poda
Alestimento del Teatro Regio di Parma
Parma, 19 ottobre 2014
forza del destino 5 Parma 2014La forza del destino non è solo un assurdo melodrammone. È un affresco desolante di un’umanità senza possibilità di redenzione. Quanto di più vicino al Re Lear Verdi arrivò a comporre. Invano l’amore di Alvaro e Leonora cerca di opporsi al razzismo (Alvaro è infatti meticcio) e alla violenza che invade tutto. Il tipico triangolo “soprano che vuole andare a letto con un tenore ma un baritono non vuole” è immerso in uno scenario apocalittico di morte e distruzione. I personaggi “secondari” hanno un grande spazio ed offrono possibili soluzioni esistenziali. Da un lato l’impegno umanitario di Melitone, che maltratta i poveri che fanno figli a ripetizione pur non avendo di che sfamarli ma si reca ogni giorno a dar loro da mangiare, ricevendone in cambio solo ingratitudine. Dall’altro c’è il nichilismo dadaista di Preziosilla, che come un futurista inneggia alla guerra. C’è poi la religione del Padre Guardiano, che invita a prostrarsi davanti a Dio. L’esito logico non può che essere il suicidio ed è molto spiacevole che Verdi abbia pensato di cambiare il finale. Nella prima versione di San Pietroburgo del 1862 l’opera terminava – come il dramma dalla quale è tratta – con il suicidio di Alvaro, le cui ultime inequivocabili parole erano “Pera la razza umana!”. Nella seconda versione il finale è più blando e ambiguo: don Alvaro resta in vita e sembra accettare rassegnato il suo destino. La prima versione dovrebbe avere una maggiore circolazione.
Nessuno di questi valori umani, esistenziali, psicologici è emerso dalla messinscena di Stefano Poda, creata per Parma nelforza del destino 7 Parma 2014 2011. Questo scenografo-coreografo-regista è in sostanza l’ennesima riedizione di Pier Luigi Pizzi e Pier’Alli: il tipico regista italiano “estetizzante” che si disinteressa totalmente del dramma e pensa solo a come illuminare le scenografie (di un gusto minimal-kitsch che sarebbe appropriato per un centro benessere), ad aggiungere balletti decorativi privi di una ragione drammatica in un qualche lato della scena, a far muovere in sincrono il coro e a congelare cantanti e mimi in enfatiche pose plastiche reminiscenti di Francesca Bertini. Come la diva del muto usava abbarbicarsi alle tende, tutti i personaggi di questa Forza sembrano prima di ogni altra cosa innamorati delle superfici delle pareti e hanno la forte tendenza a spalmarvicisi sopra come gechi. Gli spettatori che giovedì 16 hanno assistito all’opera in forma di concerto a causa di uno sciopero della CGIL non si dolgano troppo: non si sono persi nulla. Anche con scene e costumi e danzatori questa messinscena resta sempre un concerto oratoriale privo di teatro.
Virginia Tola - forza del destino 4 Parma 2014Un vero peccato perché la compagnia di canto era eccellente: Virginia Tola (Leonora) ha una bella voce da lirico spinto, ottima pronuncia, un bel registro di petto ottimamente saldato ai centri e una grande escursione dinamica, con pianissimi di grande bellezza. Forse le si possono rimproverare un vibrato un po’ largo (ma naturale) e acuti leggermente “aperti”. Nulla giustifica però gli isolati “buu” che, se le mie orecchie non mi ingannano, si sono uditi al termine della rappresentazione, che hanno il sapore della solita cabala organizzata, soprattutto dal momento che durante lo spettacolo l’approvazione del pubblico era stata molto convinta (specie dopo “Pace, mio Dio). Roberto Aronica (Alvaro) è uno dei migliori tenori verdiani in circolazione (il che purtroppo non è forse un grandissimo complimento). La gola sembra sempre lì lì per chiudersi (eRoberto Aronica - forza del destino 3 Parma 2014 sporadicamente lo fa), ma i mezzi sono notevoli e usati con intelligenza musicale e drammatica. Pur con un livello discontinuo Aronica convince sempre, sia nei momenti più irruenti che in quelli più introspettivi di questo personaggio psicologicamente e vocalmente molto complesso. Efficaci ad esempio le mezze voci un po’ sbiancate delle ultime volontà di Alvaro ferito (“Solenne in quest’ora”). Luca Salsi (Carlo) conferma ancora una volta le sue credenziali verdiane: bella voce scura dagli ottimi acuti (un po’ latitante sulle note gravi, a voler proprio cavillare). In un’altra regia avrebbe probabilmente potuto avere la possibilità di approfondire un po’ il suo personaggio, un po’ difficile da centrare e rendere credibile nella sua dissennata foga sanguinaria. Luca Salsi - forza del destino 1 Parma 2014La medesima osservazione si può fare per Chiara Amarù, non aiutata dalla regia a trovare una chiave per il personaggio anch’esso piuttosto borderline di Preziosilla. In assenza di una regia, la sua voce estesa e naturale, il suo bel timbro naturalmente simpatico, la sua musicalità di belcantista fanno emergere un personaggio adorabile e godibilissimo, che però forse cozza un po’ col libretto. Totalmente centrato invece il Melitone di Roberto De Candia anche in un allestimento del genere, che lo priva persino della pentola di minestra, chiaro simbolo del suo impegno sociale reale e non solo idealistico come quello di “padre Raffaele”. Con una voce sonora dai gravi agli acuti De Candia è il Melitone perfetto: umanissimo, simpatico e scontroso al tempo stesso, senza mai scadere nella macchietta eRoberto De Candia, Michele Pertusi - forza del destino 2 Parma 2014 senza mai fare sconti sulla precisione musicale. Ineccepibile anche il granitico ma compassionevole Padre Guardiano di Michele Pertusi. Buoni anche il Marchese di Calatrava di Simon Lim e la Curra di Raffaella Lupinacci. Una particolare menzione al Trabuco di Andrea Giovannini, che caratterizza questo personaggio odioso con una voce chiara e sonora. Sul podio Jader Bignamini si fa apprezzare soprattutto per il rispetto delle voci, anche quelle non immediatamente “verdiane” quale quella dell’Amarù. È l’opposto di quanto avevo osservato per la Tosca a Reggio Emilia, complice anche la differente acustica del teatro e la differente orchestrazione di Verdi, molto più scabra. Contrariamente a quello che si puà pensare da alcune pagine La forza del destino è un’opera anche di grandi silenzi e di accompagnamenti quasi cameristici, a sottolineare la desolazione imperante.Nel complesso, un grande cast azzoppato dalla solita regia decorativa finto-moderna. Foto Roberto Ricci