Venezia, Palazzetto Bru Zane: Duo Contraste

Palazzetto Bru Zane, Festival Romanticismo tra Guerra E Pace (27 settembre-11 dicembre 2014)
“CLAIRIÈRES DANS LE CIEL”
Duo Contraste
Tenore Cyrille Dubois
Pianoforte Tristan Raës
Guy Ropartz: “Quatre Odelettes” (texte d’Henri de Régnier)
Pierre Vellones: “Lettre du front” (texte de Marcel Manchez)
Jacques de La Presle: “Chanson de la rose” (texte de M. A. Robert) – La Branche d’acacia (texte de Jean Richepin) – Heureux ceux qui sont morts (texte de Charles Péguy)
Louis Vierne: “Le Glas” op. 39 pour piano seul
Lili Boulanger: “Clairières dans le cie” (texte de Francis Jammes)
Venezia, giovedì 27 novembre

Ultimi appuntamenti del Festival “Romanticismo tra guerra e pace”, ormai in dirittura d’arrivo, presso il Palazzetto Bru Zane a Venezia; una rassegna che ha consentito al pubblico di conoscere ed apprezzare opere e autori, non proprio di repertorio, in molti casi accomunati dal tema della guerra, vista non solo come evento legato ad un determinato periodo storico (la guerra franco-prussiana o il primo conflitto mondiale), ma anche come una delle manifestazioni del male, che in varie forme è da sempre nella storia umana, individuale e collettiva, e su cui da sempre l’uomo dolorosamente riflette. È ricorso per questo evento un nome ormai noto al pubblico, che assiduamente affolla gli suggestivi spazi del palazzetto veneziano: quello di Lili Boulanger, una musicista dalle doti straordinarie quanto una precoce vittima dell’invidia del destino, assurta quasi a simbolo di uno dei temi portanti di questa rassegna, vale a dire quello della morte, che – continuamente in agguato – ghermisce nel fiore degli anni, in guerra come in pace, le creature più innocenti e indifese, coloro che l’ingiustamente obliato poeta e filosofo belga Maurice Maeterlinck (l’autore, per intendersi, del Pelléas et Mélisande, messo poi in musica da Debussy) chiama, nel suo Trésor des Humbles, “Les Avertis”.
Questo era, si può dire, anche il tema della serata, di cui stiamo per occuparci, seppur collegato al suo immancabile alter ego, almeno in ambito romantico e decadente: quello dell’amore infelice, che, tra l’altro, percorre le 24 poesie della sezione Tristesses, all’interno della raccolta di Francis Jammes, Clairières dans le ciel, composta tra il 1902 e il 1905, che ha offerto il titolo al concerto. Tristesses colpì talmente la ventenne Lili Boulanger, che, dopo aver scelto 13 liriche, diede subito inizio alla composizione, proseguendola a Villa Medici (dove si trovava come concorrente al Prix de Rome, di cui sarebbe risultata vincitrice), per terminarla a Parigi nel 1914, una volta lasciata l’Italia in seguito allo scoppio della Grande Guerra. Intorno al fatidico 1914 sono state composte anche le altre composizioni del ricco programma del concerto, apertosi con “Quatre Odelettes” di Guy di Ropartz, da Jeux rustiques et divins di Henri de Régnier, un poeta simbolista ammiratore di Mallarmé e non a caso uno degli abituali frequentatori dei suoi famosi “martedì”. Di eccezionale livello l’interpretazione di questo come degli altri titoli in programma da parte del tenore Cyrille Dubois, validamente accompagnato al pianoforte da Tristan Raës, con cui – dopo la vittoria conseguita insieme, nel 2009, al Concours in ternational de Chant-Piano “Nadia et Lili Boulanger” – ha instaurato un rapporto di sodalizio artistico, dando vita al “Duo Contraste”, che si è ormai meritato – a dispetto della giovane età dei suoi componenti – un posto di primo piano nel panorama internazionale, soprattutto per quanto concerne il repertorio liederistico non solo francese. Attualmente Dubois e Raës stanno preparando la loro prima incisione, dedicata proprio ai musicisti francesi della Grande Guerra, con il sostegno del Palazzetto Bru Zane.
Dotato di una voce robusta e potente dal bel timbro perlaceo, ma nello stesso tempo capace di sfumature delicate, a mettere in valore ogni particolare del testo poetico, il talentuoso tenore francese ha saputo esprimere con estrema sensibilità, assoluto controllo della voce, fraseggio assolutamente nitido le varie situazioni emotive, che si colgono in queste “Quatre Odelettes”, influenzate dal punto di vista musicale da Debussy: l’atmosfera autunnale in “Si tu disais”…(“Voici l’Automne qui vient et marche/Doucement sur les feuilles sèches), percorsa tuttavia da oscuri presagi (“Écoute le heurt de la hache/Qui, d’arbre en arbre, dans la forêt/Sape et s’ébrèche”), oppure l’enfasi della passione amorosa in “Chante si doucement”..(“Ton pas sur le seuil de ma porte/C’est la Vie et toute la Vie/Qui entre et marche dans ma vie,/Sandale souple ou talon lourd,/Douce ou farouche,/Et le baiser nu de sa bouche/Est tout l’Amour”), così come in “Je n’ai rien que trois feuilles d’or”… la rassegnazione dell’uomo, che ha misteriosamente ricevuto soltanto tre foglie d’oro che “tremblèrent au noir vent des destinées” e “sentent la gloire et la mort”.
Pari sensibilità e varietà espressiva si sono apprezzate nelle mélodies successive: “la Lettre du front” di Pierre Vellones (pseudonino di Pierre Édouard Léon Rousseau), su testo di Marcel Manchez, dallo stile più tradizionale, composta sul fronte della Champagne nel febbraio 1916 tra violenti combattimenti, che esprime lo scoramento del soldato, “rêvant/Des choses mortes”, nel rimpianto dell’amata e dei suoi “aveux de câline enfant”; “La Branche d’acacia” (1916) su testo di Jean Richepin e “Chanson de la rose” (1917) su testo di M. A. Robert, composte anch’esse in piena guerra da Jacques de La Presle, traboccanti di visioni idilliache e sentimenti amorosi, ad esorcizzare l’orrore delle trincee; Heureux ceux qui sont morts sempre di La Presle, su un testo di Charles Péguy, apparsa nel 1920 e dedicata alla memoria dello stesso Péguy, morto al fronte il 5 settembre 1914, che termina con la trionfale celebrazione di coloro che “sont retournés/Dans la première argile et la première terre”; infine il ciclo di Lili Boulanger “Clairières dans le ciel”, che musicalmente si riallaccia all’impressionismo di Debussy, ma contiene altresì qualche riferimento wagneriano, più precisamente il “Motivo del desiderio” dal Tristano, che compare in Si tout ceci n’est qu’un pauvre rêve e in Demain fera un an, la mélodie più lunga a conclusione del ciclo, in cui le campane di Pasqua lanciano rintocchi decisamente funebri, chiusa da una terribile constatazione (“Plus rien. Je n’ai plus rien qui me soutienne”).
Un rintocco funebre risuona ostinatamente anche in “Le Glas” di Louis Vierne, un pezzo per pianoforte solo, dedicato alla memoria dell’amico Alphonse Franc, morto al fronte nel 1916, interpretato con lugubre enfasi ed eccellente padronanza tecnica da Tristan Raës, subito prima di Clarières dans le ciel. Grande successo, suggellato da due preziosi bis, entrambi per canto e pianoforte: “Aux gonces qui se débinent” di Vellones e “Soupir” di Henri Duparc.