Venezia, Festival Romanticismo tra guerra e pace:”Au pays où se fait la guerre”

Palazzetto Bru Zane, Centre de musique romantique française. Scuola Grande San Giovanni Evangelista, Festival “Romanticismo tra guerra e pace”
“AU PAYS OÙ SE FAIT LA GUERRE”
Mezzosoprano Isabelle Druet
Quatuor Giardini:
Pianoforte David Violi
Violino Pascal Monlong
Viola Caroline Donin
Violoncello Pauline Buet
Mélodies e arie da operette trascritte da Alexandre Dratwicki
La partenza
Mel Bonis: Quatuor avec piano n° 1 op. 69: Finale. Allegro ma non troppo
Jacques Offenbach:”La Grande Duchesse de Gérolstein”: « Ah ! Que j’aime les militaires »
Cécile Chaminade: Exil
Jacques Offenbach:” La Grande Duchesse de Gérolstein”: Couplets du sabre
Al fronte
Gabriel Fauré: Quatuor avec piano op. 45: Allegro molto
Gaetano Donizetti: “La Fille du régiment”: « Pour une femme de mon rang »
Benjamin Godard: Les Larmes
Henri Duparc: Au pays où se fait la guerre
La morte
Gabriel Fauré:Quatuor avec piano op. 15: Adagio
Claude Debussy: Cinq Poèmes de Charles Baudelaire: Recueillement
Henri Duparc: Élégie
Jacques Offenbach:”La Vie parisienne”: « Je suis veuve d’un colonel »
In Paradiso
Théodore Dubois: Petits Rêves d’enfants No 1
Nadia Boulanger: Élégie
Théodore Dubois: Chansons de Marjolie: En Paradis
Reynaldo Hahn: Quatuor avec piano: Andante
Mélodies e arie da operette trascritte da Alexandre Dratwicki
Produzione Palazzetto Bru Zane
Venezia, 28 settembre 2014

Secondo appuntamento del Festival “Romanticismo tra guerra e pace”, che si sta svolgendo, per iniziativa del Centre de musique romantique française, dal 27 settembre – per concludersi l’11 dicembre – a Venezia, divenuta da qualche anno in qua il centro propulsore di iniziative, studi, concerti (che spaziano dal repertorio da camera, a quello sinfonico ed operistico), con lo scopo di presentare autori, tematiche, aspetti poco indagati, relativi alla musica francese soprattutto dell’Ottocento e del primo Novecento. Questa volta, data l’importanza dell’evento, la sede era l’elegante Sala capitolare, ornata di marmi policromi e imponenti dipinti, della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, che si è riempita completamente di pubblico. In effetti il concerto presentava più di qualche motivo di interesse: innanzitutto la tematica d’attualità nell’anno del Centenario della Grande guerra, che si incentra su quattro momenti significativi della tragica esperienza di un soldato (La partenza, Al fronte, La morte, In paradiso); poi la scelta di inserire, tra Mélodies e arie da operette, alcuni brani strumentali da camera, che costituissero altrettante meditazioni su un argomento tanto coinvolgente; inoltre l’affrontare l’argomento da due punti di vista, quello realistico del soldato o della sua famiglia di fronte all’orrore della guerra e quello mistificante – più che comico, si potrebbe definire, grottesco – dell’operetta, apparentemente scanzonata, in realtà alquanto corrosiva verso gli alti gradi militari e le teste coronate; infine la riscoperta di una pratica tanto in voga nel passato, quella delle trascrizioni – magistralmente realizzate per l’occasione da Alexandre Dratwicki –, che all’epoca, lungi dall’essere considerate qualcosa di fuorviante rispetto all’originale, ebbero il merito di divulgare, prolungandone la notorietà, tante composizioni in luoghi come salotti, chiese, cortili e quant’altro.
Convincente e per questo gradita alla platea la prestazione del mezzosoprano Isabelle Druet, che ha affrontato con duttilità di mezzi vocali un repertorio dai caratteri alquanto contrastanti. Volutamente enfatica nei due brani da La Grande Duchesse de Gérolstein, sapendo essere, in particolare, briosa nel ritornello di “Ah ! Que j’aime les militaires” e trascinante nei Couplets du sabre, brandendo una spada da Guerre stellari, complice l’ottima trascrizione evocante l’orchestra e gli squilli di tromba; spigliata nel canto sillabato che caratterizza in parte “Pour une femme de mon rang”da La Fille du régiment di Donizetti come ad esprimere l’ironia, per certi versi raggelante, di “Je suis veuve d’un colonel” dall’offenbachiana Vie parisienne. Buon controllo di voce, fraseggio espressivo, ricchezza di sfumature hanno caratterizzato la sua interpretazione delle Mélodie di carattere serio, cariche di languida mestizia: “Exil” di Cécile Chaminade, “Élegie” di Henri Duparc, dalla melodia in entrambe perfettamente aderente al ritmo della parola; “Élegie” di Nadia Boulanger, interessante sul piano timbrico ed armonico analogamente a “Recueillement” di Claude Debussy; “Les Larmes” di Benjamin Godard, dove un intenso pathos percorre la più animata sezione centrale; infine “En Paradis” di Théodore Dubois dalle sonorità notturne.
Impeccabile, a dir poco, il giovanissimo Quatuor Giardini, che ha sempre trovato, nell’esecuzione dei vari brani in programma, il giusto accento, segnalandosi ovviamente in quelli puramente strumentali: il Finale. Allegro ma non troppo dal Quatuor avec piano n. 1 op. 69 di Mel Bonis, percorso da un’aura tardo romantica, che lascia intravedere l’influenza di Franck e Fauré, l’Allegro molto dal Quatuor avec piano op. 45 di Gabriel Fauré dalla tonalità sospesa, dove si è imposto il pianoforte di David Violi; l’Adagio dal Quatuor avec piano op. 15 ancora di Fauré, dove è emerso il perfetto insieme, oltre ai singoli strumenti (particolarmente espressivo il pianoforte, che ha un ruolo da protagonista, così come il violino, che ha rivelato grande cantabilità, sorretto dalla viola, e il violoncello dalle sonorità spesso gravi); l’Andante dal Quatuor avec piano di Reynaldo Hahn, un movimento cupo e alquanto lugubre, che ha rivelato una volta di più la coerenza interpretativa e l’affiatamento del quartetto. Successo calorosissimo. Due bis: “L’heure exquise” da Les chansons grises di Hahn e la seconda strofa di “Ah! Que j’aime les militaires”. Foto Michele Crosera